La censura è viva e lotta insieme e contro noi

“Più Libri Più Liberi,” fiera del libro in corso a Roma. Non c’è giorno che qualcuno non si tiri indietro, magari anche “solo” per la presentazione di un libro e non per dismettere uno stand già allestito, per rilevare la propria differenza con una casa editrice presente in fiera,  specializzata in autori che parlano non in modo critico e di condanna di fascismo e nazismo.

Guardiamo la vicenda senza ideologia e – ogni esperimento aiuta – capovolgiamo le parti presunte buone con quelle presunte cattive: emerge che è in corso una sorta di gara a chi si fa notare o meno per le proprie scelte (“mi si vede meglio se ci sono o se non ci sono”). Nel mentre la casa editrice nel mirino è più che mai sulla cresta dell’onda mediatica e, immaginiamo, economica: quanti amanti delle loro edizioni, che magari prima leggevano e acquistavano “con discrezione” e/o “giri particolari”, si sentono ora legittimati e fieri di mostrarsi?

Aggiungiamo a questo le schiere di inviati dei media che, a chiunque passa o gli viene in mente ché possa avere un nome che richiami qualcosa, chiedono la loro opinione, e questi “opinionisti” replicano gratificati in nome dell’antifascismo militante o del liberalismo posato.

Un circo mediatico e politico, come tanti di quelli che si aprono e si chiudono nell’oggi dell’informazione.

Insomma, anche se tanti hanno difficoltà nell’ammetterlo, tutto ruota intorno ad una parola: CENSURA.

Già sentiamo l’eco: “ma la nostra Costituzione è antifascista”… e che c’entra, visto che la stessa Costituzione e per la libertà di espressione? “Libertà d’espressione per tutti, ma non per fascisti e nazisti”, la vocina. E perché no? Forse che le affermazioni (e spesso anche le azioni) di alcuni nostri alleati europei e di oltre Atlantico, nonché di alcuni gruppi politici legittimi in Italia non sono fasciste o naziste?  Esempi e fatti a iosa. Tutti con una caratteristica: finché parli, mi tengo il mio schifo o il mio entusiasmo… che posso anche esplicitare, quando agisci nel nome di queste parole, il codice penale non deve far altro che essere applicato…. e se vedi che viene ignorato, fai bene a pretendere che non lo sia. C’entra forse il codice penale nella vicenda della fiera romana? Non ci sembra….

Ribadiamo, tutto ruota intorno alla parola CENSURA. Che quando viene applicata, provoca disastri di ogni tipo, dove i limiti della  razionalità (anche costituzionale) si confondono con quelli della barbarie.

il metodo per non creare problemi di qualunque tipo? Non usare mai la CENSURA. Che – pare (satira) – sia una delle prerogative (almeno su carta) dei regimi che fanno sì che il Pianeta non esploda… per quanto brutto questo Pianeta ci possa sembrare.

 

Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc