Monti invita al ‘relax’ per il 2013: No a timori post-voto

"Rilassatevi…", perchè chiunque vincerà le elezioni, dovrà comunque fare i conti con i vincoli imposti dall’Europa. E dunque, al voto di primavera si deve guardare "senza particolari attenzioni o timori". Mario Monti pronuncia la battuta in inglese, rivolto ai giornalisti austriaci ansiosi di sapere – durante la conferenza stampa con il canccelliere Faydmann – se l’Italia resterà anche dopo le elezioni sulla strada del rigore: "Please, relax…", dice con un sorriso.

E poi arriva la spiegazione: "Qualunque governo ci sarà in Italia, sarà un governo che come i governi degli altri Paesi europei dovrà muoversi all’interno delle regole e delle politiche decise nell’ambito della Ue, che impegnano i governi italiani di qualunque colore siano, così come impegnano i governi degli altri Paesi". La lista degli impegni europei è infatti lunga: Maastricht, il six pack, il fiscal compact, le raccomandazioni specifiche della Commissione. Magari anche il nuovo strumento di cui si sta ragionando in Europa, ovvero l’intesa che ogni singolo Stato potrà stipulare con la Commissione sulle riforme strutturali che intende adottare.

La strada intrapresa è ben segnata da quelli che in altre occasioni il Professore ha definito "guardrail" europei, e chiunque vincerà avrà dunque un cammino in gran parte già stabilito. Quindi, "relax", perchè il ‘montismo’ potrà continuare anche senza Monti. Anche Giorgio Napolitano ritiene "inevitabile e salutare tenere conto dell’esperienza del governo Monti", e il Professore può dunque raffreddare gli entusiasmi di chi lo vorrebbe ancora in campo: citando la preghiera di san Tommaso Moro, per dire che "non bisogna sentirsi indispensabili e io aggiungerei, in questo momento, che non bisogna che gli altri si facciano la strana idea che una persona sia indispensabile…".

Quello che per Monti è indispensabile è invece un "cambiamento radicale" del Paese, visto che a sorpresa il Professore si smarca dalla definizione di "moderato": in Italia "non c’è affatto bisogno di politiche moderate ma di politiche di cambiamento e di riforme radicali", di riforme struttrali che prima ancora di "porsi il problema della redistribuzione della ricchezza" mettano il Paese nelle condizioni di crearla. E queste riescono "meglio quando si supera in gran parte, non in tutto, la distinzione tra destra e sinistra".

Una distinzione che potrebbe essere superata anche nelle modifiche alla legge di stabilità. Al termine del giro di consultazioni con i segretari della ‘strana maggioranza’ (oggi è stato il turno di Pierluigi Bersani), da palazzo Chigi tracciano un bilancio positivo, e individuano un metodo che si ravvisa anche nelle parole del segretario Pd all’uscita dal colloquio, quel riferimento al "confronto con gli altri partiti". Perchè l’importante, spiegano dallo staff del premier, è che si evitino gli "emendamenti spot", che si perda "il senso complessivo" del provvedimento. L’idea è dunque quella di concordare un pacchetto complessivo di modifiche tra governo e maggioranza: "dialogheremo serenamente in Parlamento". Possibili dunque correzioni sulla scuola, "anche se dipende da Profumo", e magari di posticipare il taglio delle detrazioni: "Grilli da subito aveva aperto a questa possibilità". Quanto alla possibilità di rimettere in discussione la ‘partita di giro’ di Iva e Irpef, dal governo nicchiano, ma soprattutto tengono a ricordare che "l’aumento dell’Iva era previsto di due punti, e già da quest’anno, per una decisione delgoverno precedente". Dunque "già siamo riusciti a rinviarla nel tempo, e se anche dovesse aumentare di un punto sarebbe comunque la metà di quanto previsto originariamente".