Il quotidiano Libero dedica ampio spazio all’offensiva di Natale dell’esercito statunitense contro l’Isis in Nigeria. Nel silenzio generale, dopo anni di stragi di fedeli in Africa per mano di fanatici islamici, ai cristiani ci pensa Trump. (L’ultima Crociata. A salvare i cristiani ci va Trump, 27.12.25, Libero) Il presidente americano ha ordinato il raid aereo dopo una serie di avvertimenti lanciati nel corso delle ultime settimane, il Pentagono e il governo nigeriano hanno confermato di aver agito in coordinamento, i dati di intelligence sono stati forniti dai partner africani.
L’editoriale in prima pagina del direttore Mario Sechi sottolinea come l’Europa non è pervenuta. L’obiettivo sono i terroristi islamici di Isis; lo scopo è quello di fermare i massacri dei cristiani. “Reazioni da Bruxelles? Neppure uno spiffero. Silenzio e buon Natale. Nessuna sorpresa. L’Europa non si commuove per le stragi di ebrei e cristiani, i cuori sono tutti rivolti a Gaza e ai tagliagole di Hamas, i sentimenti anti-americani e anti-occidentali sono pane quotidiano”. Ormai è arcinoto da tempo, l’Europa ha troncato da tempo le sue radici cristiane la sua storia, la sua cultura, per farsi stritolare dall’idea che bastasse la moneta a farne un gigante. Eppure, all’Europa sarebbe comunque dovuto interessare il dossier della Nigeria, scrive Sechi, per ragioni di geopolitica.
Basta dare uno sguardo al Cia World Factbook. La Nigeria non è uno Stato marginale dell’Africa, è un gigante affacciato sul Golfo di Guinea, con circa 236 milioni di abitanti e un’età media di 19 anni, è il primo produttore di petrolio del continente africano, la lingua ufficiale è l’inglese (più altri 500 dialetti locali), la metà della popolazione è musulmana, ma il 45% è cristiana, è l’economia di mercato più grande dell’Africa, ha aziende ben posizionate nelle telecomunicazioni e nella finanza, è il leader regionale nelle infrastrutture critiche, i primi 5 partner commerciali sono gli Stati Uniti, la Spagna, la Francia, l’Olanda e l’India. Più una nazione potenzialmente ricca che resta povera, con un sistema democratico da consolidare, uno sviluppo da costruire, elezioni regolari, un partner che gli Stati Uniti vogliono tutelare. E l’Europa? “Per contare, devi anche sparare, – scrive Sechi – colpire i terroristi, fare una politica di difesa e sicurezza che l’Europa non vuol fare, perché significa assumersi dei rischi, scegliere e renderne conto all’opinione pubblica. Quando si dice che agli Stati Uniti non importa niente dei cristiani in Nigeria e che l’unico interesse è il petrolio, si commette un grave errore. Chi lo afferma non conosce la politica americana”. Sechi informa i lettori che il peso degli elettori cristiani negli Stati Uniti è crescente, non è solo una questione di evangelici, i cattolici hanno ripreso vigore, da anni sono una comunità che mostra un’energia sconosciuta alla Chiesa in Europa. L’Europa è muta. Per i cristiani perseguitati in Africa, ha parlato Trump.
Sull’argomento è intervenuto pure Andrea Morigi, (Gli auguri di Natale. Trump attacca l’Isis per difendere i cristiani. Raid aerei americani, sui terroristi in Nigeria
27.12.25, Libero) “Invece della stella cometa, la notte di Natale, sui terroristi islamici della Nigeria sono arrivati i raid aerei americani”. Scrive Morigi. Su richiesta dell’autorità nigeriane è intervenuto l’esercito americano, uccidendo diversi terroristi dell’Isis. Il Dipartimento della Guerra degli Stati Uniti documenta i «numerosi attacchi perfetti», con un video di dieci secondi che riprende il lancio notturno di un missile dal ponte di una nave da guerra battente bandiera a stelle e strisce. Donald Trump lo ha comunicato al mondo: «Stasera, sotto la mia direzione in qualità di comandante in capo, gli Stati Uniti hanno lanciato un attacco potente e mortale contro la feccia terroristica dell’Isis nel nord-ovest della Nigeria, che ha preso di mira e ucciso brutalmente, principalmente cristiani innocenti, a livelli mai visti da molti anni, e persino secoli». Aveva già avvertito i gruppi jihadisti che avrebbero «pagato l’inferno» se non avessero fermato il massacro dei cristiani. Secondo Morigi il governo nigeriano probabilmente colto di sorpresa ha dovuto accettare l’intervento militare di Trump, fornendo le informazioni d’intelligence necessarie e il supporto logistico per dare il via al coordinamento strategico.
Il presidente Bola Tinubu, “sulle prime aveva tentato un sussulto di orgoglio nazionale e tendeva a ridimensionare la natura religiosa della violenza, attribuendola al banditismo o a conflitti legati alle risorse e al cambiamento climatico”, tuttavia la Nigeria era già finita nella lista del Dipartimento di Stato Usa come Paese di particolare preoccupazione per la libertà religiosa. E alla Casa Bianca già si parlava di un genocidio dei cristiani, una minaccia esistenziale più che una semplice persecuzione: senza calcolare le vittime delle stragi degli anni precedenti, di cui è diventato un simbolo don David Tanko, morto martire due anni fa nello Stato di Taraba, nel solo 2025 in Nigeria risulta che siano stati uccisi più di 7mila cristiani. Il 13 giugno scorso, nello Stato di Benue, circa 200 cristiani sono stati trucidati nella piazza del mercato di Yelwata. Un vero e proprio sterminio avvenuto nell’indifferenza generale, mentre gli attacchi al grido di “Allahu Akh-bar” contro le chiese, il clero e le istituzioni ecclesiali sono ormai all’ordine del giorno. Morigi conclude il servizio descrivendo le varie milizie armate protagoniste del massacro dei cristiani nei vari blitz nei territori del Nord Nigeria. Infine, Mauro Zanon, offre un interessante intervento polemico nei confronti delle comunità internazionali. (La Comunità internazionale tace. All’Onu tutti in silenzio perché davanti alle stragi non si sono mai mossi, 27.12.25, Libero) Un genocidio negato e dimenticato in Africa, il grido d’allarme inascoltato e raccolto soltanto dagli Usa. Ora che non sono coinvolti i palestinesi, le istituzioni sempre pronte a mobilitarsi per tutte le cause sono assenti.
È “Un silenzio assordante. È quello della comunità internazionale, Onu e Unione europea, sugli attacchi del 25 dicembre condotti dagli Stati Uniti contro l’Isis nel nord-ovest della Nigeria, nello Stato di Sokoto”. Un silenzio non solo imbarazzante, ma rivelatore di un’ipocrisia profonda, di una cecità ideologica che dimostra come, per una certa élite occidentale, esistano vittime di serie A e vittime di serie B, i cristiani. Zanon, sottolinea come l’inquilino della Casa Bianca, “non ha mai avuto paura di chiamare il problema con il suo nome: terrorismo islamico. Una definizione che, per ideologia e politicamente corretto, sembra diventata impronunciabile in Europa. Meglio parlare di “instabilità”, di “conflitti locali”, di “tensioni intercomunitarie”, tutto pur di non riconoscere che in Nigeria è in corso una vera e propria campagna di violenza jihadista, con una chiara matrice ideologica e religiosa”.
Anche il servizio di Zanon sviluppa un resoconto dei continui attacchi terroristici islamisti nei confronti dei cristiani, finora quasi sempre ignorati. Infatti, anche Zanon evidenzia come su questi massacri c’è un silenzio profondo, soprattutto da parte dell’Europa e delle sinistre occidentali, sempre pronte a mobilitarsi per ogni causa, a partire da quella palestinese per odio anti-Israele, tranne quando la persecuzione colpisce i cristiani. Anche questo attacco avrebbe dovuto suscitare reazioni, prese di posizione, sostegno. Invece nulla. Nessuna mobilitazione europea, nessuna voce indignata dei grandi organismi internazionali, nessuna attenzione mediatica paragonabile ad altri scenari di crisi. Come se la Nigeria non esistesse. O, peggio, come se le sue vittime non contassero.
a cura di DOMENICO BONVEGNA
