
Fu aristocratico e gran condottiero, abile stratega e diplomatico accorto, voltò le spalle al Re Sole per battersi per la Vienna cristiana. Fu il flagello dei turchi e il terrore dei francesi in buona sostanza fu un testimonial della vera Europa. Per lo studioso Marco Respinti (Il Domenicale, 1.9.2007; n. 35) ci vorrebbe un film, ma dai soliti sceneggiatori del cine ma di Venezia non c’è da aspettarsi niente.
Siamo nel XVIII secolo e lo scontro tra la Francia, il primo Stato-Nazione, e la monarchia dell’aquila bicipite, ovvero ciò che restava di un modo diverso di concepire l’organizzazione statale, ciò che rimaneva del premoderno, il Sacro Romano Impero. In questo scontro si staglia la figura quasi leggendaria del principe Eugenio di Savoia-Carignano, conte di Saisson. Che mai fu francese, ma sempre orgogliosamente imperiale, nemico di Parigi. Il culmine della prima fase della Guerra di Successione spagnola fu la battaglia di Torino, combattuta il 7 settembre 1706. Qui Eugenio fu l’eroe della giornata che guidò alla vittoria le truppe imperiali vincitrici dei francesi, “l’Achille sabaudo al servizio degli Asburgo”, come lo definisce la bella e ricca biografia che gli hanno dedicato Wolfgang Oppenheiner e Vittorio G. Cardinali (prefato da Otto d’Asburgo) con il titolo “La straordinaria avventura del Principe Eugenio”, edito dall’associazione Immagine per il Piemonte di Torino e da Alzani Editore di Pinerolo. Un’altra opera da non dimenticare altrettanto valida è quella dell’inglese Nicholas Henderson: “Eugenio di Savoia” (trad. italiana Corbaccio, Milano 2005).
Aggiungo un’altra opera che ho letto in questi giorni, si tratta di “L’Assedio di Torino 1706”, di Alberto Fenoglio, edito da Piemonte in Bancarella, Torino, 1997) Un’opera che riguarda in maniera particolare, la storia militare, i principi dell’arte bellica, i principi fondamentali per la condotta e l’impiego degli eserciti, sia in campo strategico che in quello tattico. In particolare, il libro si sofferma sullo studio delle fortificazioni, naturalmente quella della Cittadella di Torino. Il testo è corredato da una preziosa pianta della Cittadella di Torino. Ma torniamo ad Eugenio nato a Parigi nel 1663, figlio di un generale e da una madre che complottava contro la Francia. Destinato alla carriera ecclesiastica, ben presto cambio idea. Fisicamente era brutto e camminava male e veniva preso pure in giro per questo. Quindi sembrava essere destinato ad una carriera insignificante.
Si hanno poche notizie della sua vita alla corte parigina. Pare che abbia imparato l’ideale dell’uomo onesto leggendo Francesco di Sales, Francoise de la Rochefoucauld. Ma era la spada che lo affascinava. Così alla corte di Vienna partecipò subito alla liberazione di Vienna dall’assedio degli Ottomani di Maometto IV, la famosa battaglia di Vienna che raccolse l’intera Cristianità (compresi anche un po’ di protestanti) contro l’islam. La battaglia suprema che, se si fosse persa oggi a Londra si leggerebbe non la Bibbia ma il Corano. E’ la battagli adi padre Marco d’Aviano, la battaglia del 12 settembre 1683, con l’apporto dell’eroico Re polacco Giovanni III Sobieski. Fu proprio qui che Eugenio ricevette il battesimo del fuoco. A Vienna, la Lepanto bis: da allora l’islam ha smesso di premere sull’Occidente.
Probabilmente da allora ha scelto altre strategie. Da allora Eugenio inseguì a lungo gli ottomani, diventando un campione della Cristianità e il terrore dei turchi. Nel 1687 diede apporto decisivo alla vittoria di Mohacs in Ungheria. Liberò Belgrado nel 1688, qui riportò una ferita ad una gamba. In un’altra occasione fu ferito alla testa. Altre battaglie che lo hanno visto protagonista c’è quella di Zenta nel 1687. Fu la spada del principe a portare la pace conquistando la Transilvania, l’Ungheria, la Croazia e la Slovenia. Le sue ultime battaglie furono combattute quando aveva 70 anni. Morì nel 1736, le esequie furono degne di un re nel duomo di Santo Stefano a Vienna. Il suo cuore riposa nella cripta della Basilica di Superga. Eugenio portò l’Impero Asburgico all’apogeo, ne fu il campione, l’eroe indomito, il suo nome vive in eterno.
DOMENICO BONVEGNA
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