Dal successo in Thailandia all’infortunio: le tappe del trionfo di Marquez in MotoGP

La stagione che ha incoronato Marc Marquez campione del mondo è destinata a essere ricordata come una delle più singolari della storia recente della MotoGP. Il pilota spagnolo, alla sua prima annata completa in sella alla Ducati ufficiale, è riuscito a conquistare il titolo iridato nonostante abbia interrotto la propria corsa a quattro gare dal termine per un infortunio alla spalla. Un cammino segnato da rimonte spettacolari, prove di forza, gestione dell’usura mentale e fisica e una costanza ad altissimi livelli che, sin dalle prime battute, ha messo in mostra la rinascita del campione di Cervera.

Il primo segmento della stagione è stato caratterizzato da una crescita progressiva. Marquez ha sfruttato al massimo l’adattamento rapidissimo alla nuova moto, confermando le sensazioni positive emerse nei test invernali. Pur non dominando fin da subito, lo spagnolo ha collezionato podi e piazzamenti che gli hanno consentito di rimanere nelle zone alte della classifica, capitalizzando anche gli errori e le difficoltà dei principali rivali. Le gare europee, tradizionalmente decisive per comprendere i valori del campionato, hanno rappresentato il momento di svolta, con risultati sempre più solidi che hanno permesso al pilota Ducati di mettere pressione costante alla concorrenza.

Il vero punto di rottura dell’annata è però arrivato nella seconda metà del mondiale, quando Marquez ha iniziato a inanellare una serie di prestazioni dominanti. Tra le gare cruciali va ricordato il successo in Thailandia, una vittoria che ha rappresentato simbolicamente il passaggio da contendente a favorito assoluto per il titolo. Su un circuito tecnico e particolarmente selettivo come quello di Buriram, lo spagnolo ha mostrato un livello di competitività nettamente superiore, imponendo un ritmo che nessuno è riuscito a replicare. La capacità di mantenere lucidità nei duelli diretti, unita alla gestione perfetta delle condizioni miste, ha confermato la piena maturazione del legame tra Marquez e la Ducati.

Le vittorie ottenute tra Asia e Oceania hanno consolidato un margine in classifica che si sarebbe rivelato decisivo. Anche nelle gare in cui non è salito sul gradino più alto del podio, Marquez ha dato prova di un’efficacia quasi chirurgica, evitando rischi inutili e massimizzando ogni occasione. È stato proprio questo approccio, più ragionato rispetto a quello delle prime fasi della carriera, a consentirgli di creare un vantaggio tale da resistere agli imprevisti dell’ultima parte di stagione.

L’episodio che ha cambiato il finale del campionato è arrivato però improvvisamente: un infortunio alla spalla, peggiorato nel corso dei mesi, ha costretto Marquez allo stop definitivo a quattro gare dal termine. Una decisione obbligata per evitare aggravamenti, ma che ha alimentato inevitabili tensioni e interrogativi sulle sue condizioni fisiche. Nonostante l’assenza, il margine accumulato era sufficiente per mettere al sicuro il titolo, complice la mancanza di continuità degli avversari nelle prove conclusive. Una situazione rara in MotoGP, che testimonia però la superiorità dimostrata dal pilota per gran parte dell’anno.

Il successo dello spagnolo, in ogni caso, non sorprende gli analisti del settore. Di sicuro l’affermazione di Marquez non è stata una sorpresa: già da inizio campionato le indicazioni degli addetti ai lavori e le quote sulla Moto GP andavano in direzione di un trionfo da parte dello spagnolo e con ogni probabilità sarà così anche nel 2026. D’altronde, la stella della Ducati ha vinto nonostante i problemi alla spalla si facessero sentire anche prima dell’ultimo stop forzato. Le sue condizioni saranno uno dei temi dominanti della prossima stagione, ma le previsioni indicano che, con il recupero completo, Marquez rimarrà il punto di riferimento assoluto della categoria.