"Che il quadro politico sia più che incerto in questa fase, lo dimostra il dibattito sulla grande coalizione – scrive il Corsera -: invocata da Gianfranco Fini, ufficialmente negata dal Pdl (che però non la esclude per il dopo elezioni) e ufficialmente avversata dal Pd (ma con il sospetto che si tratti di posizione attendista). La proposta di Fini, che porta allo scoperto quanto molti pensano ma non dicono, ovvero il sì alla grande coalizione, ottiene risposte negative. Fabrizio Cicchitto parla di ‘ipotesi lunare’, perchè ‘come insegna la Germania, la grande coalizione viene resa possibile quando esiste un retroterra di valori comuni, che in Italia francamente non c’è. Rosy Bindi chiude la porta: ‘La fase emergenziale è destinata a concludersi con le elezioni. Noi siamo alternativi alla destra’. Sparano a palle incatenate, invece, i partiti contrari a Monti, che Grillo definisce ‘macellaio sociale’. Roberto Maroni dà 4 in pagella al premier. Ironizza l’Idv Felice Belisario: ‘Ieri era colpa dei sindacati, oggi di Squinzi, domani tocchera’ a Minosse, l’ondata di caldo che sta investendo l’Italia?’".
Il quotidiano di via Solferino si sofferma sulla posizione del Pd: "La frase del premier Mario Monti sull’incertezza politica del dopo-voto in Italia non ha turbato Pier Luigi Bersani piu’ di tanto. Il segretario del Partito democratico non l’ha interpretata (o non ha voluto interpretarla) come una riproposizione anche per il futuro dell’attuale grande coalizione, guidata magari dallo stesso presidente del Consiglio. (à) Percio’ il segretario del Pd non ha dubbi: ‘Tocca a noi ú ripete spesso e volentieri ú costruire un programma di governo per il 2013, con una maggioranza solida politicamente’. E’ una sfida difficile, il leader del Partito democratico non vuole nasconderlo, ma e’ anche una sfida che il Pd ‘dovra’ giocare in prima persona, mettendoci la faccia’. (à) Il leader del Partito democratico ha un programma anche per il domani, quando, e di questo e’ convinto, la politica tornera’ a farla da protagonista e il centrosinistra governera’ il Paese. Per questo motivo da qualche tempo in qua Bersani ha cominciato a delineare il futuro che verrà. E sarà un futuro di segno riformista in cui la coalizione che dopo le elezioni prenderà le redini della situazione lo farà ‘in continuità con il meglio del governo Monti, ma facendo anche cose nuove’".
La STAMPA analizza i movimenti del mondo cattolico: "La nuova ‘balena bianca’ vedrà davvero la luce o è destinata rimanere solo un sogno? Un appuntamento da tener d’occhio e’ il convegno che si terrà a Roma il 20 luglio, organizzato dalla Fondazione Pastore della CISL, dalla Fondazione De Gasperi di Franco Frattini, dalla Fondazione Liberal di Ferdinando Adornato e dalla rivista ‘Il Domani d’Italia’ del parlamentare PD Giuseppe Fioroni, insieme ad esponenti del Forum delle associazioni cristiane del mondo del lavoro e dell’UDC. ‘Non credo che ci sarà la nascita di un nuovo partito cattolico o la rinascita della DC – spiega a La Stampa il ministro Andrea Riccardi, fondatore della Comunita’ di Sant’Egidio e storico della Chiesa – vedo piuttosto la ‘condensazione’ dei cattolici in alcuni settori degli attuali schieramenti, nell’alleanza dei moderati ma anche nel centrosinistra. Questo comunque non significa essere irrilevanti’. (à) Il piu’ esposto per il nuovo partito e’ Carlo Costalli, presidente dell’Mcl, che pensa a una formazione ‘moderata e riformista, nell’ambito del Partito popolare europeo. Un movimento politico non confessionale, aperto, dove cattolici e laici possano collaborare e che abbia come bussola la dottrina sociale della Chiesa’. (à) Tiepida verso l’iniziativa e’ invece la posizione di Andrea Olivero, presidente delle ACLI, l’associazione che ha sempre visto i suoi ex leader impegnarsi nel centrosinistra. Tra i tiepidi c’e’ anche la Compagnia delle Opere guidata da Bernard Scholz. (à) Chi si e’ esposto di piu’ in favore del nuovo movimento politico, attende le mosse del leader dell’UDC Pierferdinando Casini, che boccia l’idea del partito cattolico (‘non l’ha fatto neanche De Gasperi’) ma ribadisce la necessita’ di un ‘risveglio dei cattolici in politica, nell’ambito di una sintesi tra credenti e non credenti’".
C’e’ poi la partita sulla legge elettorale.
Sempre LA STAMPA: "Tra i due maggiori partiti l’accordo risulta, al tempo medesimo, vicinissimo e lontanissimo.
Basterebbero tre soli passi, anzi tre passettini, per sostituire il ‘Porcellum’ con qualcosa di meno orrendo. Il problema e’ chi deve andare incontro a chi. (à) I nodi della discordia sono, per l’appunto, tre. Uno e’ il premio di maggioranza, che il Pd vorrebbe assegnare alla coalizione vincente, come e’ oggi, il Pdl al partito che arriva primo.
Facile capire il motivo: Bersani ha molti potenziali alleati, Alfano e Berlusconi invece sono rimasti da soli, con il premio alla coalizione avrebbero chiuso. L’altro nodo e’ la dimensione del premio. Il Pd lo preferirebbe cicciottello, pari al 15 per cento dei seggi; il Pdl non oltre il 10, meglio se il 5 per cento. Per le motivazioni, vale il discorso gia’ fatto. Infine c’e’ il nodo dell’assegnazione dei seggi. Migliavacca (lo sherpa di Bersani) propende per il sistema dei collegi, Verdini (inviato speciale di Alfano) vedrebbe meglio le preferenze, come nella Prima Repubblica".
