2026, l’anno che c’è già

In Nuova Zelanda il nuovo anno è già arrivato. Si vede che sta arrivando anche qui in Europa grazie alla strade con scarso traffico e ai pochi passanti (non turisti) che si incrociano scappando come avessero lasciato la pasta sul fuoco a cuocere.
Ci restano – italiani ed europei – nelle teste e nei portafogli gli attacchi pesanti che abbiamo subito. Se quelli di Putin possono essere considerati scontati, un po’ meno sono stati quelli di Trump: attacchi commerciali, politici, militari. Mentre alleviamo in casa gli amici (consapevoli o utili idioti) dei terroristi, siamo al fronte con gli ucraini. La nostra Europa vacilla, sbanda e non è ancora chiaro cosa ci sia per amarsi e farci amare.
Sembra proprio che il 2026 nasca compromesso.
Non è molto diverso se guardiamo nel nostro orto, anche se durante le feste scegliamo di essere positivi rimandando a dopo ciò che non piace. Ognuno faccia “mente locale” e, pur se partigiani di questo o quello, la lista è lunga.

Dice che i consumatori, in periodi come questo, siano al massimo di se stessi. E’ possibile. Ma non possiamo non pensare a quel paziente che proprio ieri, andato dal medico per fissare la data per un intervento contro il cancro alla prostata, si è sentito dire che non era possibile stabilire nulla, ché le sale operatorie erano tutte chiuse per mancanza di fondi e che doveva arrangiarsi… e questo nella “Toscana felix”.

Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc