
Dall’attivismo sensuale di Dee Dee Bridgewater all’avanguardia intellettuale di Mary Halvorson, dai ritmi vertiginosi di Billy Cobham a quelli altrettanto virtuosistici e per di più esotici di Monty Alexander: l’edizione 2025 del Bologna Jazz Festival, con la sua durata record di 39 giorni (dal 9 ottobre al 16 novembre) si preannuncia sovrabbondante per numeri (più di 80 concerti con nomi di primo piano della scena jazz internazionale), varietà estetica e di contenuti. Le proposte del BJF vanno ben oltre i live: un articolato progetto didattico e divulgativo farà da contenitore per esposizioni, lezioni-concerto, conferenze, proiezioni, podcast, residenze artistiche, workshop. Ampia è anche la geografia del festival, che oltre a espandersi sull’intero tessuto cittadino (tra grandi teatri e numerosi club) si estende nell’area metropolitana sino a raggiungere le province di Ferrara e Forlì.
Ancora una volta il BJF sarà caratterizzato da un’immagine assai distintiva grazie a un progetto visivo creato ad hoc per questa edizione dall’illustratrice Sarah Mazzetti. Le sue opere, rese possibili dalla collaborazione con l’associazione Hamelin, personalizzeranno tutti i materiali del festival (manifesti, locandine, sito…) e saranno esposte nelle bacheche storiche di CHEAP on Board e sull’Autobus del Jazz.
Il Bologna Jazz Festival è organizzato dalla Fondazione Bologna in Musica ETS con il contributo di Regione Emilia-Romagna, Comune di Bologna – Bologna Città della Musica UNESCO, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, Fondazione Carisbo, Gruppo Unipol, Coop Alleanza 3.0, Emilsider, TPER, Città Metropolitana di Bologna, del main partner Gruppo Hera e con il sostegno del Ministero della Cultura. Il BJF fa parte di Jazz Italian Platform.
I fantastici 4 del BJF
Le quattro serate principali del BJF 2025 si apriranno, letteralmente, a rullo di tamburi. Quelli del batterista Billy Cobham, che si esibirà il 23 ottobre al Teatro Celebrazioni. Impossibile pensare alla grande stagione fusion degli anni Settanta senza il drumming di Cobham, che di quel genere è stato uno dei padri fondatori oltre che il più emblematico batterista. Dalla band elettrica di Miles Davis alla creazione della Mahavishnu Orchestra, seguita poi dall’avventura solistica: la carriera di Cobham è stata inarrestabile, sospinta dal suo stile possente, ipercinetico, tumultuoso, figlio al contempo del jazz (con le sue sottigliezze e complessità), del rock (con la sua martellante irruenza), del funk (coi suoi groove arabescati).
Il 28 ottobre all’Unipol Auditorium arriverà il sestetto Amaryllis della chitarrista statunitense Mary Halvorson. Nel campo della nuova musica improvvisata, ai confini tra avanguardia jazz e rock, Halvorson è passata dallo status di artista di cui si parla con sempre maggiore attenzione a vera e propria icona della musica più libera da schemi. Tanto da vincere per tre anni consecutivi (2017, 2018 e 2019) e poi ancora nel 2023 e 2024 il referendum dei critici di DownBeat come miglior chitarrista.
Il 4 novembre, il Teatro Auditorium Manzoni ospiterà la cantante Dee Dee Bridgewater. Una grande diva non fa mai le cose per caso. Il suo progetto “We Exist!” vede all’opera un quartetto tutto femminile dal cast internazionale, una formazione assemblata per lanciare un grido di battaglia e riscoprire brani di protesta. Arte e attivismo si materializzano, in un’ottica totalmente femminile, nella poliedrica, raffinata e potente vocalità di una leggenda della musica jazz.
Il 13 novembre sarà un’iniezione di adrenalina. Monty Alexander, che si esibirà in trio all’Unipol Auditorium, è uno dei rari pianisti capaci di trasformare ogni esecuzione musicale in momento travolgente, tenendo l’ascoltatore col fiato sospeso in attesa della risoluzione delle sue volate sui tasti. Nel tratteggio dei temi e soprattutto nello sbalzo ritmico di Alexander si percepiscono istantaneamente le sue origini caraibiche, che conferiscono alla musica una vivacità incontenibile e colori solari.
I live club di Bologna
Bologna è celebre per i numerosi jazz club del suo centro cittadino. Locali capaci anche di aprirsi ad altri generi musicali, configurandosi quindi come dei live music club ad ampio raggio di esplorazione. In essi si svolge una parte consistente del programma del BJF.
Strettamente focalizzata sul jazz senza divagazioni è l’offerta del Camera Jazz & Music Club, dove si ascolteranno artisti di primo piano: il trio del pianista Sullivan Fortner (17 ottobre); il quintetto del batterista Johnathan Blake (il 24); il trio del decano dei pianisti jazz italiani, Franco D’Andrea (1 novembre); il chitarrista Lage Lund, norvegese ma ormai di base a New York, come dimostra il suo trio (l’8); il trio del trombonista Samuel Blaser (il 15). Gli ascolti al Camera comprendono anche proposte innovative o meno usuali come il Something About Rhythm Quartet (11 ottobre); il trio del chitarrista britannico Tom Ollendorff (il 16); il quartetto del pianista statunitense Kelvin Sholar (il 18); il quartetto del sassofonista canadese Kirk MacDonald (il 31); il chitarrista Guido Di Leone in quartetto (7 novembre); la cantante Naama Gherber (il 14).
Programmazione di rilievo anche alla Cantina Bentivoglio, con ampio spazio riservato al jazz italiano e aperture anche verso il funk e gli ospiti internazionali. Nel celebre club di via Mascarella si ascolteranno: l’ensemble Venus Ship (10 ottobre); il quintetto della cantante Ada Flocco (il 19); il trio EMEM con Simone Graziano, Francesco Ponticelli e Marco Frattini (il 22); Michele Corcella alla direzione del Scenario Ensemble (il 25); il duo chitarra-batteria con Francesco Diodati e Ziv Ravitz (il 31); il quartetto Nextgen del trombettista Flavio Boltro (3 novembre); gli esplosivi Savana Funk (il 5); il trio della pianista e cantante Champian Fulton (il 12).
Il Bravo Caffè è un club dalle molteplici anime musicali, che dal jazz sfumano nell’esotico e nelle contaminazioni con generi popolari. Qui si esibiranno la chitarrista brasiliana Lari Basilio (12 ottobre); i futuristici Camaleoni (il 15); il trio del chitarrista Greg Koch (il 22); il duo che affianca pianisti di generazioni diverse come Enrico Intra e Francesco Cavestri (il 26); il contrabbassista Giuseppe Bassi con i FunkLives, impreziositi dalle presenze della cantante Joanna Teters e del trombonista Gianluca Petrella (il 29); il trio “Port’Inglês” della cantante portoghese Carmen Souza (6 novembre); il trio del bassista californiano Marco Mendoza (il 12).
Il Locomotiv Club è sempre attento ai più innovativi fermenti estetici e ai fenomeni emergenti che calamitano il pubblico più giovane su scala internazionale. Ecco dunque serviti la NĀDT Orchestra (19 ottobre); Corto.Alto (il 24, con Orange Combutta come opening act); la band del sassofonista Alabaster DePlume (il 25, con in apertura il duo A Bad Day); la band jazz rap Studio Murena (6 novembre); il quartetto del batterista Kassa Overall (l’11); l’ampia formazione del bassista statunitense Adrian Younge (il 14).
La Cantina Doctor Dixie è uno dei più iconici e storici ‘covi’ italiani del jazz: qui si terrà l’appuntamento finale del BJF 2025: il 16 novembre la Doctor Dixie Jazz Band, padrona di casa, dedicherà un concerto al ricordo di Teo Ciavarella, musicista e instancabile agitatore culturale, per oltre quarant’anni indissolubilmente legato alla città di Bologna.
Partnership urbane
Per il BJF le relazioni con le altre istituzioni culturali del territorio sono un elemento strategico per creare occasioni di notevole valore.
È così che il festival entra in contatto con l’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, che sarà protagonista di due serate (10 e 11 ottobre) al Teatro Auditorium Manzoni con un programma di jazz sinfonico su musiche da film arrangiate e dirette da Vince Mendoza e con le parti solistiche affidate ai sax di Joe Lovano e la tromba di Flavio Boltro.
La partnership con la Fondazione MAST porta alla realizzazione di 2 concerti al MAST. Auditorium: un solo del pianista brasiliano Amaro Freitas (10 novembre) e lo stellare quartetto del pianista Aaron Parks (il 14).
Anche l’inaugurazione del festival, il 9 ottobre, sarà un esempio di integrazione urbana: un aperitivo musicale presso il WP Store con il dj set a base di 78 giri, grammofoni a manovella e hi-tech “La Màquina Parlante” di Matteo Scaioli.
BJF per i giovani
Uno stretto rapporto con il conservatorio e il liceo musicale cittadini, attività didattiche e divulgative in quantità: BJF è un festival pensato per i giovani, sia in veste di futuri musicisti che di futuri ascoltatori. Anche alcune location per i live sono selezionate appositamente per andare a cogliere la gioventù nei suoi abituali luoghi di ritrovo e aggregazione. Qui si ascolta un jazz ampiamente collegato ai linguaggi e le forme espressive più attuali.
Emblematico esempio di spazio per la musica dal vivo con un forte connotazione giovanile è il Binario69, dove si ascolteranno ricercate sperimentazioni italiane: il trio G.E.A. con l’aggiunta del pianista Fabrizio Puglisi in un omaggio all’ethio-jazz di Mulatu Astatke (14 ottobre); il rock lisergico da western nostrano dei Guano Padano (il 21); le ricercatezze tra rock, jazz e contemporanea del quartetto tellKujira (11 novembre). Gli ascolti al Binario69 comprendono anche il trio Theydoit (11 ottobre); il quartetto Naïmah (il 18); il concerto conclusivo del Laboratorio Sociale Afro-Beat diretto da Guglielmo Pagnozzi (12 novembre); il quintetto del trombonista Matteo Paggi (il 14).
Sempre un passo oltre la normalità sono gli ascolti musicali allo Sghetto Club: si inizia col deflagrante trio “Capatosta” del sassofonista Tim Berne, icona dell’avant jazz (2 novembre); poi spazio alla gioventù jazzistica italiana col quartetto del pianista Vittorio Solimene (il 6); quindi il punk jazz all’elettronica del trio She’s Analog (il 7). Le numerose proposte dello Sghetto per gli after hours del BJF comprendono poi: il trio del batterista Mackwood (16 ottobre); il settetto funk soul di Seattle True Loves (il 17); Creature, ovvero il batterista Jim Cornelius in quartetto (il 24); il BSDE Quartet (il 29); il trio Mahari (il 30); il sassofonista e cantante funk-soul Sir Waldo Weathers sostenuto dall’organ trio di Henry Carpaneto (il 31); il trio del pianista Deschanel Gordon (8 novembre); l’esotico trio L’Antidote (il 12); il quartetto del pianista londinese Luke Bacchus (il 14).
Jazz nella Città Metropolitana
Il BJF è un festival al quale le mura cittadine stanno davvero strette. La kermesse esce infatti frequentemente dal capoluogo regionale, dirigendosi verso la Città Metropolitana di Bologna e le province di Ferrara e Forlì: ‘escursioni’ possibili grazie alle partnership con i principali operatori culturali del territorio. Ne è un perfetto esempio il concerto dell’8 novembre al Centro Culturale Sandro Pertini di Zola Predosa con il quintetto A Lady in Soul.
Jazz in regione
La relazioni ‘diplomatiche’ con i principali operatori del territorio si estendono ben oltre i confini cittadini e portano il BJF a espandersi sino a Ferrara e Forlì.
Nel capoluogo estense il BJF prende casa all’interno del Torrione Jazz Club, sede di concerti per intenditori ed esploratori della scena jazzistica più attuale, con una speciale attenzione per le novità ma anche la grande storia d’oltre oceano. Ne sono perfetto esempio le presenze del quartetto del trombettista Jason Palmer (11 ottobre); del trio di Tom Ollendorff (il 17); di Sullivan Fortner in trio (il 18); di Johnathan Blake in quintetto (il 25). E poi ancora il trio “Capatosta” di Tim Berne (1 novembre); il trio di Lage Lund (il 7); il campione dei pianisti dell’avant jazz Uri Caine (l’8); il trio del chitarrista tedesco Pete Roth, con la propulsione ritmica del batterista Bill Bruford (l’11); il trio di Samuel Blaser (il 14) e poi il quartetto di Aaron Parks (il 15). In rappresentanza del jazz italiano ci sarà la rigogliosa Tower Jazz Composers Orchestra (9 novembre).
In Romagna il BJF conferma il gemellaggio con Jazz a Forlì, prodotto dall’Associazione Culturale “dai de jazz”. Dopo la partenza col botto affidata a Peter Erskine con la Dr. UM Band con ospite speciale Mike Manieri (31 ottobre, Naima Club), arriveranno Francesco Diodati & Ziv Ravitz (1 novembre, Fabbrica delle Candele), il trio di Uri Caine (il 7, Sala San Luigi), Simona Severini (il 12, Fabbrica delle Candele), il trio di Kurt Rosenwinkel (il 14, Sala San Luigi) e G.E.A. con Fabrizio Puglisi (il 15, Fabbrica delle Candele).
Attività didattiche e divulgative
Il Progetto Didattico e Divulgativo “Jazz Society”, sostenuto dal Bando Jazz del Ministero della Cultura e dalla Fondazione del Monte, è la punta di diamante della ricca proposta formativa che è parte fondamentale del BJF. Il progetto si articola in una moltitudine di direzioni, con la volontà di valorizzare i talenti del territorio e di formare nuovo pubblico, rivolgendosi in particolare ai giovani musicisti.
Dal 27 al 31 ottobre la vocalist Maria Pia De Vito, una delle più apprezzate performer e didatte italiane, condurrà un workshop di musica d’insieme riservato agli studenti del Conservatorio “G. B. Martini” di Bologna e del Liceo Musicale “L. Dalla” di Bologna. Il percorso formativo culminerà in un saggio finale con i combo del Conservatorio e del Liceo Musicale al Camera Jazz & Music Club (30 ottobre). In questa occasione verranno assegnate due borse di studio (dedicate a Massimo Mutti e Teo Ciavarella) per i corsi internazionali di perfezionamento estivi 2026 della Fondazione Siena Jazz – Accademia Nazionale del Jazz e del Berklee College of Music a Umbria Jazz.
Durante la sua residenza bolognese la De Vito salirà anche sul palco in due occasioni: per la presentazione del suo nuovo disco con il suo rinnovato progetto in quartetto “core/coração” (29 ottobre, Museo internazionale e biblioteca della musica) e come voce solista assieme alla Martini Big Band diretta da Michele Corcella in un omaggio a Joni Mitchell (31 ottobre, Sala Bossi del Conservatorio “G. B. Martini”).
Sono poi previsti anche due workshop aperti al pubblico: il primo con il sassofonista statunitense Tim Berne (2 novembre, Sghetto Club); il secondo, intitolato Laboratorio Sociale Afro-Beat, sarà articolato in un ciclo di cinque appuntamenti (i mercoledì dal 15 ottobre al 12 novembre al Binario69) diretti dal sassofonista Guglielmo Pagnozzi.
Un’ulteriore residenza artistica, sotto la direzione di Marco Ferri, sarà dedicata agli allievi del Liceo Musicale “L. Dalla” di Bologna per la produzione del live show Saxin’Rhythm (9 novembre, Sghetto Club). Va poi aggiunta la residenza artistica funzionale alla messa in scena (9 novembre, Torrione Jazz Club di Ferrara) di un concerto della Tower Jazz Composers Orchestra, il cui repertorio porterà la firma dei vincitori del Concorso internazionale di composizione per big band “TJCO”.
Il ventaglio delle iniziative divulgative comprende inoltre: gli incontri al MAST. Auditorium con i musicologi Marcello Piras (10 novembre) e Stefano Zenni (il 14); le lezioni-concerto “Jazz Insight” ideate e condotte da Emiliano Pintori in collaborazione con il Museo internazionale e biblioteca della musica di Bologna (dal 5 novembre al 3 dicembre), alle quali si ispirerà il podcast “JazzBO: Storie di musica”; le presentazioni dei documentari “Just Play and Never Stop. Un viaggio spericolato nel jazz” di Jonny Costantino (27 ottobre, Torrione Jazz Club, Ferrara) e “La Cantina, altri appunti sul jazz” di Toni Lama, Stefano Landini e Andrea Polinelli (7 novembre, Museo internazionale e biblioteca della musica di Bologna).
Il Progetto didattico e divulgativo “Jazz Society” è realizzato grazie al contributo di Ministero della Cultura e della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, in collaborazione con Conservatorio “G. B. Martini” di Bologna, Liceo Musicale “L. Dalla” di Bologna, Associazione Istantanea, Museo internazionale e biblioteca della musica di Bologna, Fondazione MAST, Jazz Club Ferrara, Sghetto Club e Binario69.