Dall’Emilia martoriata dal sisma arriva l’allarme degli imprenditori , pronti a tornare nelle fabbriche perchè "la concorrenza preme". Scrive LA STAMPA: "’Come imprenditore sono presente con 2 stabilimenti in provincia, conosco bene la voglia di ripartire dei miei colleghi. Sono qui per portare l’incitamento di tutta l’imprenditoria italiana in un momento tragico’, sibila il neo presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, arrivando all’assemblea annuale degli industriali modenesi. Per mister Mapei adesso e’ ‘fondamentale ricreare le condizioni per poter riprendere le attività in una terra tra le punte avanzate del manifatturiero italiano’, che vale ‘l’1% del Pil nazionale con 500-600 aziende attive in distretti strategici come biomedicale, ceramica e nanotecnologie’, completa il presidente degli industriali locali, Pietro Ferrari. Certo, ‘senza prendere rischi e precipitare i tempi ma bisogna farlo. Sono morti operai e imprenditori questa è una sciagura che tocca tutti’, chiarisce Squinzi. Nel frattempo il rischio è la desertificazione, la fuga delle multinazionali del biomedicale, come emerge dalla base imprenditoriale e dalla viva voce di alcuni big locali, chiamati a testimoniare la loro spoon river. ‘Il fattore tempo e’ decisivo’, insiste ad esempio Giuliana Gavioli, ad del colosso biomedicale B. Braun di Mirandola. ‘Sto dicendo ai miei in Germania che teniamo botta, sono scosse di assestamento. Noi vogliamo rimanere ma servono segnali forti per non de localizzare’. Uno e’ ‘lo sblocco dei crediti Pa, che per le multinazionali vale 500 milioni’. (à) Quanto ai finanziamenti, per Squinzi lo stanziamento del governo (2,5 miliardi sul triennio) ‘puo’ sembrare tanto o poco ma prima di un inventario completo non ci si puo’ esprimere’. Altro canale a cui attingere, invece, e’ la liquidita’ della Cassa depositi e prestiti: ‘Sembra che il ministro Passera (con cui Squinzi si vedra’ il 12 giugno) abbia dato la disponibilita’ a valutare la situazione.
Incontrero’ a breve i vertici di Cdp, parleremo di questo’.
Ma serve fare in fretta. L’80% delle attivita’ produttive nel modenese e’ danneggiata, ci sono 3.500 aziende ferme e 20mila posti di lavoro a rischio".
Sulla questione interviene anche il vicedirettore del CORRIERE DELLA SERA Dario Di Vico.
"(à) Cosi’ la richiesta che viene dagli imprenditori modenesi e’ quella di ripartire subito, senza se e senza ma. Da una parte c’e’ l’orgoglio ‘laburista’ degli industriali di territorio, dall’altra c’e’ il terrore di perdere mercato e di uscire una volta per sempre dalla competizione globale.
Anche quindici giorni in questa drammatica congiuntura economica e psicologica sembrano essere assolutamente decisivi per la vita o la morte di un’azienda. Ma la spinta che viene dal basso per riprendere il lavoro deve fare i conti con i rischi che si corrono e diventa quindi decisivo il tema della responsabilità. Ci vuole un soggetto che convalidi-autorizzi le condizioni del rientro degli operai in fabbrica. Oggi non c’e’ e non si puo’ pensare di affidare a singoli consulenti una decisione così difficile. Per evitare poi che il numero delle aziende che vanno fuori mercato sia eccessivo, è necessario usare la capacita’ produttiva degli impianti locali come un vaso comunicante. Per quanto riguarda il distretto gioiello di Mirandola (biomedicale) vanno prese decisioni urgenti. Le multinazionali presenti in zona stanno accentuando il loro pressing e sembrano disponibili a trasferire le lavorazioni in altri Paesi. Bisogna trovare un’area limitrofa nel Modenese o nel Bolognese per traslocare il distretto e non togliere all’Emilia (ma a questo punto all’Italia) un polo di assoluta eccellenza mondiale. In questo caso i tempi sono veramente stretti ma il trasferimento sarebbe largamente accettato e ci sono le condizioni per realizzare, nel caso, nuove sinergie con le universita’ emiliane e i tecnopoli voluti dalla Regione. Un altro capitolo urgente riguarda il rapporto con le banche nazionali e di territorio. Le misure che possono essere negoziate sono numerose ma siccome stiamo parlando di una delle zone piu’ ricche e laboriose del Paese è interesse dello stesso mondo del credito evitare quella che gli industriali modenesi chiamano ‘desertificazione’. Serve quindi aprire una discussione e sarebbe importante che le grandi banche mettessero in campo professionalita’ non solo locali perche’ si tratta di trovare soluzioni innovative che possono pero’ arricchire la (stanca) relazione tra imprese e credito.". La giornata di ieri è stata caratterizzata anche dalle parole del ministro della Giustizia, Paola Severino, secondo cui per la ricostruzione si possono impiegare i detenuti non pericolosi. "La ricostruzione del dopo terremoto in Emilia potrebbe passare anche dai detenuti ‘di tutte le carceri della Regione e se fosse possibile non solo’ – racconta il CORRIERE DELLA SERA -. E’ la ‘piccola idea’ che il ministro della Giustizia Paola Severino ha lanciato ieri durante la visita al carcere della Dozza di Bologna. Una proposta ancora tutta da scrivere e da discutere con i provveditori e i direttori. ‘Ho sempre pensato che il lavoro carcerario sia una risorsa per il detenuto, un vero modo per portarlo alla risocializzazione e al reinserimento nella societa’. La proposta ha il sostegno di Fli, piace a Mario Baccini, presidente dei Cristiano Popolari, che a Rainews24 dice ‘è umana e condivisibile’, ha il consenso dei sindacati degli agenti penitenziari Sappe e Uilpenitenziari e ha trovato d’accordo anche la Coldiretti. La boccia, invece, Roberto Calderoli, triumviro della Lega: ‘Invece di aprire le porte delle galere – sostiene – facciamo tornare dalle missioni all’estero le migliaia di nostri soldati’. Solidarietà "concreta" anche dal mondo dello spettacolo. Il 25 giugno a Bologna insieme sul palco Laura Pausini, Luciano Ligabue, Francesco Guccini e altri in un concerto organizzato dal leader dei Nomadi, Beppe Carletti, intervistato dalla STAMPA. "Chi e’ il primo che ha chiamato?
‘Francesco Guccini, naturalmente – risponde Carletti -. Anzi, sono andato a Pavana a trovarlo, gli ho spiegato. Un signore in tutti i sensi, ha detto subito di si’: bello positivo, sincero. Il suo si’ stuzzica molti’.Viene in mente Lucio Dalla, caro Beppe… ‘Non parliamone, sarebbe stato il primo ad alzarsi e di sicuro l’avrebbe pensata lui, l’idea. Alcune persone di Bologna, anche se non cantano, debbono esserci: i calciatori del Bologna, il sindaco, rappresentanze di Città e Regione. I biglietti omaggio sono già finiti, nel senso che non li diamo. Non vogliamo spendere una lira: avremo l’impianto gratuito, speriamo negli sponsor’".
