
CATANIA – «Se vogliamo che le opere pubbliche generino valore urbano, occorre un cambio di metodo: prima l’idea di progetto, poi l’affidamento dei servizi di ingegneria e architettura. È la strada seguita dalle grandi metropoli per gli interventi strategici: quella dei concorsi di progettazione in due fasi, che mettono al centro la qualità, senza sbarramenti, senza requisiti stringenti all’atto della partecipazione». A sottolinearlo è Alessandro Amaro, presidente dell’Ordine degli Architetti PPC di Catania, intervenendo in merito all’iter in corso per il parcheggio multipiano di via Luigi Sturzo.
«Registriamo con favore i passi avanti del procedimento e ci auguriamo che portino a un progetto di qualità. Al tempo stesso – prosegue Amaro – questa poteva essere l’occasione per proseguire con l’utilizzo dello strumento del Concorso di Progettazione, che apre il mercato delle idee, allarga la platea dei partecipanti (coinvolgendo team multidisciplinari e giovani professionisti), mette soluzioni diverse a confronto – integrando paesaggio, accessibilità e sostenibilità – attiva momenti di ascolto pubblico nelle fasi-chiave, consentendo alla città di scegliere la migliore idea e non i requisiti tecnico-professionali dei partecipanti».
Alla prima seduta del 30 settembre sono pervenute 12 offerte per la gara di progettazione (base di gara 373mila euro): «Un numero limitato – osserva il presidente – che conferma quanto i requisiti amministrativi e le logiche di selezione possano ridurre la partecipazione. Il concorso in due fasi, invece, storicamente amplia il ventaglio dei partecipanti: lo dimostrano esperienze recenti, come il Concorso di progettazione indetto dal Comune di Catania per il Lungomare (con oltre 50 proposte progettuali) e quello della nuova Cittadella Giudiziaria (oltre 80 progetti) della Regione Siciliana, che hanno generato un confronto ricco e qualificato».
«Non è una critica all’iter del parcheggio Sturzo, né alla stazione appaltante, che ha seguito una procedura prevista dal Codice dei Contratti (“Affidamento per servizi di ingegneria e architettura”) – chiarisce Amaro – ma un invito costruttivo a consolidare, per le prossime opere strategiche, il metodo che mette il progetto al centro. Se Catania vuole compiere un salto di qualità, segua il modello delle capitali più avanzate: mettere in competizione le idee migliori per consegnare alla città opere all’altezza delle sue ambizioni».