L’avesse detto: Leggetevi la storia vera di Donato Bilancia

Il Corriere ci racconta oggi, dopo cinque anni dalla sua morte la “conversione” di Donato Bilancia, uno degli esseri più spregevoli di cui si è dovuta occupare la cronaca nera di tutti i giornali italiani e non solo. Io non so quanti di voi ricordino i diciassette deliti di cui é macchiato uno dei più sadici serial killer del nostro Paese.
Premetto che non credo. E comunque ho sempre dubitato dei pentimenti di personaggi del genere. Ma non sono affari miei. Il prete che lo ha confessato ora ci racconta che l’assassino gli avrebbe chiesto di gettare le proprie ceneri nell’immondizia. E addirittura che pregava Dio, prima di spedirlo all’inferno, di concedergli di passare dalle sue vittime per chiedere loro scusa.
A tutti i timorati di Dio, che leggendo il Corriere di oggi, magari si sono pure commossi. A tutti quelli che non ricordano bene la storia di questo delinquente e dei suoi terribili omicidi, consiglio di leggere il libro di Carlo Piano, il Torto, diciassette gradini verso l’inferno (265 pagine, Edizioni e/o, euro 18,50).
Carlo, a mio giudizio, é l’opera meglio riuscita di suo padre, Renzo Piano, l’architetto italiano più famoso nel mondo.
Con un cognome così, Carlo ha capito subito che studiare architettura non era cosa e ha scelto di fare il giornalista. Mestiere che sa fare benissimo.
Da inviato speciale e capo della redazione di Genova de il Giornale, si è trovato travolto dal caso Bilancia, il quale ha commesso quasi tutti i suoi delitti in Liguria. Quando finalmente venne arrestato nei primi mesi del Duemila e condannato a tredici ergastoli, Piano ha avuto la pazienza, quella che hanno solo i bravi cronisti, di leggersi novantamila pagine di verbali, sessantacinque faldoni di documenti e ottanta fascicoli di intercettazioni telefoniche.
È nato così questo libro, vi consiglio di leggerlo, che l’autore ha trasformato in un racconto, preciso, freddo e distaccato sulla follia di questo killer incapace di spiegare perché uccideva.
Nicola Forcignanò