
Sono le 07:45 del 27 settembre 2025, e mentre sorseggio il secondo caffè della mattina, penso ai siciliani alle prese con ospedali al collasso, strade che sembrano crateri lunari e un’acqua che arriva a singhiozzo. Eppure, dall’alto ci assicurano che tutto fila liscio: la Regione Sicilia ha chiuso il 2024 con un avanzo di 2,15 miliardi di euro, un “miracolo” contabile dopo anni di buchi. Davvero?
Fermiamoci un attimo: è una vittoria da celebrare o un trucco da prestigiatore per mascherare una verità scomoda? Partiamo dai numeri, che non mentono – o almeno ci provano. Questo avanzo è gonfiato da entrate fiscali reali: tasse spremute dai cittadini, incassi dai turisti, e un trucco subdolo chiamato inflazione indotta. I prezzi in Sicilia (e nel resto d’Italia) sono schizzati del 9-10% nel 2024, portando il PIL da 90 a 100 miliardi.
Di questi 10 miliardi, solo1,2 vengono da vera crescita, turismo e qualche lavoretto, mentre 8-9 sono pura illusione, un gioco di prezzi più alti. A esempio, un turista (e non solo) che avrebbe speso 100€ (per acquistare un prodotto o un servizio), ne spenderà 110€, l’Iva così, passa da 22€ a 24,20€. In questo modo, attraverso milioni di transazioni, la Regione incassa 2,6 miliardi di euro in più, questo gli permette di gonfiare l’avanzo, ma senza migliorare i servizi.
È un vento che gonfia le vele del bilancio, ma lascia la nave ferma: un vantaggio che svanisce se la crescita reale crolla e l’export, segna già -8,3% nel 2025. Geniale, no? E c’è dell’altro, un’amara verità che questi artifici contabili, bilanci a quasi pareggio, conti tirati a lucido, urlano senza vergogna. Senza sovranità monetaria, l’unico pallino dei politicanti è far quadrare i numeri, schiacciandoci con tasse sempre più salate mentre i servizi essenziali si sgretolano.
Il cittadino, già dissanguato dal fisco, corre dai privati per sanità, istruzione, trasporti, sicurezza, pagando due volte: prima con le imposte, poi con tariffe gonfiate a piacere. È una doppia espropriazione, economica e storica: quelle scuole, quelle strade, quelle reti erano il sudore dei nostri padri e nonni, costruite per il bene comune e ora smantellate, svendute, negate.
Quei 2,15 miliardi? Un gioco di prestigio contabile: azzerano il disavanzo del 2023 e riducono il debito netto, ma non finiscono in ospedali nuovi o trasporti decenti. Sono vincolati: 950 milioni nella manovra 2025 per investimenti (imprese, idrico, sanità), il resto accantonato per debiti vecchi. Niente tasse giù, niente servizi oggi.
Eppure, ce lo spacciano come un trionfo, mala verità è spietata: più entrate, meno spese. Il PIL tocca i 100 miliardi grazie al turismo, ma si tagliano 1,2 miliardi su partecipate e consulenze.
Risultato? Meno efficienza, meno manutenzioni, meno contratti per aziende e professionisti. Meno lavoro, e questo significa meno stipendi e quindi meno consumi. Secondo Svimez, con un moltiplicatore economico (ogni euro speso genera 1,5-2€ di giro d’affari), quei 1,2 miliardi tagliati potrebbero aver tolto 1,8-2,4 miliardi di potenziale domanda interna. Invece, l’inflazione indotta, spinge i prezzi su, ma senza quei consumi, il beneficio diventa un’illusione.
Ironico, vero? Si taglia per “risparmiare”, soffocando l’economia che potrebbe salvarci. Ma ehi, abbiamo un avanzo cassa di 2,15 miliardi, vuoi mettere? Un trofeo da vetrina, il frutto marcio di un sistema che incassa e non restituisce. E qui il paradosso diventa grottesco, perché ciò che vediamo benissimo sono gli 1,5 milioni in lista
d’attesa negli ospedali, la disoccupazione al 18%, le infrastrutture a pezzi, il welfare ridotto a elemosina.
E quel fondo da 8 miliardi, raddoppiato dal 2022?
Bloccato: 4-5 miliardi per mutui, 1-2 per anticipazioni MEF, lasciando solo briciole, libere di cadere sempre sotto i soliti tavoli. È un castello di carte: la Regione evita il default, ma non risolve i problemi veri. La ciliegina? Questa narrazione di successo puzza di fumo negli occhi, un modo per lucidare la poltrona mentre la Sicilia
affonda. Si taglia per “risparmiare”, ma si soffoca l’economia che potrebbe far crescere il PIL reale, lasciando che tasse e inflazione siano l’unico motore di questo circolo vizioso. Cercare di ripagare il debito con questo sistema è un’illusione da quattro soldi, mentre la cruda realtà è lavorare da schiavi per pagare gli interessi.
E nel 2027 si vota, che coincidenza, eh?
𝒃𝒊𝒍𝒈𝒊𝒖
𝑭𝒐𝒏𝒕𝒊:
https://www.regione.sicilia.it/…/regione-azzera…
https://www.regione.sicilia.it/…/DEFR%202025-2027.pdf
https://www.istat.it/…/consumer-prices-september-2024/
https://www.svimez.it/rapporto-svimez-leconomia-e-la…/….