
L’età c’era, la vita è scorsa via piena di successi, ma il tempo terreno si è esaurito per due geni della moda, uno stilista eccelso, l’altro fotografo arguto e grande provocatore. Uno è morto a Milano, elegante capitale morale d’Italia, l’altro a Cecina, luogo più appartato e arruffato, in Provincia di Livorno.
Giorgio Armani è morto il 4 settembre 2025 all’età di 91 anni, nella sua casa di Milano, dopo un periodo di convalescenza. La sua scomparsa ha suscitato grande commozione nel mondo della moda e della cultura italiana e internazionale. Armani ha lavorato fino agli ultimi giorni, lasciando un’impronta indelebile nello stile contemporaneo con la sua visione di eleganza sobria e senza tempo.
Senza dubbio quella di Giorgio Armani è stata una morte elegante, come lo è stata la sua vita. La sua filosofia di vita e di lavoro, in cui l’eleganza non è solo un fatto estetico ma una forma di dignità e rispetto per sé stessi e per gli altri, in modo che si possa affrontare ogni momento, perfino quello ultimo, con grazia e stile.
Oliviero Toscani è un celebre fotografo italiano, nato a Milano nel 1942 e scomparso all’inizio del 2025 a Cecina. È noto per il suo lavoro provocatorio e innovativo nel campo della fotografia pubblicitaria, in particolare con il gruppo Benetton, dove ha affrontato temi sociali importanti come il razzismo e l’AIDS. Toscani ha sempre cercato di coniugare arte, comunicazione e messaggi ideologici forti, diventando un punto di riferimento nella fotografia contemporanea.
Oliviero Toscani, nella conversazione con Luca Sommi, pubblicata nel 2012 come libro dal titolo “Moriremo eleganti” esplicita una visione esistenziale e provocatoria, legata alla sua idea di comunicazione e vita, spesso trasgressiva e controcorrente. Era radicale e sostenitore di Marco Pannella.
“Siamo l’unico popolo, credo al mondo, che non ha mai fatto la rivoluzione. L’hanno fatta tutti, tranne noi. Ma noi abbiamo Prada, Armani, Valentino: non abbiamo fatto la rivoluzione, ma moriremo eleganti! Anzi, siamo già morti!
Io credo che la vera rivoluzione sia quella che cambia le teste delle persone, come quella che ho cercato di fare nel mondo della pubblicità. La rivoluzione non si fa con le armi, ma con le idee, la creatività, la capacità di provocare e scuotere le coscienze”.
Toscani ha legato una provocatoria critica sociale all’esperienza personale e professionale, mettendo l’accento sul valore delle idee e della comunicazione come strumenti di cambiamento, anche in un contesto (quello italiano) segnato da un certo immobilismo politico e culturale.
Armani ha lasciato un attento e minuzioso testamento personale. Toscani uno di altro tipo, probabilmente di maggiore valore morale.
Gian Luigi Corinto, docente di Geografia e marketing agroalimentare Università di Macerata, collaboratore Aduc