Via metà Province ma restano i piccoli ospedali, congelato per un anno l’aumento Iva mentre arriva una sforbiciata a 37 sedi di tribunale. Sono questi, in estrema sintesi, alcuni dei contenuti cruciali della spending review varata a notte fonda dal governo. A conclusione della seduta-fiume del consiglio dei ministri, il premier Mario Monti sottolinea che "non si tratta di tagli lineari". Il riassunto del SOLE 24 ORE. "Passi per la riduzione della spesa pubblica e l’eliminazione degli enti inutili ma per evitare l’aumento dell’Iva il Governo è costretto a rigiocare il ‘jolly’ del taglio alle agevolazioni fiscali. A prevederlo è il decreto sulla spending review esaminato fino a tarda notte dal Consiglio dei ministri che ‘congela’ fino al 30 giugno 2013 l’innalzamento di due punti delle aliquote del 10 e del 21% e limita a un solo punto il loro aumento a partire dal 2014. A meno che dal riordino delle uscite statali e dal giro di vite sui ‘regimi di esenzione, esclusione e favore fiscale>>, definite con la legge di stabilita’ per il 2013, non arrivino i 6,6 miliardi necessari a evitare dall’anno prossimo la stangata sui consumi. I cambiamenti del Dl destinato sin dal nome alla <<revisione della spesa pubblica, ad invarianza dei servizi ai cittadini’ non si esauriscono qui. Durante la maratona notturna di ieri a Palazzo Chigi sarebbe infatti saltata la stretta sui piccoli ospedali, la riduzione di 200 milioni del fondo di finanziamento (Ffo) degli atenei e la soppressione di alcuni enti minori. Quest’ultima misura sarebbe stata rimandata agli inizi di agosto o al massimo a settembre quando arrivera’ il provvedimento con le norme di carattere ordinamentale (soppressione di 61 Province, nascita di 10 Citta’ metropolitane, sfoltimento del 20% delle agenzie locali, riordino delle funzioni fondamentali dei Comuni con meno di 5mila abitanti). Un’altra novita’ di rilievo riguarda i pagamenti dei debiti della Pa. Oltre al piano di monitoraggio che gli uffici pubblici dovranno avviare nel triennio 2013-2015, arriva lo slittamento dal 28 giugno al 27 luglio per la presentazione dell’istanza da parte delle imprese per ottenere il pagamento in titoli di Stato previsto dal Dl liberalizzazioni di gennaio. Nel frattempo anche il fronte giustizia si sarebbe placato con l’ok dei ministri a una nuova versione del decreto legislativo che cancella 37 tribunalini, 38 procurine e 220 sezioni distaccate. Per il resto il provvedimento ricalca quello ampiamente anticipato nei giorni scorsi su questo giornale. A cominciare dal giro di vite sugli acquisti di beni e servizi previsto nel piano messo a punto dal commissario straordinario Enrico Bondi. Per realizzare economie di spesa, si spera consistenti, il decreto prevede la decadenza immediata di tutti i contratti di fornitura stipulati senza il ricorso al metodo adottato da Consip. Stesso discorso per le locazioni attraverso un abbattimento automatico (e immediato) del 15% di tutti i canoni di locazione con i privati. Corposa e’ anche la parte dell’articolato destinata al pubblico impiego. Dove spicca la riduzione, a partire dal 1° ottobre, del 10% di tutte le piante organiche che sale al 20% per i dirigenti. Per il personale in esubero si ricorrera’ alla ‘messa a disposizione’ (l’equivalente della mobilita’ per i lavoratori privati, ndr) per 24 mesi con uno stipendio pari all’80% di quello attuale. L’arco temporale potra’ essere raddoppiato e arrivare a 48 mesi per accompagnare alla pensione coloro che matureranno i requisiti previdenziali previsti prima dell’entrata in vigore della riforma Fornero. Senza dimenticare il taglio del 50% delle auto blu, l’adeguamento a 7 euro di tutti i ticket restaurant e il perdurare del turn over al 20% fino al 2015 quando si salira’ al 50 per cento.
L’anno successivo dovrebbe invece essere disposto lo sblocco delle assunzioni cosi’ come potrebbero tornare i concorsi per posti dirigenziali di prima fascia. Nonostante il rinvio delle disposizioni di carattere ordinamentale anche il comparto delle autonomie viene ampiamente toccato dal provvedimento varato ieri. In primis nella dotazione finanziaria a causa dei 7,2 miliardi di tagli in agenda per il biennio 2012-2013. Il sacrificio maggiore toccherà alle Regioni (3,2 miliardi tra ordinarie e speciali) che si vedranno diminuite le risorse ricevute a qualsiasi titolo dallo Stato. La piazza d’onore toccherà ai Comuni (2,5 miliardi) che precedono le Province (1,5 miliardi). Enti locali che vedono anche cambiare le regole per le assunzioni sulla base di specifici parametri di virtuosita’ affidati a un futuro Dpcm. Un accenno lo merita pure l’istruzione. In particolar modo le scuole che perderanno il 50% dei bidelli e dovranno esternalizzare i servizi di pulizia. Quanto ai docenti le classi di concorso varranno fino a un certo punto.
Per gli insegnanti a tempo indeterminato rimasti senza cattedra scattera’ la mobilita’ su altri insegnamenti, gradi di istruzione diversi o posti di sostegno. Ma nel conto, stavolta con il segno <<+>> va messo anche il rifinanziamento delle scuole private per 200 milioni, dei libri di testo per 103 milioni e dei prestiti d’onore per 90. E veniamo cosi’ alle finalita’ del decreto. Dell’aumento dell’Iva si e’ detto. Un posto di primo piano, per motivi sia politici che finanziari, e’ occupato dai 55mila esodati che si sommano ai 65mila tutelati dal decreto salva-Italia e che costeranno all’Erario 4,1 miliardi spalmanti lungo il periodo 2014-2020.
Un esborso a cui bisogna aggiungere un miliardo nel 2013 e un altro nel 2014 per la ricostruzione post sisma in Emilia.
Oltre a un corposo elenco di spese indifferibili: autotrasporto (400 milioni); missione di pace (1 miliardo); 5 per mille (500 milioni); universita’ non statali (10 milioni); operazione strade sicure (72,8 milioni); 8 per mille per l’emergenza neve (9 milioni)".
LA REPUBBLICA riporta le parole del presidente del Consiglio. "Il governo ha deciso di ‘scartare la via piu’ semplice dei tagli lineari per accingersi a quella piu’ complessa, ma strutturalmente piu’ proficua, dell’analisi della struttura della spesa’. E’ passata l’una del mattino quando, dopo sette ore di Consiglio dei ministri, Monti ú il volto stanco di chi ha dovuto combattere ú puo’ infine presentare in conferenza stampa la sua creatura piu’ attesa: il (secondo) decreto sulla spending review. Ci tiene subito a precisare che non si e’ trattato di ‘tagli lineari ‘ e che tutti i ministri, contrariamente a quello che e’ filtrato dalla lunga riunione, ‘hanno dato prova di un grandissimo senso di responsabilita’. ‘La logica che ha ispirato l’intervento ‘ ú spiega quasi a voler anticipare le critiche di regioni, partiti e sindacati ú ‘e’ stata quella di aumento della produttivita’ della pubblica amministrazione, senza intaccare il livello dei servizi ‘.
Una dichiarazione che andra’ verificata visto la grandezza della correzione in termini di cassa. E’ lo stesso Monti a dare le cifre: ‘Il risparmio sara’ di 4,5 miliardi per il 2012, 10,5 miliardi nel 2013 e 11 nel 2014′. Ventisei miliardi in due anni e mezzo. Tagli che si vanno a sommare a quelli gia’ pesantissimi decisi da Tremonti e Berlusconi. Ma intanto, rivendica il premier, ‘sara’ possibile evitare l’aumento due punti percentuali dell’Iva che sarebbe scattato dal primo ottobre’. Una sospensione che ‘vale per il 2012 e l’intero primo semestre del 2013′. Poi si vedra’. Inoltre ‘sara’ possibile estendere la clausola salvaguardia’ ad altri 55 mila esodati, ‘anche se maturano i requisiti successivamente al 31 dicembre 2011′. Sempre per gli esodati il governo ha trovato 1,2 miliardi per il 2014. Monti, tra i meriti della manovra, cita i fondi per il terremoto in Emilia-Romagna: oltre ai 500 milioni gia’ stanziati ecco spuntare, grazie alla spending review, un miliardo per il 2013 e un altro miliardo per il 2014. Domani il decreto sara’ pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. E ‘nelle prossime settimane’ ne arrivera’ un terzo, ‘che riguardera’ le agevolazioni fiscali, la revisione strutturale della spesa e i contributi pubblici sulla base delle analisi effettuate da Amato e Giavazzi"’.
