
Le Associazioni ambientaliste Greenpeace, Legambiente, Lipu e WWF hanno presentato un nuovo reclamo all’Unione Europea denunciando come si vorrebbe realizzare il Ponte sullo Stretto di Messina senza procedere all’affidamento lavori tramite gara pubblica internazionale. In particolare le Associazioni ritengono che ci sia una reiterata violazione da parte dell’Italia degli artt.101/109 del TFUE e dell’art.72 della Direttiva 2014/14/UE sulla concorrenza.
Il nuovo reclamo è il quarto presentato dalle Associazioni e si aggiunge a quello per la mancata applicazione della Direttiva sulla Valutazione Ambientale Strategica (Direttiva 2001/42/CE recepita in Italia dal Testo Unico Ambientale, Decreto Legislativo n. 152/2006) ed a quelli presentati avverso i due pareri della Commissione VIA VAS per la non corretta applicazione della Direttiva 92/43/CEE detta “HABITAT” e della Direttiva 2009/147/CE per la “Conservazione degli uccelli selvatici”.
Il nuovo reclamo ripropone il tema della mancata gara d’appalto internazionale per la realizzazione del Ponte contestando l’interpretazione normativa che è stata data per evitarla. Infatti nonostante l’avvenuta messa in liquidazione della SdM avvenuta nel 2013 e i conseguenti atti caducati che regolavano i rapporti di concessione, il Governo ha inteso ripristinare integralmente i rapporti preesistenti facendo scegliere al Parlamento la soluzione di attraversamento stabile dello Stretto di Messina attraverso la realizzazione del ponte a campata unica progettato dal SdM sulla base dell’aggiudicazione dell’opera avvenuta 24 novembre 2005 e, inoltre, e sulla base di un’offerta di 3,9 miliardi avanzata dal consorzio Eurolink. Al di là della condivisione o meno sulla scelta dell’opera (comunque contestata dalle Associazioni), ed al di là dell’interpretazione che si può dare sulla soluzione di continuità avvenuta nel 2013 nei confronti della SdM e dei rapporti di questa finalizzati alla realizzazione dell’opera, il reclamo afferma che il Governo Italiano avrebbe dovuto procedere, invece, ad una nuova gara internazionale. In particolare, si ritiene non corretto il riferimento su cui è stato calcolato l’incremento dei costi che la normativa vigente -per non procedere a nuova gara- ritiene ammissibile sino ad un massimo del 50%. L’appalto oggi stimato in oltre 13,5 miliardi (per altro ampiamente sottostimati) secondo le Associazioni non può essere realizzato dallo stesso soggetto che nel 2005 lo aveva vinto per 3,9 miliardi su un progetto che poi avrebbe subito progressive modifiche e un’importante estensione delle opere connesse e di quelle compensative.
Il reclamo trasmette all’Unione Europea la posizione e i documenti dall’ANAC che, anche in sede di audizioni parlamentari, aveva sollevato dubbi sulla mancata applicazione della Direttiva concorrenza e quindi sulla mancata nuova gara internazionale. L’ANAC sul tema dal 2023 è rimasta inascoltata sebbene nell’ultima audizione svolta alla Camera il 9 giugno 2025 quindi ben prima della delibera CIPESS, tramite il suo Presidente Avv. Giuseppe Busia abbia esplicitamente affermato: “L’aver deciso di non svolgere una nuova gara in coincidenza della riattivazione del percorso per la costruzione del ponte sullo Stretto pone dei vincoli sui costi dell’opera: questi, infatti, non possono crescere oltre il 50% del valore originariamente messo a gara. Ciò, in base alla direttiva europea, che in certi casi consente di non attivare una nuova procedura concorrenziale, ma entro tali limiti”.
Le Associazioni ambientaliste Greenpeace, Legambiente, Lipu e WWF hanno poi inviato al CIPESS una nota con cui chiedono il ritiro in autotutela della delibera n. 41 del 6 agosto 2025 con cui il Governo ha chiuso l’iter di approvazione del Ponte, delibera ancora sospesa perché all’attenzione della Corte dei Conti che ha già avanzato puntuali rilievi. Al di là delle risposte che il Governo fornirà ai rilievi della Corte dei Conti, la richiesta delle Associazioni elenca i gravi elementi di criticità già esposti nei ricorsi presentati al TAR Lazio e nei reclami inoltrati all’Unione Europea. Le Associazioni sono consapevoli che già la Corte dei Conti in assenza di risposte ai rilievi avanzati ha invitato il CIPESS a ritirare in autotutela la delibera n. 41 del 6 agosto 2025, ma ritengono che qualunque siano le risposte che verranno fornite all’interno del controllo preventivo di legittimità queste non possano superare né tanto meno sanare le problematiche ed i vizi del procedimento deliberativo del CIPESS.