
Un appello forte e corale è partito da Pesaro per salvare l’Hotel Elvezia, la storica struttura che da anni accoglie persone senza casa, migranti, profughi e cittadini che non avrebbero alternative dignitose. La chiusura, decretata da un’ordinanza comunale con decorrenza 8 novembre, rischia di cancellare non solo un tetto sicuro per sessantacinque persone, ma anche un presidio di solidarietà che ha fatto della città un punto di riferimento vitale per gli ultimi.
L’iniziativa è stata lanciata da EveryOne Group e subito condivisa da numerosi attivisti e realtà pesaresi. “L’Elvezia non è un albergo qualunque – dichiarano Roberto Malini, Dario Picciau e Glenys Robinson, cofondatori di EveryOne – ma un rifugio che, senza ricevere contributi pubblici, sa accogliere italiani e stranieri poveri, emarginati e persone fragili. Andrea Verde, il titolare, chiede solo un contributo compatibile con il reddito degli ospiti, spesso azzerato in caso di emergenze. Segue spesso i suoi ospiti nelle pratiche burocratiche, nelle cure mediche, nella ricerca di lavoro. Nessuno è mai stato mandato via”.
Lo stesso Verde ha risposto a qualche veleno sparso in città: “Il contributo degli ospiti mi è necessario per pagare le spese di gestione. Ma chi viene all’Elvezia trova posto che altrimenti non troverebbe, viste le condizioni poste sul mercato degli affitti. Qui non si lascia indietro nessuno e se qualcuno viene a conoscere i miei ospiti, come hanno fatto gli attivisti di EveryOne group, troverà coraggio, resilienza e volontà di riscatto”. Un dato importante: persino i dormitori pubblici ricevono contributi da parte dei comuni di residenza di chi accolgono, spesso solo per la note e in ogni caso per periodi limitati, in genere non più di due settimane.L ’Elvezia, al contrario, offre continuità e dignità con risorse proprie e con l’aiuto della cittadinanza. E il titolare vive nell’hotel, disponibile giorno e notte, condividendo le difficoltà e le soddisfazioni dei suoi ospiti, di cui conosce molto bene fragilità e potenzialità.
La richiesta degli attivisti e delle associazioni al Comune è di sospendere la chiusura e aprire un tavolo di confronto. Pesaro, ricordano, ha nella sua storia figure come Isabella della Rovere, Giovanni Andrea Lazzarini, il conte Santinrelli, Paola Malatesta, Giuseppe Vaccaj e l’indimenticato padre Gianfranco Gaudiano: tutti simboli di generosità e di attenzione agli ultimi. Una tradizione che non deve essere spezzata.
“La legge è fondamentale – sottolineano i promotori – ma non può restare cieca di fronte ai valori della democrazia e dell’umanità. L’Elvezia non è un esercizio commerciale come gli altri: è una casa della solidarietà. Chiudere questa esperienza significherebbe voltare le spalle a decine di vite e all’identità stessa della nostra città”.
Nei prossimi giorni si terranno iniziative di sostegno, una raccolta fondi e un presidio cittadino. Parallelamente, l’appello raggiungerà altre e istituzioni locali, nazionali e dell’Ue, per chiedere una soluzione che consenta all’Hotel Elvezia di rimanere aperto e di completare gradualmente gli adeguamenti richiesti.
La cittadinanza risponde compatta, con firme che continuano ad arrivare. Qui di seguito, i primi firmatari:
Roberto Malini, Carlo Ialenti, Paola Elena Cavina, Pier Roberto Renzi, Giuliana Donati, Mariateresa Roseo, Stefano Poderi, Glenys Robinson, Dario Picciau, Lisetta Sperindei, Steed Gamero, Fabio Patronelli, Antonella Amadori, Tiziano Gnassi, Daniela Agostini, GiovannaMaria Calapai Giordano, Antonella Pianosi, Norma Ruggiero, Anna Maria Meattini, Rosamaria Gatti, De Meo Antonio, Capriotti Alba, Capone Bianchi Rita Raffaella, Chassot Catherine, Cardinali Giulia, Di Giorgio Margherita, Cecchini Ercole, Giannetti Nicola, Raffaella Beccatti, Carlo Rondina, Claudio Mari, Alex Battisti, Roberta Pili.
(Le firme continuano a pervenire ai sostenitori dell’Elvezia.)
Nella foto di Steed Gamero, da sinistra, i volontari Carlo Ialenti e Roberto Malini con Andrea Verde