La querelle sulle preferenze, l’ipotesi di una scissione pilotata del Pdl con conseguente creazione di una nuova ‘lista B.’. E, come se non bastasse, l’ennesimo capitolo della saga giudiziaria lombarda che consegna al carcere per voto di scambio Domenico Zambetti, ex assessore alla Casa della Giunta Formigoni. Ce n’era abbastanza, già soltanto a guardare il menù del ‘pranzo’, perché il vertice convocato a palazzo Grazioli da Silvio Berlusconi al suo rientro a Roma si trasformasse in un confronto "teso". Ed è esattamente questo il clima in cui l’incontro si sarebbe svolto per oltre due ore e mezza. Anche se per il Pdl quella di oggi è stata una giornata di riunioni continue. Con la testa, soprattutto, alla situazione della Lombardia e all’ultimatum leghista per un azzeramento della Giunta.
Bocche pressocché cucite al termine dell’incontro, con la sola eccezione di Maurizio Gasparri che non disdegna le telecamere. Va via la con faccia scura invece Ignazio La Russa che di solito si ‘concede’. A palazzo Grazioli, e a via dell’Umiltà poi, sarebbe andato in scena nuovamente lo scontro tra chi preme perché nella riforma della legge elettorale vengano inserite le preferenze (ossia gli ex An) e chi invece punta sui collegi. Berlusconi – viene riferito – sarebbe più propenso verso la seconda ipotesi, anche in considerazione degli scandali recentemente scoppiati.
Ma, come accade ormai da settimane, dietro lo scontro sulla legge elettorale si nasconde quello sul futuro del Pdl. Ancora una volta, su input del Cavaliere, si sarebbe ragionato sulla possibilità di una scissione pilotata, con conseguente federazione, che porterebbe alla nascita di un soggetto a destra da una parte e alla newCo voluta dal Cavaliere dall’altra. Molto, appunto, dipende dal sistema del voto perchè uno scenario del genere avrebbe senso di fronte a una legge che mantenga la logica della coalizione. Come è con il Porcellum.
Ma è stata l’escalation lombarda a rendere ancora più complicata la giornata, culminata con l’ultimatum della Lega: azzeramento o dimissioni. D’altra parte l’arresto di oggi ha riportato in auge i distinguo latenti nel Pdl milanese. Con Formigoni e l’area ciellina da una parte, Maurizio Lupi in posizione ‘intermedia’, Paolo Romani, Mario Mantovani e Maria Stella Gelmini dall’altra.
Come per il Lazio, anche per il Pirellone Berlusconi vede come fumo negli occhi l’ipotesi di una caduta del governo regionale. E questo, però, senza risparmiare critiche nei confronti del Governatore. "Quando io ero sotto attacco giudiziario – avrebbe confidato – lui rilasciava interviste in cui puntava il dito contro di me. Ora vuole che tutti stiano lì a difenderlo".
Detto questo, le sorti della Regione sono ovviamente legate agli obiettivi leghisti. La presa di posizione del Carroccio viene esplicitata a sera, al termine di una riunione, dal segretario lombardo Matteo Salvini. Al di là della posizione ufficiale, comunque, la strategia padana sarebbe quella di tenere in vita la legislatura ancora per qualche mese e poi, all’inizio dell’anno, dare lo scossone finale. Nella speranza di risalire, nel frattempo, nei sondaggi e, soprattutto, di arrivare più preparati al voto. A quel punto infatti sarà più chiaro il quadro a livello nazionale, anche sul fronte delle alleanze. E in più ci potrebbe essere il tempo necessario – viene spiegato – per preparare una candidatura targata Carroccio. Per domani, comunque, sarebbe in agenda un confronto tra Formigoni, Maroni e Alfano.
