Si riapre la battaglia sugli esodati dopo che l’Inps fornisce una nuova e ben più ampia stima del loro numero. Una fuga di notizie che ha provocato la reazione del ministro del Lavoro Elsa Fornero. Intanto per bocca di Susanna Camusso la Cgil tuona contro una gestione dell’Inps "poco trasparente" e si dice pronta alla sciopero mentre Cesare Damiano del Pd illustra una proposta di legge ad hoc.
L’articolo della STAMPA. "Sono 390.200 – e dunque più delle stesse stime di parte sindacale – gli ‘esodati’, ovvero le persone che a seguito della riforma previdenziale non hanno più lavoro (dopo accordi sindacali), e non avranno più la pensione che si aspettavano. A certificare il numero ci ha pensato l’Inps, anche se non ufficialmente. Sollevando l’ira del ministro del Lavoro Elsa Fornero, che in serata addirittura ha convocato i vertici dell’istituto previdenziale, per poi ‘deplorare la parziale e non ufficiale diffusione di informazioni, che ha provocato disagio sociale’. E’ tutto scritto, nero su bianco, in una relazione tecnica trasmessa dall’Inps al ministero del Lavoro lo scorso 22 maggio, prima quindi della firma del decreto Economia-Lavoro che ha ‘salvato’ dall’effetto della riforma solo 65.000 persone. Per mesi l’Esecutivo ha negato ci fossero stime precise. Ma i numeri ci sono proprio tutti nel documento – rivelato dall’Ansa’ – firmato dal direttore generale dell’Istituto, Mauro Nori, e protocollato in uscita dall’Istituto proprio il 22 maggio. Le platee che fanno lievitare il numero degli esodati sono quelle della prosecuzione volontaria (133.000 persone autorizzate ai versamenti volontari nati dopo il 1946 e con un ultimo versamento contributivo antecedente il 6 dicembre 2011) e i cosiddetti ‘cessati’, ovvero quelli che sono usciti dal lavoro per dimissioni, licenziamento o altre cause tra il 2009 e il 2011 che hanno piu’ di 53 anni e che non si sono rioccupati (180.000 secondo l’Inps). Per queste due categorie il decreto del governo prevedeva rispettivamente 10.250 e 6.890 salvaguardati. La platea cresce a dismisura se si guarda anche a coloro che maturano i requisiti nei mesi successivi, ma che comunque sono usciti dal lavoro facendo i loro conti sulla base delle vecchie regole pensionistiche.
Molti di piu’ di quelli ‘salvati’ dal decreto sono anche i lavoratori in mobilita’ (45.000 persone tra mobilita’ ordinaria e quella lunga, a fronte dei soli 29.050 salvaguardati), quelli con fondi di solidarieta’ (26.200 a fronte dei 17.710 previsti dal decreto), e i beneficiari del congedo straordinario per l’assistenza ai figli gravemente disabili (3.330 a fronte dei soli 150 previsti dal decreto in via di emanazione). Tutti sapevano che gli esodati erano molto piu’ dei 65.000 ‘salvati’, e anche il governo era consapevole che il problema era tutt’altro che risolto.
Ovviamente, lo scoop dell’Ansa’ ha scatenato vivissime reazioni di parte sindacale e politica: tutti a chiedere al governo (con forti accuse al titolare del Lavoro) di ammettere l’errore e rimediare. Lo scoop ha scatenato anche l’ira del ministro Fornero, che ha ‘suggerito’ all’Inps di diramare una precisazione, alquanto imbarazzata: ‘i documenti tecnici dell’Inps – si legge – hanno consentito al ministero di formulare il decreto con la salvaguardia prevista per i 65.000 lavoratori per i prossimi 24 mesi e per alcune categorie anche oltre i 24 mesi’. Inoltre, si afferma, l’Istituto ‘non ha fornito stime diverse o ulteriori’. Fatto sta che in serata il ministro ha convocato i vertici dell’istituto. Al termine, Fornero se l’e’ presa con presidente e direttore generale, per l’uscita di ‘valutazioni, non corredate da spiegazioni e motivazioni di dettaglio, che hanno finito per ingenerare confusione e sconcerto nella pubblica opinione’. Secondo, ha ribadito che il decreto per i 65.000 e’ ‘corretto’, perche’ arriva a un numero ‘sulla base delle risorse finanziarie gia’ stanziate’.
Infine – ed e’ la conferma di un’ammissione, e forse il preannuncio di un intervento – ‘il governo e’ peraltro consapevole che il provvedimento non esaurisce la platea di persone interessate alla salvaguardia’. E conferma ‘l’impegno per questi altri lavoratori a trovare soluzioni eque e finanziariamente sostenibili’. Vedremo come e quando".
"’Come Pd – spiega ancora a LA STAMPA il ministro del Lavoro di Romano Prodi, Cesare Damiano -, abbiamo presentato ordini del giorno, approvati da governo e Parlamento. Li abbiamo tradotti in emendamenti al Milleproroghe, e abbiamo risolto per i 65000. Ora c’e’ una proposta di legge per spostare la data per la stipula degli accordi di mobilita’ dal 4 al 31 dicembre 2011, e per fissare un’interpretazione piu’ favorevole ai lavoratori per la maturazione del diritto alla pensione entro i due anni che vanno dal 6 dicembre 2011 al 6 dicembre 2013. Questa proposta di legge, di cui sono primo firmatario, ora e’ promossa da tutti i partiti di maggioranza; inoltre Lega e Idv hanno presentato progetti analogi. Stiamo verificando ora, con loro e con i sindacati, eventuali correttivi al nostro ddl, per poi approvarlo in Parlamento rapidamente. E’ chiaro che il nodo fondamentale resta quello delle coperture finanziarie’.
Serviranno tantissimi soldi. Per i 65.000 ci vogliono 5 miliardi per i prossimi sette anni. Dove troverete risorse per 390.000 persone? ‘Noi facciamo riferimento ai conti della Ragioneria, formulati quando fu varata la riforma. Si calcolo’ che abolendo le quote di anzianita’ si sarebbero prodotti risparmi a regime (dal 2017) per 4 miliardi l’anno, ma zero risparmi per il 2012 e 300 milioni per il 2013. Le cifre sono queste. Resta il fatto che nonostante questa girandola di dati, di conferme e di smentite, il presidente del Consiglio Monti ha detto che "nessuno sara’ lasciato solo". Il ministro Fornero lo ha ammesso: "abbiamo sbagliato". Il ministro Giarda ha confermato in Aula che il governo intende affrontare e risolvere il problema. Lo aspettiamo alla prova dei fatti. E’ una priorita’ del paese: si faccia tutti uno sforzo per risolvere la questione’".
LA REPUBBLICA affronta la questione con il numero uno della Cgil. "Segretario Camusso, il ministro Fornero dovrebbe dimettersi dopo il pasticcio sugli esodati?
‘Non voglio farne un caso personale. Il problema non e’ quello di un singolo ministro. Il problema e’ che questo governo si ostina a pensare che il suo scopo sia quello di tagliare. E’ una questione di responsabilita’ collettiva non di un singolo. Cosi’ si moltiplicano solo i guai. Perche’ non si puo’ insistere nel raccontare che gli esodati siano 65 mila: serve una norma generale che dia certezza a tutti i lavoratori che si trovano in quella condizione’. Lei non chiede le dimissioni della Fornero. Ma quelle di Mastrapasqua, presidente dell’Inps? Fu proprio lei a dire tempo fa che doveva andarsene. Conferma? ‘Questo e’ l’altro risvolto della vicenda. Non c’e’ trasparenza nella gestione dell’Inps. Un ente di tali dimensioni, con compiti cosi’ delicati, non puo’ avere un governance monocratica quale e’ stata introdotta proprio con la riforma Fornero. L’Inps maneggia risorse che forse sono superiori al bilancio dello Stato. E non ha fatto bene il suo mestiere’. Chiede la riforma dell’Inps? ‘Si’, certo. Serve una governance efficiente e trasparente’. I partiti stanno pensando a ripristinare il Consiglio di amministrazione sostanzialmente lottizzato. ‘Se lo scordino! La soluzione non e’ nella ricostruzione di un controllo politico dell’Inps. Serve una gestione efficace e un effettivo controllo di chi rappresenta le parti sociali, lavoratori e imprese, che sono i veri contribuenti ‘. Non c’e’ gia’ il Civ (il Consiglio di indirizzo e sorveglianza) composto solo da sindacalisti? ‘Ha pochi poteri mentre sarebbe necessario che potesse porre il veto nell’approvazione dei bilanci quando non sono trasparenti ‘. Tornando alla Fornero, deve riconoscere che il ministro ha sempre detto che dopo i 65 mila si sarebbe studiata una soluzione anche per gli altri. ‘Pero’ non l’ha ancora fatto. Si ostina a pensare che di volta in volta, sulla base delle risorse disponibili, trovera’ una via d’uscita. Non si fa cosi’. E che fanno nel frattempo quei lavoratori, muoiono d’ansia? Ci vuole una norma generale, una clausola di salvaguardia, che stabilisca il seguente principio: a tutti coloro che si trovano nelle condizioni di esodati si applicano le leggi previdenziali precedenti alla riforma. Punto. Bisogna rovesciare l’approccio’. Sabato sarete in piazza, di nuovo insieme, Cgil, Cisl e Uil… ‘E gli esodati saranno con noi’. Ma sara’ anche la premessa dello sciopero generale contro il governo Monti? ‘Ho sempre detto che si dovesse continuare la mobilitazione in assenza di risposte’. Fino allo sciopero? ‘Certo, per quel che mi riguarda. Ma non c’e’ solo lo sciopero’. E’ in discussione ancora la riforma del mercato del lavoro. Il ministro Fornero ha detto che vorrebbe portarla in porto entro l’estate. Lei pensa che possa essere ancora modificata? ‘Io continuo a pensare che quella riforma non risolva i problemi che abbiamo. Anzi. Spero che il Parlamento abbia un soprassalto di buon senso e decida di lasciare perdere oppure di continuare a modificarla’. A novembre, quando nacque il governo Monti, la Cgil sostenne che sarebbe stato preferibile andare al voto. Oggi pensa che sarebbe meglio votare a ottobre? ‘Sono preoccupata. Un paese democratico dovrebbe votare normalmente. Il governo Monti e’ nato sulla scia di un’emergenza. Non e’ chiaro qual e’ il tempo dell’emergenza.
In ogni caso se prima delle elezioni la politica non riforma profondamente se stessa, a cominciare dalla legge elettorale, c’e’ il rischio grave di una frammentazione della rappresentanza".
