No, non ha niente a che fare con Beniamino Zuncheddu, il pastore sardo condannato per omicidio e che dopo 33 anni di galera, rivisto il processo grazie alla testardaggine del partito radicale (altrimenti ora chissà dov’era ancora…), è stato riconosciuto innocente e oggi lotta per farsi dare il dovuto rimborso da uno Stato che fa di tutto per non darglielo (1).
No, non ha niente a che fare col caso Emanuela Orlandi, sparita nel 1983 e che proprio in questi giorni, dopo 45 anni è tornata alle cronache ché forse qualcuno sa qualcosa che in questi anni non aveva detto (2).
No, non ha niente a che fare neanche col caso Garlasco, dove c’è già un colpevole in galera per una ragazza uccisa nel 2007 e su cui ci sono dei dubbi… tormentone mediatico e legale di ogni tg o giornale o talk show dove tutti, proprio tutti, dicono la propria in materia.
No, non ha niente a che fare col caso del signor Mario Rossi, forse ingiustamente sanzionato dallo Stato per qualche milione di lire nel secolo scorso, ma che, vita rovinata, ha mollato perché non aveva soldi per continuare i vari gradi di giudizio ed è vissuto in povertà dopo una vita rovinata.
E’ la Tim che, dopo 27 anni, per un contenzioso civile del 1998, ha avuto giustizia dalla Cassazione (3), dopo sentenze ordinarie, Corti d’Appello, Consiglio di Stato, Tar del Lazio, Corte di Giustizia europea… Non avrebbe dovuto pagare un canone di mezzo miliardo di euro (traslati tali dalle vecchie lire) allo Stato, post liberalizzazione tlc, e con interessi e rivalutazioni ora incassa 1 miliardo di euro dallo stesso Stato, già previsti nell’attuale legge di Bilancio in via di approvazione… cioè pagata da noi contribuenti, verso i quali ci sono (sempre in legge di Bilancio) molte palesi difficoltà a destinare un po’ di soldi per questo o quell’altro deficit. Un pagamento che è bene ricordare rappresenta una sorta di partita di giro dello Stato verso se stesso, visto che oggi Tim è tornata sotto il monopolio pubblico tramite Poste (4).
Brividi di freddo sulla schiena
Ovviamente la Tim (già Teti, Sip, Telecomitalia… sempre “roba” di Stato) ha ragione, ma c’è sempre speranza. Qualcuno fra qualche decina d’anni (ventina, trentina, quarantina….) potrà obiettare su questa legittimità e lo Stato farà causa per riavere questo miliardo? Difficile, visto che lo Stato dovrebbe fare causa a se stesso… ma, mai dire mai… questa fiera della giustizia (con la “g” minuscola) non ha limiti, decori, razionalità ma, per l’appunto, è un “mercante in fiera”, come quello che ci apprestiamo a giocare in queste vacanze coi nostri cari.
Ventisette (27) anni. Quanto quelli di un figlio cresciuto e che forse ci ha resi nonni. Noi che ci lamentiamo perché il giudice di pace ha fissato al 2030 l’udienza per un ricorso contro una multa del codice della strada (5). Pinzillacchere.
Questo è il contesto in cui ci avviciniamo a marzo quando si dovrebbe tenere il referendum sulla separazione delle carriere dei giudizi. Questione che ci dicono c’entri poco coi 27, 45, quasi 30 anni e 5 anni di sopra. “Dicono”. Lo dicono quelli che chiedono di votare NO, magistrati in prima fila, perché la giustizia (sempre “g” minuscola) funziona come dovrebbe. Mentre quelli che chiedono di votare SI’ (6) si sperticano sulle motivazioni intrinseche del quesito referendario, pur se affiancati da quelli che ci vogliono far credere che tutto questo accade solo grazie al “meraviglioso” esecutivo che ci governa.
Brividi di freddo sulla schiena
Qualunquisti, populisti, razionali, illusi, utopisti, amici di questo o quell’altro? Non lo sappiamo e non ci interessa. Sappiamo solo che viviamo nel Paese della giustizia (la solita “g” minuscola) che abbiamo ricordato sopra. Così come sappiamo che qualunque movimento tellurico al nostro sistema giustizia non possa che essere benefico. Pur se ci viene il dubbio che il prossimo referendum possa diventare un terremoto.
E – proprio da associazione di consumatori – ci viene il dubbio: ma una class action contro lo Stato per aver penalizzato il maggiore operatore di tlc, che non può che essersi rifatto su noi consumatori con le sue esose tariffe, compromettendo anche la dinamica di liberalizzazione del settore… Ma il dubbio, subito passa: le class action in Italia le hanno fatte finte, ché il legislatore, d’accordo con se stesso e le potenziali vittime private, le ha rese vacue e inutili… figurati che quelle contro lo Stato, se le vinci, non ti danno un centesimo, ma solo la soddisfazione di aver fatto giustizia.
Tutto finto? O al massimo accessibile dopo 27 anni se ti chiami, ed hai i soldi di Tim e non sei Mario Rossi?
Coma, putrefazione o speranza? Forse l’occasione della campagna referendaria di marzo per parlarne….
1 – https://www.partitoradicale.it/campagna-giustizia-giusta-per-beniamino-zuncheddu/
3 – https://www.aduc.it/notizia/tim+avra+miliardo+rimborsi+dallo+stato+cassazione_141851.php
4 – https://www.aduc.it/articolo/mercato+energia+tlc+monopoli+oligopoli+antitrust_39859.php
5 – https://www.aduc.it/articolo/giustizia+crisi+giudici+pace+coma_40358.php
6 – https://www.aduc.it/articolo/separazione+carriere+magistrati+duro+colpo+alla_40318.php
Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc
