
Messina – C’è sempre una prima volta, anche nelle reazioni alle nomine dei parroci. In questo caso ci si riferisce alla presa di posizione di un’amministrazione comunale che ha lanciato la raccolta firme fra il popolo per invitare l’autorità ecclesiastica a rivedere la decisione netta e repentina di trasferire improvvisamente il parroco e il suo vice ad altri lidi.
In questa sede non interessa se il municipio locale abbia fatto invasione di campo nel mettere lo zampino in una questione prettamente religiosa. Il punto ineluttabile è che tale amministrazione ha aperto, bene o male, una prospettiva della quale non si può prescindere.
È facile prevedere che altre amministrazioni da qui in avanti potrebbero intraprendere un simile percorso qualora il proprio “don” (tenuto tanto caro) venisse trasferito altrove.
E per tutti quei casi in cui il curato tiene palesemente in ostaggio un’intera comunità, chi interviene?
Non certo il vescovo che, pur sapendo, continua a far finta di nulla; non lo fanno i pochissimi gratificati del parroco che anzi gli creano un cordone protettivo attorno perché direttamente interessati a mantenere lo status quo; non lo fanno i laici illuminati – ormai fortemente illusi dall’andazzo pastorale – che rivendicavano la loro piena autonomia nell’ambito ecclesiale e sognavano una Chiesa meno clericale, nutrita dalla Parola e dal confronto con i segni dei tempi piuttosto che dal tradizionale devozionismo e ritualismo.
È opportuno prepararsi con spirito di accogliente attesa ai risultati della raccolta firme dalla quale traspariranno le relative prese di posizioni della gente. È necessario, però, mettere in conto già da oggi le inevitabili incomprensioni, sulle quali si snoderà il servizio degli interessati.
PGS