IL PUNGOLO: JIMMY LAY CONDANNATO DAI GIUDICI COMUNISTI DI XI JIMPING

La notizia trapela timidamente sui giornali italiani, i tiggi non pervenuti, nessuna protesta o manifestazione in piazza, ma neanche la Destra si scalda un po’ per Jimmy Lay imprenditore ed editore cattolico di Hong Kong. Dopo oltre 1.800 giorni in carcere, l’editore dell’Apple Daily è stato riconosciuto colpevole di collusione con forze straniere e sedizione sotto la legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino.

A 78 anni, malato e in isolamento, rischia l’ergastolo Jimmy Lai. Oggi è stato dichiarato colpevole di tutte le accuse contro la legge sulla sicurezza nazionale imposta dal Partito comunista cinese a fine 2020, cancellando ogni libertà conquistata e rivendicata da Lai, simbolo della repressione di Pechino a Hong Kong. Lai si è sempre dichiarato non colpevole di tutte le accuse, L’imprenditore ha 78 anni e più volte in questi anni gli avvocati e la sua famiglia hanno denunciato il suo stato di salute e il regime di isolamento: la scorsa settimana la figlia ha scritto un editoriale sul Washington Post: “soffre di diabete e ipertensione, l’udito e la vista stanno peggiorando, soffre di infezioni da mesi e soffre di dolori costanti che a volte gli impediscono persino di stare in piedi. Ma il segno più visibile e allarmante della sua situazione è la grave perdita di peso“, ha scritto.

A ottobre suo figlio Sebastien intervistato da Il Foglio (Condannando Jimmy Lai, Hong Kong condanna il simbolo della sua libertà,, 15.12.25, Ilfoglio.it) aveva detto: “Mio padre sta per compiere 78 anni e la sua salute sta peggiorando. Durante tutto questo tempo è stato in isolamento, da solo in una cella. La sua religione è molto importante per lui, e grazie alla sua fede cattolica, grazie a Dio, è ancora forte mentalmente e spiritualmente, ma fisicamente si sta spegnendo. Questo è davvero il momento decisivo. Non so quanto tempo gli resti ancora in quelle condizioni”. Jimmy Lai, che aveva ricevuto in ottobre dalla Bussola il premio “Fatti per la Verità“, ritirato da suo figlio Sebastien, ha ascoltato immobile il verdetto e le parole della giudice Esther Toh che lo ha accusato di aver sempre nutrito «risentimento e odio» nei confronti della Cina.

(Riccardo Cascioli, Jimmy Lai è «colpevole»: esito scontato a Hong Kong di un processo-farsa, 15.12.25, lanuovabussola.it) Nell’aula stracolma erano presenti anche sua moglie Teresa, il figlio Augustin e il cardinale Joseph Zen, vescovo emerito di Hong Kong e lui stesso simbolo della lotta per la libertà di Hong Kong e della Chiesa nonché grande amico di Jimmy Lai, che ha ricevuto nella Chiesa cattolica nel 1997. Una grande folla ha atteso il verdetto anche all’esterno del tribunale, a testimonianza del sostegno della popolazione locale per colui che è considerato il simbolo della battaglia per la democrazia a Hong Kong. L’Ufficio cinese per la sicurezza nazionale con sede a Hong Kong ha rilasciato un comunicato definendo Lai «un burattino delle forze esterne anti-cinesi» che ha tentato una «rivoluzione colorata» nella città.

E di fronte alle proteste internazionali per questo processo che si trascina da tre anni, il ministero degli Esteri cinese ha duramente condannato i Paesi che «diffamano» il sistema giudiziario di Hong Kong, esortando al rispetto della sovranità della Cina. La stessa Cina, bisogna aggiungere, che nel trattato firmato con il Regno Unito per il ritorno dell’ex colonia britannica nel 1997, aveva garantito per 50 anni autonomia a Hong Kong sotto lo slogan “Un Paese, due sistemi”. Promessa, neanche a dirlo, immediatamente tradita e ne è prova proprio la Legge sulla Sicurezza nazionale, con conseguente arresto e processo a Jimmy Lai oltre che ad altri esponenti democratici di Hong Kong. «È un processo farsa e un atto vergognoso di persecuzione», ha commentato il verdetto odierno Beh Lih Yi, direttore dell’area Asia-Pacifico della Commissione per la Protezione dei Giornalisti: «La sentenza sottolinea il totale disprezzo di Hong Kong per la libertà di stampa – ha affermato – L’unico crimine di Jimmy Lai è quello di dirigere un giornale e difendere la democrazia». «Oggi è un giorno buio per chiunque crede nella verità, nella libertà e nella giustizia – ha commentato Sebastien Lai, costretto a vivere a Londra. “La condanna odierna è il culmine di una persecuzione da parte delle autorità cinesi e di Hong Kong. Ora spetta al governo britannico difendere questi valori assicurando il rilascio di mio padre, prima che sia troppo tardi”. Bisogna infatti ricordare che Jimmy Lai è anche cittadino britannico.

Non sono un caso i riferimenti a Regno Unito e Usa. Il caso, infatti, ha anche una grossa ripercussione internazionale. Il ministero degli Esteri britannico ha prontamente condannato la «persecuzione politica» di Jimmy Lai, mentre si ricorderà che il presidente americano Donald Trump aveva in ottobre dichiarato di aver sollevato il caso di Jimmy Lai nel corso del vertice con Xi Jinping, chiedendone la liberazione. Anche il governo italiano, in occasione della presenza di Sebastien Lai in Italia per la Giornata della Bussola, ha chiesto la liberazione di Jimmy Lai con un comunicato dell’inviato speciale del Ministro degli Esteri per la promozione della libertà religiosa.

a cura di Domenico Bonvegna