CACCIA, ON. BRAMBILLA: “PRIMO GIORNO, PRIMO MORTO. PRATICA ASSURDA, CRUDELE E PERICOLOSA”

“Primo giorno, primo morto. Comincia nel peggiore dei modi la stagione di caccia, pratica assurda, crudele, anacronistica e pericolosa”. L’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, non risparmia gli aggettivi per descrivere “un’attività che nel 2025 potrebbe forse avere ancora un senso, come mezzo di sussistenza, per i pochissimi popoli rimasti all’età della pietra. Qui dovremmo avere il coraggio di abolirla”.

“Invece da oggi – ricorda – nel nostro Paese, dopo il solito regalo delle preaperture, apre ufficialmente la caccia “per diletto”, il divertimento di un numero di doppiette sempre più ridotto (da 1,7 milioni nel 1980 a meno di 500 mila) ma comunque in grado di influire sulle decisioni del governo nazionale  e di quelli locali: costerà la vita a milioni e milioni di animali e – lo dicono le statistiche sugli incidenti – ad un certo numero di persone, cacciatori o semplici frequentatori delle campagne e dei boschi. Purtroppo è subito tragedia: un cacciatore morto nel cuneese e uno ferito nel napoletano”. Nella scorsa stagione, del resto, i morti sono stati 16 e i feriti 36. “Nonostante i grotteschi tentativi di presentare le doppiette come “custodi della natura” – aggiunge la deputata di Nm – la caccia è e resta un attentato “legale” alla nostra biodiversità, patrimonio di tutti. Ai cacciatori, contro la logica e il buon senso, si concede di sparare sempre di più, anche a specie minacciate, violando o aggirando le norme europee. Spara e spara, non c’è da stupirsi se alla fine si sparano tra di loro”.

Prosegue l’on. Brambilla: “Fattori culturali e demografici (la maggior parte dei praticanti ha più di 65 anni), fanno pensare che il numero dei cacciatori sia destinato a ridursi ulteriormente. Dovrebbero prenderne nota senza indugio i troppi politici, a tutti i livelli, compiacenti con questa lobby sempre meno rappresentativa, la cui base si assottiglia da una stagione all’altra. Non sarebbe più saggio, ed elettoralmente più pagante, condividere le preoccupazioni della maggior parte della popolazione italiana sulla conservazione del nostro patrimonio naturale e sulla sicurezza nei boschi e nelle campagne durante le stagioni venatorie?”.