
Le famiglie italiane stanno vivendo la piu’ grande e profonda crisi economica dal dopoguerra. Questo comporta inevitabilmente effetti drammatici sui consumi. Si prospetta così un nuovo modello di consumo che prevede il taglio degli sprechi, la rinuncia al superfluo. Le famiglie inseguono il risparmio con strategie mirate: l’80% delle famiglie ha infatti modificato nell’ultimo anno le abitudini di acquisto. Nel primo semestre 2013 le vendite alimentari calano dell’1,8%. La ricerca dei prodotti alimentari scontati è uno dei principali driver delle scelte delle famiglie (nel 2013 la quota degli acquisti di promozione è pari al 28%, rispetto al 18% del 2012). E’ quanto emerge dallo ricerca realizzata da Nomisma per Pentapolis che analizza l’evoluzione degli acquisti delle famiglie italiani negli ultimi 2-3 anni. L’indagine Nomisma indica che per i prodotti alimentari molti italiani hanno ridotto, rispetto a 2-3 anni fa, anche le quantità acquistate. I dati Istat e Nielsen confermano che gli italiani comprano esclusivamente lo stretto necessario (68,7% delle famiglie), acquistano poco alla volta e vanno piu’ spesso a fare la spesa (50,7%), comprano meno cose in generale (41,5%). Altro dato rilevante e’ la fortissima attenzione al prezzo: le famiglie acquistano solo prodotti alimentari in promozione (43,3% ), prima di recarsi in un punto vendita verificano i volantini degli sconti e poi fanno la spesa in tanti punti vendita diversi per comprare solo le offerte (34,8%), comprano marche che costano meno (31,3%) , vanno al discount (22%). ”Nell’esercizio di recuperare potere di acquisto le famiglie mettono in campo anche comportamenti piu’ sostenibili: sprecano di meno e buttano via meno cibo nella spazzatura (61,5%), realizzano in casa cose che prima si compravano al supermercato come ad esempio pane, torte, pizza, marmellata (30,6%), comprano direttamente dal produttore preferendo la filiera corta (7,6%). Aumenta quindi la sensibilita’ rispetto ai consumi verdi: riduzione dei prodotti monouso (58%), scelta di prodotti alimentari locali (62%)” conclude Silvia Zucconi (Coordinatore Area Agricoltura e industria alimentare Nomisma).