Referendum separazione carriere: Si vota in due giorni. Che palle

Il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto legge per lo svolgimento del referendum sulla giustizia in due giornate, domenica e lunedì. Dicono che in questo modo i votanti dovrebbero essere di più. Comprendiamo, pur non essendoci il quorum come nei referendum abrogativi, l’eventuale disagio se a votare si recassero quei pochi, e forse anche meno, che hanno votato alle ultime elezioni regionali. Ma crediamo che la decisione di partecipare o meno alla  consultazione non sarà dettata dall’avere più tempo per votare, ma dall’interesse verso lo strumento e il quesito.

Ci viene in mente la maggior parte dei Paesi occidentali, dove si vota solo un giorno e anche feriale (martedì in Usa e giovedì in Uk). O, anche, l’India, dove le ultime elezioni sono durate 44 giorni. Il nostro Governo ha deciso che siamo una via di mezzo tra l’Uk/Usa e l’India.

Le elezioni che durano due giorni significa anche che costeranno quasi il doppio se, invece fossero solo di un giorno. Che le scuole saranno chiuse un giorno in più (chissà perché bisogna continuare a votare nelle scuole, eppure edifici pubblici per ospitare le urne ce ne sarebbero a iosa oppure, perché no, seggi nei centri commerciali… voto e shopping una bella accoppiata al passo coi tempi).

Ma rassegniamoci, non è da mo’ che quello che passa nella testa, nei portafogli e nei desideri degli elettori ha sempre meno a che fare con i desiderata dei politici nelle istituzioni. Scommettiamo che i partecipanti al voto saranno sempre meno? Anche perché, per impedire che ciò accada bisognerebbe che gli attori del Si’ e del NO non facessero il tifo pro o contro il governo, ma spiegassero (senza prendere in giro, come già oggi aleggia in alcune propagande in corso) cosa cambierebbe con la separazione delle carriere.

Intanto, che palle! Possibile che nessuno riesca a essere attrattivo?

 

Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc