Laura è scappata dal centro di Milano per dedicare la sua nuova vita alla cucina e all’agricoltura biologica in Alta Valtaro e Valceno, a Borgotaro, centro dell’Appennino Tosco-Ligure-Emiliano. Simona ha creato un angolo di Mongolia in una zona remota dell’Oasi WWF dei Ghirardi. Chiara, da Varese, si è innamorata di un casolare di campagna e ha deciso di trasferirsi e ideare una nuova attività. Clara, architetto, cercava una dimensione più sostenibile e più a contatto con la natura.

Sono alcune delle donne che stanno ripopolando e trasformando l’Appennino Parmense – nel territorio di Visit Emilia, che comprende le province di Parma, Piacenza e Reggio Emilia, www.visitemilia.com -, imprenditrici agricole e dell’ospitalità turistica che dimostrano una straordinaria capacità di innovare, diversificando le loro attività in una zona spesso soggetta a spopolamento. Hanno scelto questo piccolo paradiso naturale per cambiare vita, lontano dal traffico e dalle corse delle grandi città, vicino ad una dimensione più vera e salutare, dove la qualità della vita si misura nella purezza dell’aria, nel silenzio dei boschi, ma anche nella creazione di nuove opportunità imprenditoriali.
Simona, pioniera del campeggio con tende yurta
Tende yurta, proprio come quelle che si trovano in Mongolia, decorano il grande terreno circondano dalle cime appenniniche di una frazione di Borgotaro. Sono gli alloggi, originali, dell’Agriturismo Ca’ Cigolara, idea preziosa di Simona Terenzio, che 15 anni fa con il suo socio Diego sono stati tra i pionieri della creazione di un campeggio con tende yurta. «Facevo la segretaria e frequentavo Albareto perché alcuni amici avevano aperto un agriturismo. Mi è piaciuta molto la zona e dopo aver aperto un piccolo b&b e con la voglia di dedicarci anche all’agricoltura abbiamo avuto l’idea delle tende yurta. Essendo nell’Oasi WWF dei Ghirardi cercavamo qualcosa di compatibile all’ambiente e al clima, sempre molto ventilato e in inverno con neve. Abbiamo trovato un artigiano che le produceva in Mongolia». Dopo un anno, le tende sono arrivate e Simona ha così inventato un nuovo lavoro. Oggi l’agriturismo ha 9 tende per 40 posti letto, un ristorante, orti ed ospita spesso appassionati di yoga e di discipline olistiche. «Non tornerei mai indietro. La città dà tante cose, ma lo stile di vita e i rapporti con le persone qui sono diversi, sono più semplici», sottolinea Simona.
Laura, da grafica editoriale milanese all’agriturismo biologico in montagna
In località Cappella di San Martino a Borgotaro Laura Bevilacqua ha trovato con suo marito Fabrizio, 19 anni fa, il posto del cuore, trasformandolo nell’Agriturismo Bio Terra Antica. A Milano Laura lavorava come grafica per l’editoria, da sempre molto appassionata di cucina e arredamento. Da qui la scelta di lasciare la sua amata casa in città, per investire tutto in una nuova vita, immersa nel verde, dove coltivare biologico, offrire ospitalità, relax e ristorazione. Tra boschi, faggete, cascate e sentieri di montagna, dove crescono i funghi porcini IGP di Borgotaro, Laura e Fabrizio coltivano orti di verdure, hanno un grande meleto, molte ciliegie, noci, e producono succo di mela, miele, zafferano e confetture, tutto bio. Qui, lungo l’antica Via degli Abati, a 550 metri di altitudine, dove l’ampio panorama si apre sulla verde Alta Valtaro, accolgono gli ospiti in un ambiente rustico, molto curato, preparando ricette della tradizione con ingredienti a km zero. Pane, focacce, biscotti e torte sono il punto forte della cucina, sempre in evoluzione. «La vita è cambiata in tutto – dice Laura – ma è stato un grande salto di qualità per me e la mia famiglia. Per ottenere buoni risultati, serve tanto impegno, fatica e costanza, ma raccoglierne i frutti e conoscere persone provenienti da tutto il mondo, è la più bella soddisfazione. Abbiamo incrementato moltissimo il turismo della Valle. Vent’anni fa in questa terra non c’era nulla». Oltre alle camere che hanno nomi di frutta e verdura, è stata realizzata la piscina panoramica esterna, una vera sauna finlandese, riscaldata con la legna dei nostri boschi e uno spazio dedicato a trattamenti benessere.
Chiara, dal mulino dell’800 all’home-restaurant
Galeotto fu il film “Noi e la Giulia”, con la sua frase ormai celebre: “A vent’anni era il chiringuito sulla spiaggia, a quaranta, quasi sempre, è un agriturismo in Toscana”. Da lì, per Chiara Palumbo, storica dell’arte e guida turistica tra Varese e i laghi del Nord, è nata la scintilla di un sogno: insieme a suo marito Stefano iniziò a cercare casali online, finché scoprì la Corte del Mugnaio, un vecchio mulino dell’Ottocento immerso nella campagna di Bardi, poi diventato nel 2016 il Country Chic B&B Il Pozzo e la Macina. Un luogo che oggi racconta la sua tenacia e la sua creatività. Con le proprie mani ha creato un’azienda agricola biologica, trasformando orti rialzati, erbe e verdure in conserve e infusi genuini. Ha dato nuova vita all’ex stalla, oggi una risto-bottega sede del suo home-restaurant, dove serve pasta fresca, torte salate e dolci, rigorosamente fatte in casa. «Oggi, tra una colazione servita sotto le volte in pietra e cene di gala allestite nella serra in vetro, accogliamo chi cerca autenticità e silenzio». Il suo sogno, nato quasi per caso, è diventato una realtà che ha rivitalizzato l’Alta Valtaro e Valceno e l’Appennino parmense.
Simona e l’allevamento di bovini biologico
A Strela di Compiano, paesino di circa 100 abitanti, nel raggio di pochi chilometri, tre giovani donne stanno facendo la differenza, creando una positiva sinergia tra le loro nuove attività.
Simona Gambarini ha 31 anni, è nata e cresciuta a Santa Margherita Ligure, e 11 anni fa ha deciso di tornare a Strela di Compiano, nella casa che un tempo era dei nonni e degli zii. Qui ha incontrato il marito Mattia, e due anni fa hanno avviato insieme un allevamento di bovini da carne di razza piemontese con metodo biologico, creando l’Azienda Agricola Costalta. «Mio marito lavorava già in un’azienda agricola. Io ho sempre amato gli animali, i miei nonni avevano i cavalli bardigiani, le galline. Ma mi sono reinventata: ho un diploma alberghiero e prima non avevo mai lavorato a contatto con gli animali. Volevo fare un’attività per stare all’aria aperta. E siamo contenti, nonostante le difficoltà. È migliorata la qualità della vita. Invito altre persone a trasferirsi».
Clara, un vivaio coraggioso tra le montagne dell’Appennino.
Sempre due anni fa, Clara Ghinassi ha recuperato un terreno abbandonato per trasformarlo in Verde Strela, un vivaio in cui coltiva in modo sostenibile piante ornamentali, tra cui principalmente perenni erbacee e rose antiche e inglesi e fiori da taglio come tulipani, narcisi, dalie e tanti altri.
Architetto, 42 anni, nella sua vita precedente ha lavorato come project manager, prima in uno studio di architettura in Olanda e poi in Italia in una grande casa di moda. Definisce il suo regno floreale un “vivaio coraggioso di montagna”, partecipa ai mercati contadini locali e a Parma e organizza laboratori, per adulti, bambini e scuole, legati al mondo delle piante e dei fiori. «Abitavo a Parma, in città, e viaggiavo molto per lavoro. Desideravo vivere in modo per me più sostenibile, con un migliore utilizzo delle risorse e ritmi dettati dalla natura, non dal profitto» – racconta Clara -.
«Non ho alcun legame con l’Alta Valtaro e Valceno, ma volevo rimanere nei dintorni di Parma, ecco perché in Appennino. È stata una scelta radicale ed è molto dura per una donna da sola occuparsi di tutto, ma qui ho trovato tanta solidarietà: mi aiutano ad usare il trattore o la motozappa, per esempio. E poi, partecipando al mercato di Parma, porto un pezzettino di montagna in città».
Sara, lo zafferano e la sinergia tra le attività della Valle.
Nel 2023 Sara Tambini ha rilevato con la sua famiglia l’agriturismo Il Cielo di Strela nel quale aveva lavorato dapprima come cameriera e poi come aiuto cucina. Originaria della zona, a 31 anni si occupa di tutta la gestione, in collaborazione con i genitori e i fratelli. L’attività, che comprende sia la ristorazione che l’ospitalità turistica e le coltivazioni, propone cucina tradizionale emiliana, dove tutto è fatto in casa e gli ingredienti arrivano dall’orto stagionale, dove crescono patate biologiche, grano tenero, la cui farina viene impiegata nelle preparazioni in tavola, orzo e coltivazioni per mangimi. E poi c’è lo zafferano, orgoglio per Sara, coltivato e venduto ed anche utilizzato nel ristorante. «Sono nata a Strela, la mia famiglia ha sempre avuto un’azienda agricola. Ma qui da tempo non c’erano attività produttive destinate ai consumatori. Adesso si è creato un circolo virtuoso e cerchiamo di collaborare tra noi e con le altre attività della Valle. Si sta aprendo una nuova visione».
Il progetto “Promozione turistica – Valli parmensi”, in complementarità e continuità con Appennino Emilia, è realizzato grazie ai Fondi europei della Regione Emilia-Romagna, attraverso l’Unione dei Comuni Valli Taro e Ceno.
