A SCREEN HAS NO EDGES
Personale di Emanuela Moretti a cura di Gianlorenzo Chiaraluce
presso Studio Orma, Roma, Via Francesco Amici 10, 00152
Inaugurazione: 10 dicembre 2025, ore 18
Date: dal 10 dicembre 2025 al 12 febbraio 2026
Orari: giovedì, venerdì, sabato dalle 17 alle 20 o su appuntamento

Il 10 dicembre 2025 inaugura la personale di Emanuela Moretti a screen has no edges, l’occasione per presentare il nuovo spazio romano Studio Orma.
Studio Orma è un neonato spazio espositivo dedicato all’arte contemporanea, nel cuore di Monteverde. Fondato da Edoardo Innaro e Marco Celentani, si è generato grazie a una fitta rete di collaborazioni tra giovani creativi attivi in diversi ambiti. Studio Orma è pensato come un “laboratorio umano”, dove l’arte è strumento di sperimentazione e coltivazione antropologica. È un ibrido tra artist-run space, project room e galleria: incontro, dialogo e tessuto relazionale sono il cuore dell’attività dello studio.

Il nome dello spazio allude a una dimensione arcaica dell’espressione. Il programma espositivo di Studio Orma si concentra sulla nuova generazione di artisti under 30, con particolare attenzione a linguaggi emergenti e a formati che sfidano le convenzioni.
Studio Orma privilegia progetti site-specific volti a trasformare lo spazio e a indagarne le possibilità formali, muovendo da un interrogativo di fondo: quali sono i limiti di una stanza?

La mostra a screen has no edges, personale di Emanuela Moretti, ricostruisce un interno domestico, al tempo stesso familiare e conturbante. Lo abitano forme amorfe, simulacri di un corpo femminile frammentato che sembra deformarsi nel tentativo di vivere più esistenze simultanee. Il corpo si espande nello spazio come un organismo ibrido: distinguiamo vertebre meccaniche che ricordano la morfologia di insetti.
Lo spazio è popolato da oggetti quotidiani – una tenda, un lavabo, uno specchio – che rimandano a una doppia dimensione, interiore ed esteriore. Sulla tenda è stampata la nuca di una ragazza, immagine sospesa tra intimità e distanza, tra presenza e riflesso. Il curatore Gianlorenzo Chiaraluce spiega: «La tenda, solitamente concepita per filtrare una finestra, in realtà non copre nulla: dietro vi è solo un muro. La sua funzione è quindi simulata, illusoria, rivolgendosi a un’apertura che effettivamente non esiste. Più in generale, dunque, si fa riferimento all’interiorizzazione di un’esperienza di comunicazione e compenetrazione tra spazi interni ed esterni».

Il titolo della mostra – a screen has no edges – allude a un’immagine senza limiti né tracciati definiti. L’artista indaga la superficie dello schermo come una nuova epidermide, un piano di contatto e di frizione in cui realtà, corpo e rappresentazione si confondono. «Lo schermo diventa una protesi vitale, un’estensione della percezione potenzialmente prolungabile all’infinito. Un tritacarne di stimoli e immagini – afferma Chiaraluce – che mescola frammenti di vita nostra e altrui, un dispositivo che filtra e restituisce un mondo riflesso».
In mostra, le sculture assumono l’aspetto di organismi meccanomorfi: strutture leggere, vertebre modulari che ricordano una spina dorsale, ossatura e insieme infrastruttura di un corpo in continua mutazione. Su queste superfici si innestano stampe digitali di pelli e frammenti epidermici: immagini sgranate, a bassa definizione, che rivelano la loro origine digitale. Non simulano la realtà, ma la reinterpretano come una pelle artificiale composta da pochi pixel, livida, attraversata da vene e residui di sangue.
Accanto a questi elementi, lo specchio e il lavandino – reali o fotografici – diventano allegorie della cura di sé e dell’ossessione per l’immagine. Le ciglia finte applicate su superfici riflettenti evocano le particelle di polvere e di pelle che ognuno lascia nell’ambiente, tracce del nostro passaggio e della nostra presenza nello spazio.

La mostra si interroga su un tema radicale: qual è oggi la vera immagine di noi stessi? È quella che si frammenta in mille fotogrammi digitali, o quella che esiste nel contatto diretto con l’altro? L’opera di Moretti costruisce un ambiente in cui la dimensione fisica e quella iperreale si sovrappongono, come nel flusso continuo delle immagini generate dall’intelligenza artificiale, dove il reale si fonde con il fittizio fino all’allucinazione.
La modularità delle sculture – vertebre concatenate, superfici riproducibili all’infinito – riflette il modo in cui oggi costruiamo e moltiplichiamo le rappresentazioni del corpo, aggiungendo incessantemente blocchi e livelli a un grande organismo digitale. Come sottolinea il curatore, «l’opera di Moretti mette in scena il paradosso della nostra epoca: una realtà meccanizzata, industriale e siderurgica che, pur negoziando incessantemente la sua materialità, tenta ancora di conservare un residuo carnale».
“a screen has no edges” è una riflessione sul corpo contemporaneo e sulla sua immagine, un corpo che si smembra e rigenera abitando uno spazio sempre più ambiguo.
Emanuela Moretti
È nata nel 1990 a Tagliacozzo (AQ). Si è diplomata all’Istituto Statale d’Arte di Avezzano e prosegue la preparazione artistica presso l’Accademia di Belle Arti di Frosinone, ottenendo la laurea di primo livello in Scultura e di secondo livello in Decorazione.
La sua pratica artistica si concentra sulla capacità di trasformazione e reinterpretazione dell’ambiente domestico e del paesaggio urbano, indagando il legame tra corpo umano e spazio intimo, sia nel suo aspetto reale che in quello iperreale. Il corpo, infatti, rappresenta la prima abitazione che occupiamo e il primo luogo che viviamo ed esploriamo. Le opere si distinguono per l’accostamento di metalli, elementi organici come il sapone e parti corporee estratte dal contesto digitale, dando origine a protesi che intrecciano strutture e membra, creando innesti singolari. Tra le mostre a cui ha preso parte ricordiamo 13/10/2024 – 17/11/2024 “Umwelten ambienti”, Parco di Veio, Roma; 04/09/2023 – 15/10/2023 XXXIV° Biennale d’Arte Contemporanea di Alatri, “Labirinti Possibili”, Alatri (FR); 08/09/2022 – 7/10/2022 Esposizione, PN, La NUOVA PESA.
