Monti-bis: il premier prova a raffreddare gli entusiasmi

Mario Monti raffredda gli entusiasmi rispetto alla sua riconferma alla guida del governo nella prossima legislatura. ‘Lasceremo il governo ad altri nei prossimi mesi’, ha detto ieri al Forum della Cooperazione a Milano. Pochi giorni fa, a New York, aveva invece per la prima volta dato la propria disponibilità a un secondo mandato. Non indietreggiano dai loro propositi Pier Ferdinando Casini e Gianfranco Fini, che hanno lanciato l’idea di una Lista per l’Italia nelle prossime elezioni trovando l’interesse di Luca Cordero di Montezemolo e della sua associazione Italia futura. Le parole di Monti vengono valutate coerenti con quanto avrebbe sempre detto: disponibilità a tornare a guidare il governo ma a condizione che non ci sia una maggioranza politica in grado di fare da sola. Mentre il problema di un eventuale Monti-bis divide i partiti, da Palazzo Chigi si conferma che nel Consiglio dei ministri di giovedì il governo ha intenzione di approvare il decreto sui tagli dei costi della politica negli enti locali. Meno consiglieri e bilanci certificati per Regioni e Comuni, stretta sugli stipendi dei consiglieri. A vigilare sulle spese dei partiti, sia a livello locale che nazionale, sara’ la Corte dei Conti con poteri di controllo e sanzione. Dopo lo scandalo che ha coinvolto la Regione Lazio, il governo corre ai ripari per evitare che episodi del genere si ripetano. Alla base della manovra anti-sprechi ci sarà l’erogazione di fondi proporzionata al numero effettivo degli abitanti di ogni singola regione. Drastico taglio al numero dei consiglieri: ne salteranno almeno 300. Il decreto dovrebbe abolire pure i mono-gruppi costituiti da un solo consigliere che hanno beneficiato finora di ampi finanziamenti. Tutte le spese dei gruppi consiliari, oltre a quelle di Comuni e Province, dovranno essere certificate. Scatteranno tetti agli stipendi dei politici e anche a quelli dei manager delle società pubbliche di proprieta’ degli enti locali. Dovrebbero essere aboliti anche i vitalizi, sostituiti dal normale sistema pensionistico retributivo. Il governo starebbe lavorando inoltre a un disegno di legge costituzionale per modificare i poteri delle Regioni, considerati eccessivi. Pur potendo contare sul consenso della Conferenza delle Regioni presieduta da Vasco Errani, governatore dell’Emilia Romagna, l’intervento per decreto del governo appare come l’ennesimo episodio che conferma le difficoltà della politica ad autoriformarsi e il rivolgersi al governo Monti per tentare di recuperare credibilita’ nei confronti degli elettori. Il problema si riproporra’ sulla legge elettorale? Oggi riprende il confronto nella commissione Affari costituzionali del Senato, dove non si fa un passo avanti da mesi sul progetto di nuove norme elettorali. Fermi sulle posizioni di partenza, i partiti potrebbero finire per chiedere il soccorso del governo. Nei giorni scorsi, ad esempio, lo hanno gia’ fatto Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, senatori del Pd. Se l’esecutivo dovesse proporre una sua riforma elettorale, si riproporrebbe il tema della supplenza rispetto all’incapacita’ dei partiti di decidere e di trovare un accordo.
Altra questione insoluta e’ il disegno di legge anticorruzione fermo al Senato. ‘Sono fiducioso e ottimista anche perche’ cerchero’ di dare una accelerazione ai lavori in commissione. E’ una richiesta ormai unanime che viene dal Paese di dotarlo di una legge che dia anche una risposta immediata ed efficace ai fatti di corruttela’, ha detto ieri Renato Schifani, presidente del Senato. Ma in commissione Giustizia torna il rischio della paralisi. Il centrosinistra punta l’indice contro il centrodestra che avrebbe intenzione di presentare un emendamento definito ‘salva Ruby’ perche’ altererebbe i reati di concussione.
Il tema del Monti-bis fa discutere anche Pdl e Pd che vorrebbero il ritorno di un governo politico dopo le elezioni. Sabato si terra’ a Roma l’Assemblea nazionale del Pd che ha all’ordine del giorno il varo di nuove regole per le primarie. Le ipotesi della vigilia parlano di ventimila firme per candidarsi. La consegna di una tessera elettorale di ‘sostenitore del centrosinistra’ che da’ diritto a votare. Il doppio turno, nel caso nessuno sfidante ottenesse il 50% dei consensi.
Queste regole verranno messe ai voti, se l’Assemblea raggiungerà il numero legale dei partecipanti (sulla carta conta su oltre mille membri). Si dovrebbe votare pure la deroga allo Statuto che prevede l’ automatismo della candidatura a premier del segretario. In questo modo verrebbe legittimata tecnicamente la candidatura di Matteo Renzi e degli altri esponenti del Pd che confermeranno di volersi candidare alle primarie. Secondo le indiscrezioni, verrebbe pero’ proposto che ogni candidato del Pd alle primarie deve incassare almeno 300 firme tra i membri dell’Assemblea nazionale o il 3% di sottoscrizioni tra gli iscritti al Pd. Nella discussione del parlamentino del Pd potrebbero riversarsi le controversie sull’inutilità delle primarie. Non sono pochi nel gruppo dirigente a pensare alla soluzione del Monti-bis. Ipotesi che continua a non piacere al segretario Pier Luigi Bersani.