
Un libro di Aldo A. Mola sfata alcuni luoghi comuni su Casa Savoia. Il 13 giugno 1946 quando Umberto II abbandonò l’Italia su un aereo diretto in Portogallo, veramente le elezioni erano state vinte dalla Repubblica o invece come in molti credono li aveva perse? Aldo Mola cerca di ricostruire i vari passaggi che hanno portato alla vittoria della Repubblica. Il libro ben documentato ha per titolo: “Declino e crollo della monarchia in Italia – I Savoia dall’unità al referendum del 2 giugno 1946”. (Mondadori, Milano 2007; pp. 406 e. 18,50).
Ne parla su Il Domenicale del 4 agosto 2007, n. 31, Luciano Garibaldi. E’ un testo che capovolge molti luoghi comuni sulla monarchia italiana e sulla sua fine avvalendosi di lettere di Re Umberto II al suo figlio Vittorio Emanuele e ricostruendo il ruolo di Casa Savoia nella formazione dal Risorgimento all’unità, dalla Grande Guerra al fascismo e dal disastroso coinvolgimento nella Seconda guerra mondiale. Noi ci occupiamo del tema del referendum del 2 giugno. “La forma dello Stato fu decisa dalla Corte di cassazione, che fissò il quorum sulla base dei soliti voti validi anziché sui votanti, come voleva la Legge. Se fosse stato sulla base dei votanti, il vantaggio della Repubblica sarebbe crollato da 2 milioni a 250 mila. A distanza di tanti anni A.A. Mola risponde alla domanda antica, scrive Garibaldi: il 2 giugno 1946 la Repubblica ottenne davvero la maggioranza? Il Referendum costituì la verifica della storia d’Italia dal Risorgimento al dopoguerra. Una verifica negativa per la monarchia, ma solo per migliaia di piccoli imbrogli, trucchi che misero Umberto II dinanzi alla scelta fra l’esilio e la guerra civile. Il re galantuomo scelse la prima opzione. Anche se non gli sarebbe stato difficile sbaragliare i golpisti. Praticamente Umberto voleva risparmiare altro sangue alla sua gente. Se restava in Italia in attesa della proclamazione dei risultati il Paese avrebbe corso il rischio di conflitti sanguinosi incontrollabili. Infatti, la sera del 12 giugno il governo aveva deciso di conferire i poteri di Capo dello Stato a De Gasperi, un vero golpe. Mola nel libro ricostruisce la partenza dall’Italia del Re che non portò nulla con sé, lasciò tutto alla Banca d’Italia. Con la caduta della monarchia, intere regioni non poterono votare come l’Alto Adige, la Venezia Giulia e intere città, perché la loro appartenenza al Regno d’Italia era ancora incerta. Migliaia furono i prigionieri di guerra trattenuti all’estero per evitare che votassero al referendum, come quelli ancora in Urss. Gli italiani delle Colonie non sono stati presi nemmeno in considerazione, per non parlare di circa 600 mila italiani “epurati” dei propri diritti perché compromessi con il fascismo.
DOMENICO BONVEGNA
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