Spending review, tagli a sanità e statali

Sanità e pubblico impiego. Sono i due settori dove l’ascia del governo colpirà maggiormente. Ma non i soli. Lo prevede la bozza del decreto di spending review. Tra le tante misure allo studio la cancellazione di 18mila posti letto negli ospedali pubblici e tagli al fondo sanitario per tre miliardi in due anni. Prevista anche la mobilità dei dipendenti pubblici e la razionalizzazione e riduzione delle Province. Del decreto circola per ora una bozza, 19 articoli suddivisi in cinque titoli, anche se Palazzo Chigi precisa che il testo è ancora in corso di stesura e di revisione dopo gli incontri di ieri con parti sociali ed enti locali. In ogni caso il decreto non conterrà solo tagli alla spesa pubblica. Oltre al rifinanziamento delle spese ancora scoperte, ci sarà anche l’attesa riduzione dell’aggio sulla riscossione dovuto a Equitalia. Un punto dal 2013, dal 9 all’8 per cento, ma la riduzione potrebbe essere anche superiore: fino a quattro punti percentuali se i risultati della riscossione saranno superiori al previsto. Prime reazioni adirate dei sindacati che minacciano la mobilitazione generale. Scrive LA REPUBBLICA: "La spending review corre verso il Consiglio dei ministri di venerdi’ nella versione piu’ leggera, quella da 5-6 miliardi. Dura l’opposizione dei sindacati e degli enti locali: il menu’ dei tagli resta pesante su pubblico impiego (1,2 miliardi con l’operazione di prepensionamenti di circa 10 mila unita’ con i requisiti pre-Fornero e con il taglio del 10 per cento dei dipendenti e del 20 per i dirigenti); sulla Sanita’-Regioni (circa 2 miliardi); sui Comuni (circa 2 miliardi sul fondo di riequilibrio territoriale) e sulle Province (gli accorpamenti di 40-50 unita’ darebbero 1,2 miliardi). Il resto e’ affidato alla spending vera e propria che non agira’ tuttavia in modo ‘lineare’ nel tagliare i prezzi di acquisto da parte della pubblica amministrazione ma prevedera’ tagli ‘variabili’ per ciascun tipo di contratto per approvvigionamento di merci e servizi. ‘Nessuna accetta’, ha detto ieri il presidente del Consiglio Mario Monti. Salta, dopo un serrato contrasto, l’articolo 6 contenuto nella bozza di decreto legge sulla spending review di oltre 80 pagine, che prevedeva il blocco delle tariffe su luce, gas, autostrade e quant’altro. Il viceministro del Tesoro Grilli e gli uffici di Via Venti Settembre avevano giocato questa carta anti-inflazionistica anche per stemperare l’aumento di un punto dell’Iva che comunque non potra’ essere evitato il prossimo anno".

Le risorse recuperate con i tagli e i risparmi della spending review (che ieri intanto ha avuto il via libera della Camera) andranno per quest’anno al congelamento del rincaro di due punti dell’Iva che avrebbe dovuto scattare da ottobre: il costo e’ di 4,2 miliardi.
"Risorse – prosegue il quotidiano fondato da Scalfari – sono tuttavia necessarie (circa 700 milioni per le missioni di pace) e circa 1 miliardo dovra’ essere destinato al terremoto in Emilia. Molte le micromisure nella direzione del risparmio che comunque esenteranno Poste e Ferrovie. Nel mirino un drastico taglio del 50 per cento alle auto blu; prevista la possibilita’ per la pubblica amministrazione di ‘stracciare’ contratti di affitto troppo onerosi per risparmiare sui canoni. Ancora riorganizzazioni previste per Cnr, istituti di geofisica e vulcanologia. Taglio molto forte delle consulenze nella pubblica amministrazione: sara’ almeno del 20 per cento. Non solo risparmi tuttavia, almeno stando alla bozza del decreto in via di negoziazione: all’autotrasporto andranno 200 milioni nel 2013, mentre per l’operazione strade sicure la spesa stanziata sara’ per il prossimo anno pari a 72,8 milioni". Tra le altre novita’ contenute nella bozza, riporta il CORRIERE DELLA SERA, l’obbligo di ferie a Natale e Ferragosto. "Gli uffici pubblici resteranno chiusi nella settimana di ferragosto e in quella tra Natale e Capodanno quando i lavoratori saranno messi obbligatoriamente in ferie. Diventerà impossibile ‘monetizzare’, cioè vendere, i giorni di vacanza, i riposi e i permessi non goduti. Il divieto scattera’ anche in caso di dimissioni o pensionamento".

Il SOLE 24 ORE registra le reazioni politiche, spiegando che "il Pd va in trincea ma il Pdl ‘apre’". "La posizione piu’ scomoda – scrive il quotidiano economico – e’ di certo quella del Pd, praticamente circondato dai ‘no’ dei mondi che gli sono piu’ vicini. Innanzitutto i governatori di centrosinistra che sono la parte piu’ corposa del partito, quelli che rappresentano il territorio e presidiano l’elettorato. Poi il resto degli enti locali che pure sono un’ossatura portante per il partito di Bersani. E infine – ma non ultimi – i sindacati (e soprattutto la Cgil) tutti pronti a mettersi di traverso e mobilitarsi contro misure gia’ bollate come meri ‘tagli lineari’. E’ questa la parola-tabu’ per il centro-sinistra, una espressione molto legata all’era di Giulio Tremonti e che adesso sembra rivivere. Un vero incubo se davvero saranno costretti a votare a favore.
Dunque, i tormenti sono tutti democratici perche’ un pezzo importante di spesa pubblica – dalla scuola alla sanita’ al pubblico impiego – rappresenta l’elettorato di sinistra. (à) Nel Pdl la linea dei tagli viene ‘sposata’ dalla maggioranza del partito, quella vicina ad Angelino Alfano che si e’ pure rafforzata dopo i successi europei di Monti. Ma sotto la cenere c’e’ sempre l’ostilita’ degli ex An, soprattutto quelli della destra sociale, che non staranno zitti sui tagli e non solo perche’ da sempre sono anti-montiani. Chi invece fa parte dell’area dei moderati e dei ‘responsabili’ punta proprio sulla spending review per ri-avvicinare Monti al Pdl e disinnescare le avances di una parte del Pd. A fare il passo piu’ deciso e’ Maurizio Lupi che anche ieri sponsorizzava la revisione della spesa. ‘Il Paese ha bisogno di vedere attuate in fretta le riforme economiche. Il Pdl fara’ la sua parte. Le misure sulla spending review, su cui sta lavorando il governo, nel confronto con le parti sociali, sono sicuramente un primo segnale positivo. Per questo non comprendo la posizione dei sindacati che minacciano lo sciopero’. Mentre i partiti attendono di prendere le misure con i tagli concreti, il premier ha gia’ visto i capigruppo alla Camera per concordare un calendario di lavori per i tre decreti in arrivo". La spending review non e’ piaciuta nemmeno ai sindacati che, sulla base delle indiscrezioni della vigilia, avevano gia’ minacciato lo sciopero generale.
"I toni tuttavia – riporta LA REPUBBLICA – sono meno ultimativi, ma resta la sostanza di una ‘insoddisfazione ‘ palese soprattutto per le misure sugli statali e sulla sanita’: ‘Il giudizio e’ sospeso, sullo sciopero generale ancora non abbiamo deciso. Siamo comunque contrari ai tagli al pubblico impiego, serve concertazione con le parti sociali’, ha detto il segretario della Cisl Bonanni dopo il vertice di Palazzo Chigi. ‘E’ un buffetto sui costi della politica e una stangata per gli impiegati’, ha detto il leader della Uil Angeletti. ‘Rimane lo stato di mobilitazione ‘, conferma Susanna Camusso, segretario della Cgil. Mentre sul piede di guerra sono le rappresentanze del pubblico impiego, della scuola e dell’universita’ di tutti i sindacati".