Lusi, chiesto l’arresto. L’interessato: Sto per esplodere

Il Gip di Roma chiede al Senato l’arresto per l’ex tesoriere della Margherita, Luigi Lusi. Che dalla sua villa di Genziano parla di un atto "abnorme". I leader di Pd e Udc, intanto, sono pronti a votare sì.

La cronaca del SOLE 24 ORE. "Rischia di finire in carcere il senatore Luigi Lusi, l’ex tesoriere della Margherita accusato di essersi appropriato di 23 milioni del partito. Il Gip Simonetta D’Alessandro ha inoltrato alla Giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato la richiesta di arresto per il parlamentare. Alla base del provvedimento c’è la nuova, pesantissima accusa mossa a Lusi dai pm di Roma: ‘Associazione a delinquere finalizzata all’appropriazione indebita, al riciclaggio e alla fraudolenta intestazione di valori ed altri illeciti finalizzati a realizzare una serie indeterminata e sistematica di sottrazioni di risorse dai conti della Margherita’. Il capo di imputazione notificato dal Nucleo tributario della Guardia di Finanza chiama in causa anche la moglie di Lusi, Giovanna Petricone, i ‘commercialisti di famiglia’ Mario Montecchia e Giovanni Sebastio, cooptati nella Margherita dall’ex tesoriere e accusati di avere alterato i bilanci dei Dl per occultare gli ammanchi, e due ex amministratori di societa’ di Lusi, Diana Ferri e Paolo Piva. Per Petricone, Montecchia e Sebastio sono stati disposti gli arresti domiciliari per il pericolo di inquinamento delle prove. Per Lusi e Petricone c’e’ anche il rischio di fuga in Canada vista, scrive il gip: ‘L’ingente provvista accumulata in quel Paese (1,6 dei 3,3 milioni girati alla donna, ndr) e l’origine italo-canadese della moglie’. Non ci sono ‘i presupposti – ribatte Lusi – e’ un provvedimento abnorme. Ricorreremo al Riesame. Il Parlamento rigettera’? Decidera’ il Senato’. L’accusa di associazione per delinquere rappresenta l’esito degli ultimi sviluppi investigativi e di una attenta ponderazione da parte del procuratore capo Giuseppe Pignatone, dell’aggiunto Alberto Caperna e del pm Stefano Pesci. Fin qui la tesi era stata che Lusi si fosse appropriato dei fondi dei Dl con l’aiuto di familiari e collaboratori per lo piu’ ignari. Dall’ordinanza emerge un quadro diverso: il senatore, nel ruolo di ‘capo e promotore’, avrebbe pianificato e portato avanti per almeno cinque anni, insieme alla moglie e ai commercialisti di fiducia, il progressivo ‘saccheggio a fini privati delle casse del partito’. A inchiodare Lusi sono le parole della moglie. ‘Nel 2006 Luigi divento’ senatore – racconta Petricone ai pm – e mi espresse la sua preoccupazione per il futuro della Margherita, che immaginava destinato ad una prossima estinzione. Mi disse che il suo progetto era di gestire i fondi del partito in modo del tutto autonomo.
Voleva investire in immobili per alimentare il futuro della sua carriera politica e mi disse che, se la sua carriera fosse finita, il patrimonio sarebbe rimasto alla nostra famiglia’. Per il gip Lusi ha ripetutamente tentato di inquinare le prove: tirando in ballo ‘in termini intimidatori’ alcuni ex compagni di partito ‘con allusioni rimaste senza alcun seguito’; tenendo un ‘atteggiamento di franco ostruzionismo’ verso i pm. I quali, dopo l’ultimo interrogatorio del 28 marzo, hanno scoperto che il lussuoso appartamento acquistato con i soldi dei Dl in via Monserrato, a Roma, non fu pagato 2,3 ma 3,6 milioni: 1,3 furono consegnati in nero al vecchio proprietario, Giuseppe L’Abbate. Sono emersi anche altri 30mila euro a carico del partito pagati da Lusi nel 2009 allo chef che curo’ il catering del suo matrimonio. Finora i pm hanno accertato sottrazioni per oltre 23 milioni. Resta da chiarire la destinazione di almeno altri 5 milioni. La palla passa adesso alla Giunta per le autorizzazioni del Senato, da cui Lusi si e’ dimesso mercoledi’".

Della richiesta di arresto parla lo stesso Lusi al telefono con il CORRIERE DELLA SERA "’Chi puo’ pensare che io sia quel tremendo dottor Jekyll e Mister Hyde di cui e’ stato scritto? Davvero facciamo finta di non sapere come funzionano i partiti? E’ meglio che non parli, perche’ mi sento come un vulcano inesploso…’. Alle nove di sera di una delle giornate piu’ dure della sua vita il senatore Luigi Lusi, sulla cui testa pende una richiesta di arresto per aver fatto sparire 25 milioni di rimborsi pubblici dalle casse della Margherita, risponde al cellulare dalla sua villa di Genzano. E sfoga tutta la sua rabbia, la paura, la preoccupazione per il futuro della sua famiglia.
‘Questo provvedimento e’ abnorme, incredibile, inverosimile.
E’ fuori dalla grazia di Dio, pieno com’e’ di cose non verificate. Dov’e’ il fatto nuovo che giustifica la richiesta di arresto? L’unico fatto nuovo e’ la qualificazione giuridica del reato di associazione a delinquere’. E non e’ poco senatore, non crede? ‘Non mi aspettavo la richiesta di arresto. I domiciliari per mia moglie, poi… L’ha presa malissimo, e’ chiaro. Dove sarebbe il pericolo di fuga quando, per restare a disposizione dei giudici, abbiamo annullato le vacanze di Pasqua in Canada con tanto di volo prenotato?’. Un fiume in piena. O meglio, per usare le parole dell’ex tesoriere della Margherita, ‘un vulcano inesploso’. Quella che lui sta contribuendo a scrivere e’ per Lusi ‘una pagina piu’ grande, molto piu’ grande’ di quanto non si pensi. ‘Come si puo’ credere che io per dodici anni abbia deciso, da solo, dove dovevano andare i soldi?’. Era lei che firmava gli assegni, senatore Lusi. ‘Certo, la cosa migliore, sempre, e’ intestare tutto al tesoriere ú si fa scudo ú. E’ vero che ho firmato tutto quel che e’ uscito dalle casse della Margherita dal 2001 al 2011, ma chi mi ha detto di farlo? Questo e’ l’argomento. Penso che questo Paese non ha capito come funzionano i partiti. Funzionano con sistemi che spesso sono leciti e a volte, invece, sono border line. Il confine e’ labile e soggettivo. Se si decide che io ho fatto tutto in modo illecito e poi si chiede ad altri, tutti ascoltati in gran segreto, di confermare quel che io dico, dove lo trovi uno che conferma, con il clima di antipolitica che c’e’?’. Dal primo momento dell’inchiesta Lusi si e’ assunto ‘tutte le responsabilita’ del tesoriere’, al punto che sperava di chiudere la vicenda restituendo parte dei soldi e dei beni. Ma adesso che c’e’ la richiesta di arresto ha una gran voglia di convincere che lui non e’ ‘il mostro’, o almeno che in questa brutta storia di soldi pubblici spariti lui non e’ l’unico su cui va puntato il dito. ‘Adesso mi sento come uno che e’ stato spremuto e gettato via dalla Margherita. Ma siamo sicuri che Rutelli, Bianco e Bocci, che sono il presidente, il presidente federale e il presidente del comitato di tesoreria, parlino a nome di tutta la Margherita? Anche chi sa, non confermera’ mai le mie dichiarazioni’. Ricorda di aver dato a Rutelli ‘lealta’ totale per decenni’, ma non si aspetta sconti dagli amici di un tempo. ‘In questa fase di antipolitica tremenda ú e’ la sua preoccupazione in queste ore ú una risposta negativa alla richiesta di arresto verrebbe letta come una difesa della casta’. La prospettiva del carcere le fa paura? ‘Non so come voteranno i senatori, ma certo sono molto preoccupato per la mia famiglia, per i miei figli. Vedo troppe cose strane.
Perche’ i magistrati non hanno accolto nessuna delle richieste dei miei avvocati? Perche’ la Margherita si e’ opposta alla discovery dei conti? Cosa si sta cercando nei bilanci? Credono davvero che abbia potuto spendere 196 milioni da solo?’. Senatore Lusi, una bella fetta della torta e’ finita nei suoi conti correnti, in spese per il matrimonio e in immobili di sua proprieta’. La casa di Genzano, quella di via Monserrato… ‘Nessuno puo’ pensare che le disposizioni finanziarie fossero totalmente nelle mie mani, che fossi io solo a decidere tutto ú si difende l’ex cassiere ú. Chi dava gli input? Chi ha messo le persone nei cda per conto della Margherita? Io ai complotti non ho mai creduto, ma a leggere i documenti c’e’ da impazzire’. I suoi avvocati, Luca Petrucci e Renato Archidiacono, hanno appreso ‘con stupore’ le motivazioni del gip e dicono che ‘per il cittadino Luigi Lusi le regole sono state capovolte’. Una tesi che il senatore spiega cosi’: ‘In questo Paese c’e’ un problema molto serio di gestione del rapporto tra politica e magistratura. Tutto quel che ho detto ai magistrati e’ stato usato per dire che ho accusato altri. Io, purtroppo, faccio l’indagato e sto ragionando su quel che devo fare. Ma ci sara’ un giudice a Berlino, prima o poi!’. Come andra’ a finire, Lusi non sa o non vuole prevederlo. Spera nel segreto dell’urna e nel garantismo del Pdl, ma ha letto con angoscia le dichiarazioni di Bersani e Anna Finocchiaro sull’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge e non sembra farsi troppe illusioni sull’epilogo. Smentisce di essersi dimesso solo mercoledi’ dalla Giunta per le immunita’ che dovra’ valutare il suo caso e dice di aver presentato gia’ il 7 febbraio ‘dimissioni irrevocabili’ dall’organismo, sciogliendo il conflitto di interessi. Il presidente della Giunta e’ il democratico Marco Follini, il che non sembra tranquillizzarlo: ‘Io ho un buon rapporto con lui, ma lui non ha un buon rapporto con me…’".

Sempre il CORRIERE DELLA SERA scrive che "nessun voto e’ piu’ incerto di quello che riguarda le autorizzazioni alle misure cautelari richieste dalla magistratura per i parlamentari. E anche questa volta, per il vaglio dell’eventuale fumus persecutionis a carico del senatore Luigi Lusi, l’ex tesoriere della Margherita per il quale i magistrati hanno chiesto il carcere, il risultato non e’ affatto scontato. Dal centrosinistra ú del quale pure il senatore faceva parte ú arrivano voci favorevoli all’arresto: dal leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini (‘penso di si’, ma siamo rigorosi e leggeremo le carte’) al segretario del Pd Pier Luigi Bersani, fino all’Italia dei Valori. Piu’ cauto Angelino Alfano (‘no a pregiudizi, studiare gli atti’), mentre Francesco Rutelli esprime ‘rispetto e considerazione per il lavoro minuzioso e serio fatto dalla magistratura’. I faldoni giudiziari sono arrivati ieri al presidente del Senato Renato Schifani, che li ha girati al presidente della Giunta per le autorizzazioni, il pd Marco Follini. Sara’ la giunta a fare un primo esame, che durera’ almeno tre settimane: letture delle carte, audizione dell’interessato e voto. A quel punto sara’ l’Aula a decidere se confermare questa valutazione o meno. Se il voto in Giunta e’ palese, quello in Aula e’ segreto. E qui, come spesso accade, non mancano crisi di coscienza, ripensamenti e timori che sfuggono alle indicazioni di partito. I più imbarazzati, in teoria, dovrebbero essere gli ex compagni di partito di Lusi. Ma l’ex Margherita è schierata compatta contro l’ex tesoriere, che viene accusato di avere agito per fini di lucro personale. Votare per il suo arresto equivale a scagionare il partito dalle accuse di corresponsabilita’".