
Devo essere sincero non conoscevo Charlie Kirk e ora di questo mi rammarico. Se si arriva a far eliminare una persona in questo modo, significa che la situazione sta facendosi pericolosa. Non dimentichiamo che l’anno scorso Trump stesso ha evitato il proiettile di mezzo centimetro. Oggi è l’11 settembre e tutti dovremmo ricordare quel funesto evento.
Non so se esagero ma la morte del giovane Kirk può rappresentare l’11 settembre dei conservatori, sarei tentato di scrivere, dopo questo assassinio nulla sarà più come prima. Almeno per quelli che appartengono a un certo movimento politico devono sapere che sono in guerra e non è una battuta metaforica. Bisogna essere pronti al combattimento non solo spirituale contro dei nemici che vogliono annientarti anche fisicamente e non solo nelle urne, nei dibattiti, sui giornali, in tv. Dobbiamo essere consapevoli di questo. Attenzione sono cristiano come Kirk e non sto incoraggiando nessuno alla vendetta, ma alla prudenza sì. Andrea Lombardi va giù duro con il suo “caffè amaro”.
L’assassinio di Kirk non è stato solo un atto terroristico ma anche un omicidio politico. Infatti, il primo obiettivo che raggiunge è quello di instillare il terrore in chiunque si occupi di quegli argomenti e in quel modo come faceva lui. I giornali in Italia lo hanno definito estremista di destra. Lombardi dice di fare attenzione con questo termine. Avete incominciato ad usarlo da troppo tempo, per chiunque non è di sinistra, se andate avanti così, gli estremisti di destra ci saranno veramente, magari in tanti si convinceranno di esserlo. In Italia ci sono stati degli idioti che hanno commentato la morte di Kirk, quasi soddisfatti, era un estremista divisivo, se l’è cercata, qualcuno addirittura ha sostenuto che sparargli è stato un atto di resistenza.
Chi era Kirk? Utilizzo le informazioni dai soliti blog. Profondamente religioso, pro-life, difensore della libertà, dei valori conservatori, della civiltà giudaico-cristiana, amico di Israele e sostenitore del presidente Trump. “Era un oratore brillante, efficacissimo. Se non vi è mai capitato, vi consiglio di guardarvi qualche suo dibattito. Accettava il confronto con tutti ai suoi eventi, anche i più fanatici di sinistra. Anzi, più erano fanatici, più si appassionava e si divertiva a massacrarli con le sue argomentazioni. Finché, purtroppo, qualcuno non ha massacrato lui con un colpo di fucile” (Federico Punzi, Assassinato Charlie Kirk: colpiti al cuore il movimento conservatore e il free speech, 11.9.25, atlanticoquotidiano.it) Charlie incarnava lo spirito stesso della libertà d’espressione e del confronto diretto, anche aspro ma rispettoso, al quale non si è mai sottratto, con l’avversario politico, con chi la pensava diversamente, che dovrebbe essere il sale della democrazia. Attivista repubblicano, fondatore di Turning Point Usa nel 2012 quando era 18enne, uno dei principali movimenti di sostegno a Trump, dedicato soprattutto ai giovani delle superiori e delle università. “Le prime cause promosse dal movimento erano quelle tipiche della moderna “rivolta del tè”: meno tasse, meno Stato, più libertà. Quando Kirk ha preso la guida del movimento, portandolo nelle università, la sua piattaforma programmatica è diventata via via più conservatrice, promuovendo la libertà di religione, l’opposizione all’aborto (in ogni circostanza), la memoria storica degli Usa contro ogni revisionismo woke” (Stefano Magni, Hanno ucciso Charlie Kirk, il conservatore che amava il dialogo, 11.9.25, lanuovabq.it) Turning Point Usa era diventato il punto di riferimento per tutti quegli studenti che si opponevano alla Critical Race Theory, la teoria secondo cui gli Usa sono intrinsecamente razzisti e la lotta di razza domina la storia esattamente come la lotta di classe nel marxismo classico. Kirk prendeva il toro per le corna e attaccava soprattutto il marxismo, denunciando la sua diffusione capillare nelle accademie americane. Al tempo del Covid ha preso delle posizioni in contrasto le istituzioni sull’obbligo delle vaccinazioni in particolare, beccandosi l’infamante etichetta di “no vax”. Che andava ad aggiungersi alla precedente etichetta, altrettanto infamante, di “negazionista climatico”, visto che si opponeva alla rivoluzione green voluta da Obama. Qualcuno a sinistra lo considerava addirittura un violento, tutto falso, Charlie Kirk era un grande amante della dialettica. “Prove me wrong” (“dimostrami che ho torto”) era il formato dei dibattiti universitari, pronto a rispondere, con logica e con calma, anche agli studenti (e ai docenti) più fanatici. Una settimana prima che lo uccidessero, aveva partecipato a un dibattito uno contro venti: lui contro venti studenti liberal. Non aveva paura di contraddire tabù e idee dominanti. Sfidava le femministe affermando che l’aborto è omicidio, sempre e comunque. In tempi più recenti sfidava i pro-Pal sostenendo le ragioni della difesa di Israele dal terrorismo (benché fosse isolazionista e contrario all’intervento in Iran, così come è sempre stato contrario al sostegno militare all’Ucraina).
Kirk non aveva paura dei fanatici, non temeva il confronto. In aprile era stato lo stesso Kirk a lanciare un monito sulla crescita della violenza politica nella sinistra, con un post su X tornato di straordinaria attualità. «La cultura dell’assassinio si sta diffondendo nella sinistra. Il 48% dei liberal ritiene che uccidere Elon Musk sia almeno in parte giustificato. Il 55% ha espresso lo stesso parere riguardo a Donald Trump». E concludeva osservando: «Questo è il risultato naturale della cultura della protesta diffuso nella sinistra: tollera la violenza e il caos da anni. La codardia dei pubblici ministeri locali e dei funzionari scolastici ha trasformato la sinistra in una bomba a orologeria». La sua è una grave perdita per il movimento conservatore proprio in termini di capacità di creare consenso e influenzare il dibattito pubblico.
DOMENICO BONVEGNA
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