“Metodo Cuzzocrea” è il nuovo instant-book del giornalista Enzo Basso che svela tutti i retroscena giudiziari che hanno portato al sequestro della somma di 1,6 milioni di euro a carico dell’ex rettore di Messina, Salvatore Cuzzocrea.

Disponibile su Amazon, edicole e librerie, il libro racconta in centocinquanta pagine, la genesi dell’inchiesta partita dalla denuncia del sindacalista Uil Paolo Todaro, che ha visto impegnata anche l’Fbi americana e la polizia inglese e svizzera per accertare la falsificazione delle fatture portate a rimborso dal rettore di Messina, che risultava essere responsabile scientifico di ben venti progetti di ricerca finanziati, oltre che da aziende farmaceutiche, anche dalla Regione Sicilia, dal Ministero della Ricerca Scientifica e dal Ministero dello Sviluppo economico.

Il viaggio inchiesta riannoda anche i fili storici che hanno portato all’elezione di Salvatore Cuzzocrea rettore e scava fino a ventotto anni fa, quando nell’aprile del 1998 esplose “Il Caso Messina”, l’indagine della commissione nazionale antimafia scaturita dopo la violenta morte dell’endoscopista Matteo Bottari.
“Il monito dell’Antimafia, costruire una rete di anticorpi, è rimasto inascoltato” scrive Enzo Basso. “Le indagini di oggi sono i nodi irrisolti venuti a galla allora…”
Il libro analizza anche documenti inediti relativi alle inchieste sul nepotismo e sulle lauree-facili nell’ateneo messinese, e ripercorre le tappe di alcuni personaggi, magistrati e imprenditori, finiti nella denuncia pubblica di Niki Vendola, che aveva definito il sistema di potere di Messina un vero “Verminaio”.

Ma la sorpresa finale è che, nonostante la fortissima movimentazione bancaria dei rimborsi operati dall’Università di Messina negli ultimi quattro anni, una media di 40mila euro al mese, i finanzieri hanno trovato i conti correnti quasi prosciugati: molti bonifici erano indirizzati alla scuderia Divaga srl, l’allevamento equestre di Viagrande che fa capo alla moglie e alla mamma dell’ex rettore.
