La giornalista e scrittrice livornese Sandra Mazzinghi continua a far parlare di sé e della propria opera “Danzare nel vuoto” (Editore Scatole Parlanti, Collana Voci) arrivando finalista al Premio Letterario Internazionale Città di Latina che ha visto la partecipazione di oltre 1.100 opere in concorso.
Il romanzo, con la prefazione della Professoressa Ines Testoni, ordinaria dell’Università di Padova, dove è anche direttrice del Master in Death Studies & The End of Life, e scienziata conosciuta a livello internazionale, è ispirato a una storia vera.
Alba è una donna di mezza età che lavora da sempre come ufficiale di Stato Civile del Comune di Villa Fiorensa, una cittadina sulla costa in cui ha trascorso tutta la vita. Da tempo asseconda la tristezza che le hanno portato il fallimento del suo matrimonio e la partenza dei figli ormai grandi verso luoghi lontani, e cerca di combatterla dedicandosi con passione al proprio lavoro, alla ricerca che ormai da anni svolge con interesse scrupoloso per scovare in mezzo ai registri alcuni atti di nascita particolari, che nascondono la nascita di “figli sostitutivi”, bambini venuti al mondo spesso con lo stesso nome di un fratello scomparso prematuramente, un “bambino trasparente” i cui genitori non sono riusciti a rassegnarsi al lutto.
Giovanni, invece, è un uomo affascinante ma introverso, che vive e lavora a Firenze e si imbatte per caso in Alba, incaricata di reperire il suo atto di nascita per consentirgli di sbrigare una pratica burocratica.
Un viaggio, un racconto che esplora temi universali come la famiglia, il dolore e la perdita, ma anche la ricerca di sé. Entrambi i protagonisti, grazie al loro incontro, intraprendono un percorso di crescita personale e di consapevolezza che li porta a rileggere il passato e a ridefinire la loro esistenza.
“La scintilla che mi ha portato a raccontare dei figli sostitutivi è stata durante lo svolgere del mio lavoro. Sono funzionario responsabile degli atti di nascita del Comune di Livorno, mi sono capitati moltissimi bambini con lo stesso nome del fratellino morto, a volte addirittura nati lo stesso giorno.
Mi ha incuriosito molto questo fenomeno e ho cominciato a studiarlo e a documentarmi in merito – ha spiegato l’autrice.
I figli sostitutivi sono quei bambini che vengono concepiti per colmare un vuoto, compensare la perdita di un altro bambino e portano spesso anche lo stesso nome del figlio che non c’è più. Un fenomeno che è stato studiato, a livello scientifico, prima negli Stati Uniti, in particolare a Boston, a partire dagli anni Sessanta, e poi anche in Italia.
Il bambino sostitutivo porta il peso di aspettative e di una sorta di idealizzazione che non riesce a prescindere dal confronto con il fratellino perduto. Ma si parla di figli sostituivi anche in caso di nascite a seguito di un aborto spontaneo o volontario, di un gemello sopravvissuto e persino di figli adottati. Una situazione che trascina con sé ripercussioni dal punto di vista clinico, una zavorra di ansia, difficoltà relazionali, senso di colpa… con cui ad un certo punto diventa necessario fare i conti”.
Tra ‘figli sostitutivi’ ce ne sono alcuni famosi: Salvador Dalì e Vincent Van Gogh. Storie di esistenze affascinanti, spesso tragiche a seconda di come viene elaborato il lutto dai genitori, che questo romanzo ha il coraggio di affrontare trattando il più terribile evento che può accadere in una famiglia. Come si vive sapendo di essere, forse, solo il riflesso di un sogno interrotto?
