Sport e profitti. Riconsiderare tutto

Le società sportive, soprattutto del calcio, sono fonte di profitti e problemi. Note le vicende di molte fallite, altre con debiti notevoli e – appannaggio di recenti cronache criminali – ricadute su tifoserie, talvolta organizzate come associazioni criminali. Approfondimenti e curiosità su qualunque motore di ricerca in Internet.

Proprio in questi giorni l’agenzia di rating Standard & Poor’s (S&P) ha declassato (1) al livello più basso (“spazzatura”) la stablecoin di Tether, gli amici di Trump che dovevano salvare la Juventus. Per il settimanale The Economist, Tether è “il paradiso di tutti quelli che vogliono riciclare denaro sporco”.
Storie come queste sono all’ordine del giorno.

I tifosi di queste squadre sono sempre in ansia rispetto alle traversie di investitori e padroni della varie società. Tifosi che, basta andare in un qualunque bar d’Italia, non hanno certamente ricadute economiche dirette, animati solo da passioni spesso nate quando erano molto giovani. Poi ci sono alcune categorie di tifosi che, esasperati per propri turbamenti, talvolta sono nelle cronache criminali e di ordine pubblico.

Resta il fatto che lo sport (quello che seguiamo alle Olimpiadi, in particolare) è qualcosa di diverso. La differenza tra dilettantistico e professionale è questa differenza. Con il primo – dilettantistico – che è lo sport che ci insegnano fin da bambini, nel cuore e nel fisico. Con il secondo – professionale – modellato per dare maggiore soddisfazione nei risultati, con un contesto economico che usa il profitto per questi risultati che, sembra, siano molto graditi per capire fin dove l’essere umano si può spingere con la propria corporalità.

Sono svariate le iniziative per dotare, per esempio, le nostre comunità di stadi e arene, ormai assurte a livello di “colossei”. In un contesto dove di frequente gli stadi potrebbero anche non esserci, visto che le tifoserie (anche politiche) impediscono gli spettacoli quando qualcuna delle parti in gioco non è di loro gradimento.

Dobbiamo rassegnarci a vivere lo sport così come respiriamo aria inquinata? Cioè con scarse alternative?

Crediamo che un ripensamento e rivalutazione, anche economica (fino a quando converrà la situazione attuale?) dello sport debba essere fatta. Ovviamente non è possibile cancellare in un sol colpo tutto il marcio dello sport (annidato soprattutto in quello professionale).
Ognuno, pubblico o privato, dovrebbe riconsiderare le proprie priorità, in un mondo in cui gli sportivi in gara si danno la mano alla fine della prestazione, e non godano di aver distrutto (anche fisicamente) i propri avversari.

1 – https://www.aduc.it/articolo/tether+rumoroso+socio+della+juventus+declassato_40278.php

Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc