Vendola minaccia sfilarsi Primarie,Bersani frena corsa candidati

Le primarie già danno parecchio da fare a Pier Luigi Bersani, sono molti i dirigenti Pd che ne farebbero a meno, e certo non c’era bisogno di una ‘corsa alla candidatura’ di iscritti democratici. Per questo motivo il segretario ha oggi chiesto a Maurizio Migliavacca, suo braccio destro, di ricordare a tutti qualcosa che avrebbe dovuto essere ovvio: per correre alle primarie bisognerà raccogliere un certo numero di firme in assemblea, non basterà la voglia di essere un paio di mesi sotto i riflettori. Una precisazione arrivata dopo che persino Nichi Vendola ha minacciato di chiamarsi fuori, se le primarie dovessero diventare un "congresso del Pd".

Sarà l’assemblea nazionale del 6 ottobre, come ha chiarito Migliavacca, a fissare le "regole" che disciplinano la candidatura degli iscritti democratici. Regole ancora in lavorazione, ma che in buona sostanza consisteranno appunto in un certo numero di firme da raccogliere tra i delegati della stessa assemblea (per le primarie a sindaco serve un terzo delle firme dell’assemblea comunale). Peraltro, come ha chiarito Migliavacca, si stabilirà poi "insieme alla coalizione" le regole per le primarie: se fare o meno un albo, se votare in uno o due turni, e via dicendo. Peraltro, qualcuno aveva anche ipotizzato che il passo indietro di Vendola potesse essere una mossa per far convergere i voti su Bersani, visto l’appeal che alcuni sondaggi attribuiscono a Renzi. Ipotesi negata con forza dai vertici Pd e Sel.

Il fatto è che da qui alle primarie si chiarirà anche la partita della legge elettorale: Bersani ha assicurato che le primarie si farebbero anche con un sistema proporzionale, ma sono in molti – da Prodi a Veltroni – ad avergli già fatto notare che avrebbe poco senso. Anche oggi Parisi e Fioroni riprendono questa tesi.
Lo smarcamento di Vendola, allora, potrebbe anche essere letto in quest’ottica: se davvero Udc, Pdl e magari lo stesso Idv cominciassero a votare una legge proporzionale con premio al primo partito e non alla coalizione, l’alleanza con Sel rischierebbe davvero di saltare. Già adesso Vendola fatica ‘a sinistra’, come dimostra la scelta di raccogliere le firme per il referendum contro la riforma Fornero.

Se non ci fosse nemmeno un vincolo di coalizione, il leader di Sel potrebbe cambiare strategia e scegliere di correre ‘da solo’, a meno che non si riuscisse a mettere insieme un improbabile ‘listone’ Pd-Sel. E nel partito tanti tornerebbero a dire quello che dice oggi Parisi: "Fare primarie a candidato premier quando poi non si indicherà nessun premier e anzi proprio mentre si lavora perchè dal voto non esca alcun premier è paradossale".