
di Andrea Filloramo
Papa Leone XIV, dopo quattro mesi della sua elezione, tiene ancora acceso un dibattito, sia tra gli osservatori religiosi, che valutano le scelte del Papa dall’interno della Chiesa, sia anche tra i commentatori laici, che la guardano dall’esterno.
Le domande che tutti si pongono sono le stesse e cioè: il nuovo Pontefice, abbandonerà le innovazioni intraprese ma non tutte portate a compimento, da Papa Francesco, di cui molti pensano che egli sia il continuatore?
I molti riferimenti da lui fatti nei discorsi al suo predecessore sono da considerare l’espressione di un suo impegno per il cambiamento nella Chiesa, oppure – come qualcuno pensa- soltanto una sorta di gesto politico, quasi una non voluta “captatio benevolentiae”, volta a conquistare il consenso nei primi mesi di pontificato?
Si tenga conto che le domande poste sono cruciali e che le risposte sono né facili nè immediate ma da esse dipende il futuro della Chiesa Cattolica.
E’ molto difficile in questo momento sapere se e come risponderà a queste domande Papa Leone XIV, che, considerata la sua età, avrà – come si spera e si augura – un pontificato abbastanza lungo, durante il quale i cambiamenti interni alla Chiesa e quelli esterni ad essa, possono spingerlo a modificare oppure ad adattare, man mano che il tempo passa, il suo orientamento e lo stesso suo programma pastorale, per cui tutte le risposte potranno essere sempre modificabili.
Si aggiunga il fatto che i cardinali dei Dicasteri, i vescovi e le Conferenze episcopali, che non hanno – se non approvata da Roma – autorità dottrinale autonoma, influenzeranno e condizioneranno necessariamente sempre le sue scelte.
Una cosa oggi appare certa: Leone XIV, come da probabili indicazioni dategli dai Cardinali nel Conclave in cui è stato eletto, dovrà cercare un equilibrio, che è molto delicato, fra la conservazione delle tradizioni e la gestione delle sfide contemporanee.
In pratica, perciò, la leadership papale dovrà restare sempre in equilibrio dinamico, in quanto dovrà confrontarsi costantemente con la realtà interna della Chiesa e con il mondo esterno. Questo spiega perché un pontificato può evolvere, in diversi ambiti, in risposta a circostanze inattese.
Oggi, a distanza di pochi mesi dalla sua elezione, si possono fare solo alcune limitate analisi, basate soltanto sulle dichiarazioni fatte anche prima della sua ascesa alla cattedra i Pietro e su alcuni dei suoi gesti simbolici fatti da Papa, che non sono casuali, ma hanno un significato ben preciso e da qualche scelta già attuata, anche se resterà da vedere ed è difficile conoscere il modo in cui questi si potranno tradurre in cambiamenti strutturali o culturali nella Chiesa.
Una cosa, osservando, salta, però, subito all’occhio: Leone XIV sembra orientato a consolidare la tradizione cattolica, che, per lui – come appare, che significa: custodire la liturgia, cioè celebrare con cura e dignità, rispettare i riti, favorire la partecipazione attiva dei fedeli, valorizzare il canto e l’arte sacra.
Non sappiamo se, per consolidare la tradizione, si debbano anche invertire – come lui ha fatto- le restrizioni imposte da Papa Bergoglio e far celebrare, per esempio, la Messa in latino in San Pietro al discusso cardinale statunitense Raymond Burke, noto ultra tradizionalista; oppure ricevere in udienza il leader di Opus Dei, il cui potere era stato fortemente ridimenzionato dal Papa precedente.
Leone XIV ha, inoltre, riaffermato con forza, secondo tradizione, il celibato sacerdotale come “dono” e simbolo autentico della Chiesa, suscitando, però seri dubbi riguardo al ruolo dei sacerdoti e alla morale sessuale, la cui revisione da più parti viene richiesta con forte insistenza.
il Papa, inoltre, ha criticato le semplificazioni post-Vaticano II, lodando invece le tradizioni spirituali dell’Oriente cristiano, ritenendo che l’Occidente abbia perso – come ha detto – il senso del mistero e della sacralità, che vuole che sia recuperato.
Queste gesti, anche se meramente simbolici, generano, qua e là com’era prevedibile, qualche tensione, che è sicuramente, però, attualmente controllabile.
Concludendo: da quanto fino a oggi sembra che la Chiesa che vuole Papa Leone sarà probabilmente una Chiesa più forte nella tradizione, magari conservatrice di alcuni valori, più attenta all’unità interna, ma, forse per molto tempo ancora, con sfide destinate a rimanere aperte nei confronti del mondo, che è in continuo cambiamento, in cui essa deve operare. Ciò perché la riforma della Chiesa è un’azione lunga e difficile con cui si vuole riportare alla forma canonica ciò che, con il passare del tempo, è stato oscurato, spesso ferito o addirittura perduto