SPENDING REVIEW: ELIMINAZIONE DEL CETO MEDIO

Sulla spending review in questi giorni sulla stampa italiana stiamo leggendo di tutto e di più.
In ispecie sui risparmi da ricavare dall’amministrazione centrale dello Stato, cioè sui Ministeri, giacché le Provincie rimarranno là e le Regioni potranno seguitare a non risparmiare affatto tenendosi tutti i dirigenti (e i dipendenti) che hanno. Nella Regione Sicilia esiste 1 dirigente ogni 5 dipendenti. Nella Polizia di Stato, Vigili del Fuoco e, in genere, tale rapporto è di 1 a 60.
Il numero dei parlamentari non subirà tagli e quelli che forse verranno, saranno di facciata: se si volesse fare sul serio, il Senato italiano dovrebbe avere 20 e non 315 senatori; basterebbe dimensionarlo sul modello degli Stati Uniti d’America. E, come è stato scritto da qualche giornalista senza peli sulla lingua, alcune Regioni sono un popolo.
Quanto si legge fa pensare che il nostro Governo versi in una incredibile confusione e , in ogni caso, non tenga conto di tutte le variabili in gioco. La prima variabile essendo quella che se si ammazza il ceto medio del Paese trasformandolo in una classe di poveri pensionati, esodati, cassintegrati e precari non si avrà più nessuno da tassare nel prossimo futuro con le conseguenze che possiamo immaginare in termini di servizi e diritti costituzionalmente garantiti.
Facciamo qualche esempio concreto.
Risparmio ricavato dalla chiusura delle amministrazioni nel periodo di Ferragosto e a Natale.
Bene, proprio nei periodi in cui in Italia si riversa la gran parte del turismo internazionale, che so, per vedere il Colosseo o gli Uffizi o magari anche Pompei.
Ma noi saremo chiusi perché il personale statale sarà messo in ferie d’ufficio. E dunque mancati introiti anche per i venditori di acque minerali a due euro l’una di fronte ai siti d’arte.
E se, per caso, arrivasse uno Tsunami, un terremoto, una nevicata, un’esondazione, bisognerà arrangiarsi in proprio con sale grosso, stivali, vanga e piccone, perché gli uffici di prefetture, comuni e protezione civile saranno chiusi. E chiusi saranno quelli del Ministero per i Beni e le attività culturali che è un Ministero davvero ininfluente giacché l’Italia non ha un patrimonio artistico rilevante.
No, non è così? Intendete che invece dello statale sarà la società privata a gestire in quei periodi gli uffici? Così assorbendo, gli esuberi dei dipendenti di Confindustria? Perfavore lo vorremmo sapere, saremo così perfettamente consapevoli della trasformazione dello Stato italiano in una grande azienda privata.
Quanto al taglio dei dipendenti pubblici centrali si potrebbe anche convenire sulla misura se servisse a salvaguardare e a creare lavoro per i giovani.
Se così non fosse, e forse non lo è, sarebbe semplicemente una misura per ridurre drasticamente stipendi e future pensioni in definitiva creando nuova povertà, giacché i nostri governanti non possono non sapere che su ognuna delle nostre famiglie di statali grava almeno un’altra famiglia di giovani che non trovano lavoro o che hanno lavori del tutto incerti e precari.
E tutto ciò viene detto, dibattuto, discusso e acconsentito come se nessuno sapesse che esistono da noi enormi patrimoni, pensionati da trentamila euro al mese e intere categorie di imprendibili evasori fiscali.
Senza parlare di altre categorie da sempre esonerate, da ogni Governo, da qualsivoglia taglio alle retribuzioni: le categorie di coloro che giudicano e mandano in galera i politici e di coloro che possono pubblicamente parlare e che facendo opinione possono rovinare la reputazione di molti facendo venire a coloro che giudicano l’uzzolo di indagare.
Ma noi italiani siamo brava gente, brava nel conservarci il diritto alla sopravvivenza, l’unico che hanno anche le bestie dal momento che gli altri, quelli costituzionali, quelli fondanti (lavoro, salute, istruzione tanto per citarne alcuni) sembrerebbero gravemente compromessi.
E dunque faremo ritornare nelle nostre case nonni, vedove e zitelle al posto delle badanti e degli immigrati stranieri che rispediremo nei loro paesi d’origine. Torneremo a sposarci con un occhio, due occhi, al borsellino, le donne e gli uomini piacenti rilanciando il mestiere più antico del mondo che sarà in tal modo sottratto alle diverse etnie che ora frequentano le nostre strade notturne. Così fra l’altro eviteremo di rimpinguare le casse dell’Inps con contribuzioni che non sappiamo a cosa mai servono dal momento che i soldi per pagare la pensione a tutti, ancorché accantonati, non ci sono.
Un consiglio da dare a Monti: in situazioni di emergenza in famiglia le decisioni le prendono in pochi. Non si fa un collettivo ogni volta.
Forse il nostro Presidente si dovrebbe chiudere in una stanza insonorizzata col solo Ragioniere Generale dello Stato che da buon economista dovrebbe poter vedere nella mappatura dei conti del Paese l’immagine numerica di tutti gli effetti che potrebbero scaturire, in effetto domino, da un taglio della spesa piuttosto che da un altro.
Il chiasso in questi casi non giova. Ma un buon contabile che abbia in pugno il bilancio dello Stato e lo sappia interpretare nelle sue ricadute economiche sulla carne della gente, sulle cosiddette risorse intangibili che riguardano la nostra forza lavoro gioverebbe davvero.
Eh sì che gioverebbe. Al di là di ogni lobby.

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