Il paventato accorpamento dei licei Galileo e Michelangiolo di Firenze ha dato il via a proteste e manifestazioni di piazza, con il pretesto del prestigio e della tradizione messi in discussione dal provvedimento amministrativo che si prospetta. Sembra proprio che non si comprenda, da parte di alcuni, che la programmazione delle risorse scolastiche, e tra queste le sedi, il personale, i fondi, deve necessariamente fondarsi su parametri quantitativi che solo in parte possono essere derogati.
Le scuole medie superiori, per quante lapidi possano esporre nei corridoi, non sono accademie culturali, ma istituzioni vive, di pertinenza dello Stato, che nel tempo cambiano, come cambiano i programmi didattici, le persone che li trasmettono, i contesti sociali e culturali in cui sono tra le componenti attive.
La starnazzata da cortile dei dirigenti scolastici dei due più prestigiosi licei classici fiorentini rende evidente che la autoproclamatasi lotta per difendere importanti tradizioni culturali altro non è che una delle solite adunate di retroguardia per difendere piccoli privilegi e qualche nostalgia di pensionati.
Altre e per certi versi anche più importanti scuole superiori fiorentine, non solo licei (Dante, Salvemini, Duca d’Aosta, ITI Leonardo da Vinci), hanno visto negli anni accorpamenti e riallocazioni, di solito in conseguenza delle dinamiche demografiche, accompagnatesi spesso alla banalizzazione dell’offerta didattica e della qualità dell’insegnamento, come segnalerebbe il fatto che l’aumento delle preferenze per uno dei due istituti tirati in bazzica sia dovuto alla minore selezione meritocratica colà vigente.
Insomma, la solita firenzina invoca la sua storia, ma non sente le sirene di pericolo.
Riccardo Innocenti, Già Presidente dell’Unione Statistica Comuni Italiani, blogger e collaboratore Aduc
