
A conti fatti abbiamo bisogno sempre e solo di Dante, il padre della patria. L’identità italiana si fonda su quella cultura che ha generato una lingua mirabile e un’arte celebre nel mondo. Inutile cercarla nella tanta vituperata e divisiva storia postunitaria. Eppure, la necessità di una memoria condivisa è una priorità in tutta Europa. E’ un tema che veniva dibattuto spesso sulle pagine del settimanale culturale Il Domenicale.
Ho trovato una bella e ampia scheda sempre sul magazine di area conservatrice, del 17 novembre 2007, autori Augusto Zuliani e Aldo A. Mola, ma ha contribuito anche il direttore Angelo Crespi (Perché bisogna ripensare i miti fondanti della Nazione) L’Italia è un non Paese, tristemente ancora succube di una perversa cultura, frutto di un cinquantennio di egemonia cattocomunista, che impedisce di progettare un futuro migliore. Per fare un passo in avanti, intanto, occorre una necessaria pacificazione della memoria. La Sinistra deve smetterla di utilizzare pseudo miti fondanti dell’Italia repubblicana. Deve abbandonare l’ideologia del Sessantotto. Certo non è facile, siamo consapevoli delle difficoltà. Riflettiamo in po’, ogni data simbolo della nostra storia è fonte di divisione e qualora non lo sia di principio l’ideologia non ha usurato il senso.
Il Risorgimento riletto dal Fascismo e poi dalla Resistenza è inutilizzabile, tra l’altro esclude la parte cattolica del Paese. La mitologia nazionalistica s’inventò il Fascismo, ovviamente è inservibile. La “Resistenza comunista”, alla luce dei massacri a guerra finita, divide gli stessi resistenti, oltre ad escludere l’altra metà della nazione. Non abbiamo grandi prove militari. La grande guerra si concluse con una “vittoria mutilata”. La seconda con la sconfitta. In chiave civile rimane poco, eccetto qualche azienda, tipo Ferrari, qualche imprenditore. Ciononostante, una memoria condivisa serve per fondare l’identità che manca e che invece altre nazioni stanno riscoprendo. Forse non esiste neppure una immagine della storia postunitaria che possa rappresentare tutte le componenti politiche e culturali del Paese, che sia al di sopra della discussione faziosa.
Eppure l’Italia esiste e gli italiani bene o male hanno chiaro cosa significa essere italiani. Comunque sia a conti fatti secondo il Dom dobbiamo tornare a dante come simbolo eccelso del nostro essere italiani. E da qui che occorre ripartire per individuare il senso del nostro stare insieme. Un nuovo Patto? Fondato sui valori della nostra Tradizione millenaria, fatta di arte e di grandi ingegni. Altrimenti resta rappresentare la Cristianità e non è poco.
DOMENICO BONVEGNA
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