
Arriva, in prima assoluta in Italia, Stardust, il documentario diretto da Jim Venturi e scritto e montato da Anita Naughton, in programma giovedì 16 ottobre all’Auditorium del MAXXI alle ore 19:00 (con replica venerdì 17 ottobre alle ore 15:00 al Cinema Giulio Cesare) nell’ambito della XX edizione della Festa del Cinema di Roma. Il film racconta la straordinaria storia di Robert Venturi e Denise Scott Brown, la coppia di architetti che ha sfidato il modernismo e rivoluzionato l’architettura contemporanea, trasformando per sempre il modo in cui guardiamo edifici, città e paesaggi urbani.
Più che un documentario di settore, Stardust è un racconto universale di amore, visione e coraggio creativo, che attraversa oltre cinquant’anni di successi, battaglie e idee destinate a lasciare un segno profondo nella cultura internazionale. È la storia di due personalità che hanno saputo guardare edifici, città e paesaggi urbani con occhi diversi, opponendosi al dogma modernista e introducendo una visione fatta di complessità, ironia e dialogo con la vita quotidiana. Un approccio che ha lasciato un’impronta indelebile nel pensiero architettonico mondiale, attraverso testi fondamentali come Complexity and Contradiction in Architecture e Learning from Las Vegas.
Il film segue la loro relazione personale e creativa con una profondità rara, rivelando i contrasti e le complicità che hanno generato alcune delle opere più iconiche del Novecento, come la Sainsbury Wing della National Gallery di Londra. Con la sensibilità di un figlio che osserva da vicino, Jim Venturi ha filmato i genitori per oltre dieci anni, raccogliendo immagini di vita quotidiana e materiali d’archivio, integrati con interviste e una colonna sonora che attraversa epoche e stili: da Serge Gainsbourg a Thelonious Monk, da Don McLean ad Art Blakey, fino al jazz sofisticato di Jim Hall. Il risultato è un film che scorre come una sinfonia, riflettendo la natura stessa del mondo che Robert e Denise hanno costruito insieme: rigoroso e libero, colto e popolare, ironico e profondamente umano.
“Portare Stardust a Roma, in occasione del centenario della nascita di mio padre – afferma Jim Venturi -significa anche chiudere un cerchio ideale: per Robert Venturi, l’Italia è stata infatti non solo una grande fonte di ispirazione, ma parte della sua identità. Figlio di immigrati italiani con radici in Abruzzo e Puglia, trascorse un periodo nella Capitale, durante gli anni Cinquanta, grazie alla borsa di studio del Rome Prize, vivendo e studiando la città di Roma in un periodo che si rivelò decisivo per la formazione del suo pensiero. La visione di piazze barocche, strade storiche, edifici stratificati nel tempo lo portò a maturare l’idea che l’architettura non sia fatta solo di ordine e purezza, ma anche di contraddizioni, ironia e complessità – concetti che diventeranno centrali nella sua opera teorica e pratica. Nonostante questo legame profondo, né lui né Denise riuscirono mai a realizzare un progetto in Italia, un rimpianto che ha accompagnato entrambi per tutta la vita e che rende questa anteprima italiana ancora più significativa”.
Il documentario evita la retorica per raccontare la vita reale di due outsider che hanno scelto di guardare ciò che tutti davano per scontato. Mostra i battibecchi domestici e le intuizioni geniali, i momenti di dolore e di trionfo, le scelte radicali come il celebre viaggio a Las Vegas del 1966, che avrebbe cambiato il corso della storia dell’architettura, e la quotidianità a Filadelfia, lontano dai salotti elitari dominati da figure come Philip Johnson. È anche un atto di giustizia verso Denise Scott Brown, che fu a lungo ignorata dal sistema e non ricevette il giusto riconoscimento, come accadde clamorosamente nel 1991, quando il Pritzker Prize venne assegnato solo a Venturi, nonostante il lavoro fosse sempre stato condiviso.
Con una durata di 85 minuti, Stardust è un ritratto corale e avvincente che intreccia le vicende personali con i grandi dibattiti del Novecento: modernismo e postmodernismo, accademia e realtà urbana, estetica e politica. È un film che restituisce all’architettura il suo volto più umano e fragile, mostrando come dietro ogni teoria ci siano vite vissute, scelte difficili e un dialogo incessante tra due persone che hanno osato essere libere.
Dopo aver commosso il pubblico internazionale, Stardust arriva a Roma in una nuova versione completamente rinnovata, con materiale inedito e un titolo che riflette la sua anima più intima: non più solo il racconto di due grandi architetti, ma una storia d’amore e di visione capace di vedere l’arte nell’ordinario e la grandezza nei margini.