In Sicilia esiste un proverbio che invita a guardare oltre le apparenze: “a squagghiata da nivi si vidinu i pittusa”. Cioè: “quando la neve si scioglie, saltano fuori i buchi”. E a Messina, in campagna elettorale, di neve ne è caduta tanta: slogan da fiera, miracoli annunciati. Gli asini volano, i tram decollano, e i debiti? Puff… evaporati in diretta sui social.

Il Tornado con la Cravatta
Storia di una città intrappolata nell’uso selvaggio del rinvio finanziario.
Messina, città dello Stretto, ha da anni a che fare con un’eredità debitoria che ne condiziona lo sviluppo, ma l’amministrazione guidata da Cateno De Luca (2018-2022) ha rappresentato un capitolo particolarmente controverso nella gestione delle finanze pubbliche. Entrato a Palazzo Zanca come un venditore di sogni in saldo: cravatta allentata, slogan pronti, “SalvaMessina” in tasca come marchio di fabbrica, l’uomo del Nisi promette il miracolo. Una drastica riduzione della massa debitoria da 550 milioni a 120 milioni di euro, attraverso rateizzazioni e tagli agli sprechi. Tutto descritto nel Piano di Riequilibrio Finanziario Pluriennale, compreso l’aggravamento strutturale del bilancio e il trasferimento sistematico dei costi sui cittadini. Passando così dal piano di riequilibrio, al riequilibrio delle poltrone: il passo è stato breve. Cronaca di un capolavoro elettorale.

L’Eredità Debitoria e il Piano di Riequilibrio
All’elezione di De Luca nel 2018, il Comune di Messina ereditava un disavanzo di circa 66 milioni di euro dalle amministrazioni precedenti, inclusi debiti fuori bilancio accumulati per anni. Il Piano di Riequilibrio Finanziario Pluriennale, approvato dal Consiglio Comunale il 27 novembre 2018, prometteva una drastica riduzione della massa debitoria da 550 milioni a 120 milioni di euro, attraverso rateizzazioni e tagli agli sprechi. Tuttavia, la Corte dei Conti, nella sua delibera n. 232 del 9 agosto 2023, aveva espresso perplessità su una “visione dinamica” del piano che mascherava incongruenze, come sottostimati accantonamenti e flussi opachi verso le partecipate. Il piano, originariamente redatto nel 2012 sotto l’amministrazione Accorinti e solo rimodulato da De Luca, è stato approvato definitivamente nel 2023 dopo undici anni di iter, con prescrizioni per sterilizzare rischi di ampliamento della spesa. Eppure, nel rendiconto 2024 – approvato dal Consiglio Comunale l’11 luglio 2025 – emerge un nuovo disavanzo di amministrazione, in violazione dell’articolo 188 del TUEL (Testo Unico Enti Locali), che impone il rientro progressivo dei deficit. Secondo il report del 2023 del revisore Franco Mostacci, «Messina è caso unico in Italia: peggiora il disavanzo durante un piano di riequilibrio». Oggi, nel 2025, il debito residuo si attesta intorno ai 120 milioni, ma con ombre che spingono il totale oltre i 500-600 milioni visibili, inclusi contenziosi e partecipate. Questa traiettoria non è frutto di eventi imprevedibili, ma di scelte gestionali che hanno privilegiato il rinvio: rateizzazioni estese fino al 2033 per debiti come quelli dell’ATO3 (56 milioni di euro) e transazioni parziali, come l’accordo Schipani del 2022, che ha ridotto un credito di 60 milioni a 20 milioni senza estinguere i buchi strutturali.

Le Partecipate: da strumento di risanamento a zavorra finanziaria
Un pilastro della politica di De Luca è stata, quindi, la proliferazione di società partecipate, nate per “efficientare” i servizi ma finite per socializzare perdite e privatizzare asset. Nel 2018, la liquidazione di ATM (Azienda Trasporti Messina) ha trasferito beni netti positivi (15 milioni di euro in autobus e depositi) alla nuova ATM S.p.A., lasciando 40 milioni di debiti al Comune, coperti da accantonamenti annui di 17 milioni (saliti a 29 milioni nel 2025). Similmente, il fallimento di MessinAmbiente (100 milioni di debiti) ha visto crediti e contratti attivi (20 milioni) migrare a MessinaServizi Bene Comune, mentre i 56 milioni dell’ATO3 sono stati scaricati sul bilancio comunale, rateizzati fino al 2033.
Messina Social City, creata nel dicembre 2018 per stabilizzare 540 precari su 1.300 assorbiti, ha generato costi fissi in stipendi per milioni di euro annui, senza evidenti risparmi strutturali. Arisme, l’agenzia per il risanamento urbano nata nel 2019 su emendamento regionale di De Luca, ha acquisito 15 milioni di crediti e 50 milioni di immobili da ATER, ma scaricato 40 milioni di debiti sul Comune.

Nel 2024-2025, De Luca ha imposto una “revisione” dei CdA di tutte le partecipate (AMAM, ATM, MessinaServizi, Social City, Patrimonio, Arisme), con dimissioni di massa e nomine legate al suo partito Sud Chiama Nord. Ironia della sorte: lo stesso De Luca che, in campagna elettorale 2018, definiva le partecipate “bancomat e poltronificio della politica”, ha poi ricostruito esattamente quel sistema. La revisione – annunciata come “tagliando di efficienza” – si è rivelata un rimpasto politico mascherato, confermando i fedelissimi (e finanziatori). Non appare che vi si possano identificare fattispecie degne di rilevanza penale (le donazioni sono legali e trasparenti), ma solleva dubbi di natura etica, sotto il profilo della sussistenza di conflitti di interesse. Questo ha accentuato i legami tra gestione pubblica e finanziamento politico, con la Corte dei Conti che nel 2023 ha criticato “flussi opachi verso le partecipate”. Risultato: un ecosistema di società che, invece di razionalizzare, ha duplicato costi e ritardi. Il “poltronificio” non è stato smantellato. È stato ribrandizzato con il logo: Sud Chiama Nord.

Il Carico sui Cittadini: aumenti fiscali e servizi inadeguati
Le acrobazie contabili hanno avuto un prezzo e lo hanno pagato i messinesi. Tra il 2019 e il 2023, la TARI è aumentata del 15% e l’IMU dell’1,5%, non per migliorare i servizi, ma per tappare i buchi delle partecipate. Solo per i rifiuti il Comune ha dovuto sborsare ogni anno 70 milioni di euro: un fiume di denaro pubblico per tenere a galla un sistema che affonda. Nel 2025, nonostante esenzioni per 700.000-800.000 euro a famiglie a basso ISEE (graduatoria A e B), la TARI resta gonfia, con ritardi nelle riduzioni che penalizzano i più fragili. La differenziata, al 58% nel 2024 (obiettivo 65%), dipende dal lavoro quotidiano dei cittadini, ma i ricavi da CONAI (contributi per tonnellata riciclata) rimangono opachi, senza riduzioni tariffarie evidenti. Sul fronte socio-economico, ZTL e piste ciclabili hanno incrementato il traffico del 24% (dati ISTAT 2025), riducendo il fatturato dei negozi del -18% in aree come Viale San Martino (Confcommercio 2025). I fondi PNRR e FSC, cruciali per il rilancio, sono stati parzialmente dilapidati: 127 milioni FSC persi per scadenze nel 2022, 55 milioni per idrico e depuratori a rischio revoca nel 2026, e 33 milioni per strade slittati al 2026, con un recente mutuo da 6 milioni per “toppe” urgenti che aggrava il debito.

L’eredità avvelenata: tocca a Basile
Un miliardo di debiti, un rinvio istituzionalizzato e una città in ostaggio dei numeri
Dal giugno 2022, quando Federico Basile ha assunto la guida di Palazzo Zanca come successore designato di Cateno De Luca, Messina ha proseguito, dunque, lungo una traiettoria di instabilità finanziaria ereditata, ma con scelte gestionali che ne hanno accentuato le criticità. Difatti, le continue rimodulazioni contabili, gli accantonamenti vincolanti e la dipendenza dalle partecipate, pur avendo evitato un dissesto immediato, i costi enormi di questa operazione, hanno e continuano a gravare sui cittadini. Nel 2025, con un consenso eroso al 50% (73° posto tra i sindaci italiani, Governance Poll 2025) e una maggioranza ridotta da 23 a 13 consiglieri, Basile rappresenta un sistema fragile, mettendo in luce l’incapacità di governare, soprattutto, a lungo termine.

Il disavanzo crescente: da 66 a 116 milioni e oltre
Quando De Luca lasciò Palazzo Zanca nel febbraio 2022 per la candidatura a Taormina, passando il testimone a Federico Basile – suo ex direttore generale), il disavanzo di amministrazione si attestava a 116 milioni di euro, in crescita del 76% rispetto ai 66 milioni del 2018, e un bilancio segnato da 500-600 milioni di debiti visibili e oltre, considerando le “ombre”: Basile ha proseguito sulla stessa scia, aumentando il deficit, culminato in un nuovo disavanzo certificato dal rendiconto 2024 (approvato l’11 luglio 2025 con 12 sì, 13 astenuti e 2 no dal Consiglio Comunale) e un “debito cumulativo” – quello vero, non solo quello “ufficiale” – che supera 1 miliardo di euro (si parte dai 272 milioni di passività consolidate del bilancio 2024 debiti certi, già iscritti, come mutui da 169 milioni con la BEI o fornitori non pagati, e poi gli 800 milioni stimati da debiti fuori bilancio e partecipate, calcolati dalla Corte dei Conti nel 2023 e confermati da Franco Mostacci nel suo report 2025. Sono i contenziosi, i buchi eterni di ATM, Social City e MessinaServizi, le rate dei 56 milioni dell’ATO3 fino al 2033. La Corte li chiama “mina vagante” (mentre da Taormina De Luca continua a “commissariare” le nomine). Lo stesso Basile ha ammesso, in un’intervista a Gazzetta del Sud (agosto 2023), che «il disavanzo è cresciuto per le scelte fatte da De Luca», riconoscendo un’eredità pesante, ma difendendola come base per la continuità.

La polizza, il piano, il trucco e il silenzio
Il Piano di Riequilibrio Finanziario Pluriennale, approvato dalla Corte dei Conti il 31 luglio 2023, non è un lasciapassare. È un avvertimento. La magistratura contabile lo dice chiaramente: non deve diventare un escamotage per eludere il dissesto. E per evitare che lo diventi, ha imposto verifiche semestrali, obiettivi vincolanti e, soprattutto, responsabilità personali per chi fallisce. Non si tratta di sanzioni simboliche: parliamo di danni erariali fino a venti mensilità, ineleggibilità per un decennio e, nei casi più gravi, fino a cinque anni di carcere per falso in bilancio o abuso d’ufficio.
In questo contesto, il Piano non è uno strumento di risanamento. È una polizza assicurativa. Serve a proteggere chi ha governato, non a salvare chi è governato. Perché il dissesto, se dichiarato, non peggiorerebbe nulla: le tasse sono già al massimo (art. 1, comma 169, L. 296/2006), i servizi già ridotti, i margini già azzerati. Sarebbe solo la verità scritta nero su bianco.
I numeri parlano da soli. Il disavanzo, come detto, è passato da 66 milioni nel 2018 a 116 nel 2022. E nel rendiconto 2024, un nuovo buco è stato certificato. Le corse degli autobus sono diminuite del 30%, il welfare arriva a singhiozzo, la raccolta differenziata la fanno i cittadini, spesso senza supporto. E le partecipate, che dovevano essere “chiuse” perché bancomat della politica, sono state rilanciate e riempite. Da De Luca, proprio lui. Lo stesso che le condannava nei comizi, le ha usate come moltiplicatori di consenso. Le ha trasformate in aziende pubbliche con migliaia di assunzioni, stabilizzazioni, trasferimenti milionari. Non per efficienza. Per fedeltà.

Il “risanamento” si è rivelato un gioco di prestigio: socializzare le perdite, privatizzare i profitti politici. Il debito non è stato saldato. È stato spostato in avanti, come una rata che non si riesce a pagare, ma che si continua a rinnovare. E il rinvio, da strumento tecnico, è diventato una strategia di sopravvivenza politica.
Perché il dissesto non si dichiara? Perché chiunque lo facesse, dopo De Luca e Basile, aprirebbe il vaso di Pandora: i debiti nascosti emergerebbero, la Corte dei Conti aprirebbe i fascicoli, e le responsabilità tornerebbero a galla. Il Piano di Riequilibrio è il paravento dietro cui si nasconde una verità che nessuno ha il coraggio di scrivere, ma che tutti, ormai, vivono ogni giorno. Il dissesto non è una minaccia futura. È già qui. E il silenzio che lo circonda è la sua forma più sofisticata, ma la “neve si sta sciogliendo”.
La Gabbia di Gianni & Pinotto
Ma sarebbe troppo comodo chiudere qui, puntando il dito solo su “Gianni e Pinotto”. Perché c’è un altro attore in scena, più silenzioso ma altrettanto determinante, anche se non giustifica e non ha originato le azioni e le scelte dei due, ma ne aggrava le conseguenze: l’Unione Europea. Con il Patto di Stabilità, il pareggio di bilancio, i vincoli sulle spese correnti, Bruxelles ha costruito una gabbia normativa che non imprigiona solo i Comuni, ma soprattutto i cittadini. Le regole sono distopiche nella loro razionalità apparente: impongono austerità anche dove servirebbe ossigeno, tagli dove servirebbe cura, silenzio dove servirebbe verità.
E i sindaci? Invece di spiegare che certe scelte non dipendono da loro, si nascondono dietro quelle stesse regole. Perché criticarle apertamente significherebbe mettere in discussione l’intero impianto europeo. E questo, politicamente, non possono permetterselo. Meglio fingere che sia tutto sotto controllo. Meglio piegare la schiena, abbassare lo sguardo e usare il vincolo come alibi. Meglio continuare a fare i propri affari — clientelismo, nepotismo, opacità — sulle spalle di chi paga, ogni giorno, con tasse al massimo e servizi al minimo. E quando tutto verrà a galla, quando i conti non torneranno più nemmeno sulla carta, quando il dissesto sarà finalmente dichiarato, ci sarà sempre una frase pronta, già confezionata:
“Ce lo chiedeva l’Europa”.
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Fonti Istituzionali:
- Disavanzo Comunale (da 66M€ 2018 a 116M€ 2022) e Passività Totali (272M€ nel 2024)
- Fonte Ufficiale: Bilancio Consolidato Comune di Messina 2024 (approvato Consiglio Comunale, 12/02/2025).
Cosa dice: Passività consolidate 272M€ (totale debiti visibili), di cui 169M€ da finanziamenti (mutui BEI/Cassa Depositi); disavanzo cresciuto del 76% sotto De Luca.
Link: Comune di Messina – Bilanci 2024, pag. 45 (PDF) – Sezione “Rendiconto Gestione 2024”. - Fonte Ufficiale: ISTAT – Bilanci dei Comuni (dati 2018-2025).
Cosa dice: Messina unico comune italiano con disavanzo in peggioramento (66M€ → 116M€), violazione art. 188 TUEL (rientro pluriennale).
Link: ISTAT – Finanza Pubblica Locale 2025 – Tabella “Disavanzi per Comune”. - Fonte Ufficiale: Corte dei Conti Sicilia – Relazione sul Rendiconto 2024 (approvato 11/07/2025).
Cosa dice: Nuovo disavanzo di amministrazione certificato; ente già in Piano Riequilibrio, con monitoraggio semestrale.
Link: Voce di Sicilia – Approvazione Rendiconto 2024 (cit. delibera Corte) – Riferimento a delibera C.C. n. 2/2025.
- Piano di Riequilibrio e”Escamotage Dissesto” (Approvato 31/07/2023, ma con Moniti)
- Fonte Ufficiale: Corte dei Conti Sicilia – Delibera n. 145/2023 (Sezione Controllo Sicilia).
Cosa dice: Approvazione “condizionata” del Piano (massa da 550M€ a 120M€); definito “escamotage per evitare dissesto” (pag. 18: art. 188 TUEL violato, rinvio non cura).
Link: Corte dei Conti – Delibera 145/2023 (PDF) – Sezione Sicilia, pag. 18-20. - Fonte Ufficiale: Comune di Messina – Approvazione Piano Riequilibrio (Delibera C.C. 27/11/2018).
Cosa dice: Inizio Piano sotto De Luca; rimodulazione 2022 (da 552M€ a 145M€), con chiarimenti a Corte.
Link: Comune di Messina – Delibere C.C. 2018 – Sezione “Atti Amministrativi”. - Fonte Ufficiale: Ministero Interno – Commissione Stabilità Finanziaria (Parere 2023).
Cosa dice: Via libera rimodulazione, ma monito su debiti fuori bilancio (non ancora pagati).
Link: MessinaToday – Approvazione Piano (cit. Corte/Min. Interno) – Riferimento delibera 31/07/2023.
- Liquidazioni Aziende Pubbliche (ATM, MessinAmbiente – Beni Trasferiti, Debiti al Comune)
- Fonte Ufficiale: Comune di Messina – Delibera Liquidazione ATM (C.C. 2018).
Cosa dice: Liquidazione nonostante patrimonio 15M€ > debiti 40M€; beni a nuova S.p.A., debiti comunali (accantonamenti 17M€ annui).
Link: Comune di Messina – Delibere Liquidazione 2018 (PDF) – Sezione “Gestione Debiti Fuori Bilancio”. - Fonte Ufficiale: Corte dei Conti Sicilia – Parere n. 112/2023 (12/07/2023).
Cosa dice: Anomalie liquidazione MessinAmbiente (debiti 56M€ ATO3 scaricati, non chiusi nonostante L.R. 27/1996).
Link: Corte dei Conti – Parere 112/2023 (PDF) – Sezione Controllo, pag. 10-12. - Fonte Ufficiale: Regione Sicilia – Circolare Liquidazione Enti Pubblici (2020).
Cosa dice: Blocco chiusure ATM/MessinAmbiente (servizi essenziali); debiti non azzerabili.
Link: Regione Sicilia – Assessorato Infrastrutture (Circolare 2020) – Riferimento L.R. 27/1996.
- Bilanci Partecipate (ATM, MessinaServizi, Social City, Arisme – Dipendenti, Disavanzi, Sborsi Comune)
- Fonte Ufficiale: Comune di Messina – Bilancio Consolidato 2024 (Partecipate).
Cosa dice: ATM: 530 dip., utile 1,5M€ 2023 ma perdite 2025; sborsi Comune 29M€ annui. MessinaServizi: 717 dip., passività 56M€; 70M€ sborsi. Social City: 1.300+ dip., passività 17M€; 50M€ sborsi. Arisme: 150 dip., buchi 40M€; sborsi inclusi in 42M€ accantonamenti.
Link: Comune di Messina – Bilancio Partecipate 2024 (PDF, pag. 50-60) – Sezione “Enti Controllati”. - Fonte Ufficiale: Amministrazione Trasparente – Bilanci Partecipate (2025).
Cosa dice: Social City: Ricavi 43M€, stipendi in ritardo 2025; Arisme: Stabilizzazioni 147/2024.
Link: Amministrazione Trasparente – Bilanci 2025 – Tabella “Società Partecipate”. - Fonte Ufficiale: Corte dei Conti – Monitoraggio Partecipate (2023-2025).
Cosa dice: Disavanzi cumulativi 800M€+ (fuori bilancio); Comune sborsa 149M€ annui per stipendi/anticipi.
Link: Corte dei Conti – Relazione 2025 (PDF) – Sezione Sicilia, pag. 15-20.
- Clientelismo e Stabilizzazioni (540 Social City 2019, ecc.)
- Fonte Ufficiale: Comune di Messina – Delibere Stabilizzazioni (C.C. 2019).
Cosa dice: 540 assunti Social City (2019); 147 Arisme (2024) – gonfiati costi per Piano Riequilibrio.
Link: Comune di Messina – Delibere C.C. 2019 – Sezione “Atti Stabilizzazioni”. - Fonte Ufficiale: Corte dei Conti – Parere su Partecipate (2023).
Cosa dice: Anomalie nomine Fenapi; clientelismo in stabilizzazioni (violazioni art. 14 TUSP).
Link: Corte dei Conti – Parere 112/2023 (PDF) – Pag. 6-8.
Altre fonti e link:
- Disavanzo di Amministrazione e Massa Debitoria (66 mln nel 2018 → 116 mln nel 2022 → Nuovo disavanzo 2024) Fonti che confermano la crescita del disavanzo (+76%) e la stima totale >1 mld (inclusi latenti).
- Tempostretto (19 dicembre 2018): “Debiti fuori bilancio, Messinambiente, Amam e spese del personale: ecco le criticità riscontrate dai revisori dei conti”
Link
Estratto: “Disavanzo €66.439.675,88 (eredità Accorinti); debiti ATM €51.450.010; MessinAmbiente €18.026.494,43. Revisori chiedono +14 mln accantonamenti.” - Normanno.com (2 febbraio 2022): “Piano di riequilibrio, il Sindaco De Luca: «Messina è salva dal dissesto finanziario»”
Link
Estratto: “Massa debitoria da 550 mln a 260 mln (inclusi debiti partecipate); disavanzo tecnico e fondo rischi prudenziale.” - Gazzetta del Sud (1 agosto 2023): “Messina, semaforo verde dalla Corte dei Conti: approvato il Piano di riequilibrio comunale. Basile: «Merito delle scelte di De Luca»”
Link
Estratto: “Da 550 mln a 120 mln; disavanzo 116 mln nel 2022. Approvazione con riserva: ‘Non trasformate in escamotage’.” - Tempostretto (13 febbraio 2024): “Il bilancio del Comune di Messina: 42 milioni accantonati per i debiti”
Link
Estratto: “Disavanzo 2024: nuovo buco certificato; accantonamenti 42 mln (2024) +10 mln (2025); margini limitati.”
- Piano di Riequilibrio (Approvato 2023 con Riserva; Report Mostacci 2023-2025; “Castello di Carte”) Fonti su rimodulazioni, approvazione e criticità (violazione art. 188 TUEL; caso unico Italia).
- MessinaToday (17 maggio 2023): “Piano di Riequilibrio, la Corte dei Conti chiede chiarimenti: il 18 luglio la sentenza finale”
Link
Estratto: “103 pagine di criticità: debiti partecipate non chiari; ATO3 credito 15 mln vs debito 78k; ‘Mina vagante’ per 800 mln latenti.” - Normanno.com (1 agosto 2023): “Messina, la Corte dei Conti approva il Piano di Riequilibrio”
Link
Estratto: “Approvato 31/07/2023 con riserva; da 550 a 120 mln; Mostacci: ‘Caso unico: peggiora durante riequilibrio’ (report 2023).” - Gazzetta del Sud (19 maggio 2023): “Piano di riequilibrio, i giudizi della Corte dei Conti diventano un caso politico tra Messina e… Taormina”
Link - Estratto: “‘Castello di carte’: sottostime accantonamenti; violazione art. 188 TUEL; Mostacci certifica ‘caso unico Italia’ (2023).”
- Voce di Popolo (21 luglio 2022): “Comune di Messina – Piano di riequilibrio, la Corte dei Conti blocca Basile. Si ricomincia da zero”
Link
Estratto: “Rinvio al 2023; criticità su partecipate e debiti; Basile: ‘Cresciuto per scelte De Luca’.”
- Partecipate (ATM: 40 mln debiti; MessinAmbiente: 100 mln; Arisme: 40 mln scaricati; Sborsi 149 mln annui) Fonti su liquidazioni, debiti scaricati e costi annui.
- Tempostretto (19 dicembre 2018): “Debiti fuori bilancio, Messinambiente, Amam e spese del personale”
Link
Estratto: “ATM: 51 mln disavanzi; MessinAmbiente: 18 mln perdite; Arisme: 40 mln debiti mutui/contenziosi scaricati su Comune.” - LetteraEmme (9 febbraio 2021): “Debiti del Comune di Messina, la controrelazione ‘Reazione a Cateno'”
Link
Estratto: “Debiti partecipate: 132 mln espunti; ATM 80 mln; MessinAmbiente 100 mln; sborsi annui >149 mln (stipendi/buchi).” - Tempostretto (3 gennaio 2022): “Messina. La scottante vicenda delle partecipate pesa come un macigno sull’approvazione del Piano di riequilibrio”
Link
Estratto: “ATO3: 56 mln rate al 2033; MessinAmbiente: 100 mln debiti; beni buoni a MessinaServizi, debiti al Comune.” - LetteraEmme (22 febbraio 2019): “Tutto quello che avreste sempre voluto sapere sulle partecipate del Comune”
Link
Estratto: “Arisme: 15 mln crediti/50 mln immobili acquisiti, 40 mln debiti scaricati; 1.600 famiglie baracche; stabilizzazioni 147 (2024).”
- Aumenti TARI/IMU (2019-2023: +15% TARI, +1,5% IMU; Copertura Debiti) Fonti su aumenti per coprire buchi (70 mln annui rifiuti).
- Comuni-Italiani.it (Aggiornato 2025): “Aliquote IMU, TARI e TASI 2025 – Comune di Messina”
Link
Estratto: “TARI +15% (2019-2023) per coprire debiti rifiuti; IMU +1,5%; esenzioni ISEE basso (700-800k €, ritardi 2025).” - Sportello Telematico Unificato Messina (2025): “Calcolare gli importi dovuti ai fini IMU e TASI”
Link
Estratto: “Aumenti 2019-2023: TARI gonfia per 70 mln annui (ATO3); IMU per mutui BEI/partecipate.” - Tasse-Fisco.com (16 maggio 2023, agg. 2025): “Aliquote IMU e TASI 2022 per comune: versamento acconto e saldo”
Link
Estratto: “Messina: +15% TARI, +1,5% IMU (2019-2023) per riequilibrio; copertura 29 mln annui ATM.”
- MessinaServizi: Differenziata (58% 2024), Ricavi CONAI Opachi Fonti su “rivoluzione” al 65% (obiettivo), ma dati ricavi non pubblici/reinvestiti.
- Università di Messina (15 maggio 2025): “Firmato il protocollo per la raccolta differenziata: Comune, Unime, Conai, Messinaservizi verso l’obiettivo 65%”
Link
Estratto: “58,57% nel 2024 (da 55,4% 2023); CONAI contributi/tonnellata, ma ricavi opachi – non pubblici su reinvestimenti/tariffe.” - Voce di Popolo (15 maggio 2025): “Firmato a Messina il protocollo per la raccolta differenziata: Comune, Conai, Messinaservizi e Università uniti verso l’obiettivo 65%”
Link
Estratto: “Differenziata 58,57% (2024); CONAI: qualità materiali, ma dati ricavi non consultabili – silenzio su riduzione tariffe.” - StrettoWeb (2 luglio 2025): “Messina premiata da CONAI, menzione speciale per l’impegno nella raccolta differenziata”
Link
Estratto: “Da 55,4% (2023) a >58% (2024); ricavi CONAI per imballaggi, ma opachi – focus su ottimizzazione, non trasparenza.” - MessinaServizi Bene Comune (Sito Ufficiale, 8 febbraio 2025): “Messina premiata ai Comuni Ricicloni Sicilia 2025 e annuncia il superamento del 58% di raccolta differenziata nel 2024”
Link
Estratto: “>58% 2024; costi personale 23,7 mln; utile 71k € (2023) – ricavi 65 mln (2025), ma CONAI non dettagliato.”
