
Dall’inizio della crisi solo nel settore delle costruzioni sono stati persi 360 mila posti di lavoro, un dramma che si consuma nel silenzio e che è paragonabile a 72 Ilva Taranto, 450 Alcoa o 277 Termini Imerese. Lo afferma l’Ance sottolineando il rischio sociale collegato all’andamento del settore che riguarda considerando anche i comparti collegati oltre mezzo milione di occupati. In sei anni, dal 2008 al 2013, il settore avrà perso circa il 30 per cento degli investimenti e si colloca sui livelli di attività più bassi degli ultimi 40 anni. Soffrono tutti i comparti: dalla produzione di nuove abitazioni che in sei anni avrà perso il 54,2 per cento all’edilizia non residenziale privata che segna una riduzione del 31,6 per cento, alle opere pubbliche che registrano un caduta del 42,9 per cento. La riqualificazione del patrimonio abitativo esistente è l’unico comparto che sembra mostrare una tenuta nei livelli produttivi (+12,6 per cento negli ultimi sei anni). Nel 2012 gli investimenti in costruzioni secondo l’Ance, registrano una flessione del 7,6 per cento in termini reali che risulta più sostenuta di quella rilevata nel 2011 (-5,3 per cento) e peggiorativa rispetto alla stima rilasciata nel giugno scorso (-6 per cento). Nel 2013 proseguirà la fase di caduta con una riduzione degli investimenti in costruzioni del 3,8 per cento in termini reali rispetto al 2012.