IL PUNGOLO: CHE GUEVARA, IL GUERRIGLIERO SANTIFICATO

Non so se ancora nella sinistra si tiene conto del mito Guevara, forse per il momento tiene di più quello della Palestina Libera. Del resto, la sinistra ha sempre costruito icone, nel 1948 sui manifesti del Fronte Popolare c’era quella di Garibaldi.

A più di mezzo secolo dalla sua morte è un’icona pop che trascende la sua vera biografia. Poco importa se quella del Che fosse una rivoluzione senza scrupoli, che aizzasse le fucilazioni, che abbia ucciso un compagno di lotta solo perché non aveva risposto immediatamente al suo saluto. Un “pacifista” che voleva sterminare i nemici di classe. Oggi film e libri ne fanno l’agiografia, il suo volto serve a vendere cappellini e canottiere.

Cliccando su Google, il motore di ricerca, compaiono al nome di Che Guevara 461mila siti. Servirebbero 7.683 ore circa, cioè 300 giorni buoni per vederli tutti. Sarebbe inutile dopo oltre mezzo secolo combattere contro un mito, scrive Angelo Crespi, direttore de Il Domenicale. Sarebbe “come voler disarcionare il buon Garibaldi che cavalca e cavalca in ogni piazza d’Italia da un secolo e oltre, fiero col suo poncho e la barba”. Inutile raccontare per l’ennesima volta la storia del Che. Ci provò Valerio Riva a dire che in verità, Ernesto era persona malvestita e puzzolente (ma col Rolex nuovo al polso), l’uomo che subito dopo la rivoluzione spinse Castro a fare il maggiore numero di fucilazioni, uno di quelli che pensava che i nemici di classe andassero sterminati, uno che freddò con un colpo di pistola in fronte uno dei suoi ragazzi durante la spedizione in Bolivia solo perché dava segni di cedimento e non aveva risposto al suo saluto immediatamente.

Guevara è diventato il Wishinskij dei Caraibi. E’ stato lui a inventare a Cuba il primo campo di lavoro. Fidel Castro che amava la Rivoluzione francese definiva Guevara il Saint-Just de L’Avana. Inutile svillaneggiare il guerrigliero feroce e marxista paradossalmente diventato il simbolo del pacifismo mondiale. Inutile lamentarsi per le varie agiografie. Inutile scrivere che anche la sua icona col basco fu uno sbaglio, un’invenzione di Giangiacomo Feltrinelli. Possiamo sbizzarrirci scrive Crespi comprando ogni tipo di gadget. Il Che viene esaltato in tutte le lingue e c’è stato un periodo che paradossalmente veniva anche apprezzato da certi ambienti giovanili di Destra. Forse non avevano letto il bandito santificato di Andrea Morigi.

DOMENICO BONVEGNA

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