Da farmaci a diagnostica, accesso a SSN sempre più difficile

Liste di attesa, ticket e accesso alle prestazioni sempre più difficile. E’ questa l’immagine del nostro Servizio Sanitario Nazionale così come emerge dal XVI Rapporto PiT Salute del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva, presentato a Roma al Ministero della Salute. ”Meno sanità per tutti, la riforma strisciante” è il titolo del Rapporto, che dopo anni in cui gli errori medici rappresentavano il problema più sentito dalle persone, quest’anno vede appunto come prima voce quella dell’Accesso alle prestazioni sanitarie (18,4% del totale delle 27.491 segnalazioni del 2012). Circa il 12% delle segnalazioni giunte al PiT Salute, nel corso del 2012, riguarda i costi a carico dei cittadini per accedere ad alcune prestazioni sanitarie. La situazione economica ha assunto nel nostro paese una gravità particolare a causa della mancata individuazione di misure di rilancio e di spinte all’innovazione e alla crescita. Se ieri il cittadino si rassegnava alla necessità di pagare per sopperire a un servizio carente, sospeso o intempestivo, oggi vi rinuncia. ”La fotografia che emerge evidenzia che il Servizio Sanitario Nazionale pubblico, universale, equo e solidale, cosi’ come lo abbiamo sempre conosciuto, oggi purtroppo e’ un lontano ricordo”, ha commentato Tonino Aceti, coordinatore del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva e responsabile del Coordinamento nazionale delle Associazioni dei Malati Cronici. ”A chi dice che bisogna ripensare il concetto di universalismo (garantire tutto a tutti), rispondiamo che cio’ e’ gia’ stato realizzato nei fatti attraverso una riforma ”non formalizzata”, sulla quale ne’ i cittadini, ne’ gli operatori sanitari e tutti gli altri attori sono stati chiamati a dire la loro: praticamente una vera e propria riforma ”strisciante”, ha aggiunto Aceti. L’accesso ai farmaci appare l’ambito maggiormente gravoso in termini economici ed è stato segnalato dai cittadini nel 25,7% dei casi. Per quanto riguarda i farmaci in fascia A i cittadini sono costretti a pagare una differenza di prezzo maggiore tra il generico e il griffato. I pazienti, in particolare quelli affetti da patologia cronica e rara, devono pagare di tasca propria farmaci in fascia C, arrivando a spendere in media all’anno 1127 euro, o parafarmaci (1297 euro), nonostante siano per loro indispensabili e insostituibili, e ne debbano fare uso per tutta la vita. I costi per le prestazioni in intramoenia (24,4%) appaiono allo stesso modo eccessivi per i cittadini, costretti tuttavia a sostenerli per poter rispondere tempestivamente ai bisogni di cura che il servizio pubblico non e’ in grado di soddisfare. Il peso dei ticket sulla diagnostica e la specialistica (16,3%) e’ il terzo settore segnalato dai cittadini come eccessivamente gravoso dal punto di vista economico e sta diventando un vero e proprio ostacolo alle cure. Dalla fotografia scattata dal Censis in occasione del Welfare Day, infatti, oltre 9 milioni di italiani hanno denunciato che non possono accedere ad alcune prestazioni sanitarie di cui avevano bisogno per mancanza di soldi. Di questi piu’ di 2 milioni sono anziani, 5 milioni vivono in coppia con figli e 4 milioni risiedono nel Sud del Paese. Inoltre uno studio di Agenas mostra la diminuzione dell’8,5% delle prestazioni erogate a carico del Ssn: la diminuzione e’ distribuita su tutte le aree, ma piu’ marcata per gli esami di laboratorio. Nella fascia di popolazione che non ha esenzioni ne’ per reddito ne’ per patologie (che corrisponde alla meta’ circa di coloro che fanno ricorso alle prestazioni specialistiche), il dato ha raggiunto il 17,2%. Questo dato suggerisce che una parte di cittadini, visti i maggiori costi delle prestazioni del Ssn, ha deciso di non richiederle o di rinunciarvi del tutto o di acquistarle dalle strutture private (o in intramoenia). Se poi in una famiglia e’ presente un invalido o un anziano c’e’ davvero di che preoccuparsi: strutture residenziali dai costi esorbitanti (7,6%), per le quali i cittadini arrivano a pagare in media all’anno 13.946 euro. Gli assegni di cura eliminati o inesistenti e l’insufficiente assistenza domiciliare costringono le famiglie a rivolgersi a badanti privati, determinando un aggravio di costi notevole che arriva in media a circa 8.488 euro annui. Per quanto riguarda l’assistenza protesica ed integrativa (6,9%), i cittadini sono costretti a pagare in media fino a 944 euro annui per avere prodotti di qualita’ o in quantita’ accettabili.