A San Giovanni Galermo il rap di Kento, Zù Luciano e Dinastia per il secondo evento del progetto sociale di Zō “I codici della strada”

Venerdì 12 settembre, dalle 19, nella sede della cooperativa sociale Prospettiva del quartiere periferico catanese  di San Giovanni Galermo, Zo Centro culture contemporanee presenta il secondo evento de “I codici della strada”, il progetto promosso dal Comune di Catania nell’ambito di “Palcoscenico Catania. La bellezza senza confini 2025”, il progetto che vuole rafforzare l’offerta culturale nelle periferie e nel centro storico più degradato, finanziato a valere sul Fondo nazionale per lo spettacolo dal vivo della Direzione Generale Spettacolo del Ministero della Cultura.

Il progetto “I codici della strada” di Zo Centro culture contemporanee mira a trasformare “i codici della strada” intesi come sistema di comunicazione verbale e non verbale del quartiere periferico catanese di San Giovanni Galermo, attraverso i linguaggi artistici delle discipline dello spettacolo dal vivo, allo scopo di agire positivamente sulle modalità aggregative ed espressive di famiglie, giovani a rischio e pubblico trasversale mediante l’intervento educativo e performativo di professionisti del settore di altissimo profilo. Il progetto sceglie tre linee precise per attuare i suddetti obiettivi: il Krump, danza urbana nata nel 2001 a Los Angeles, come risposta alla violenza e alla criminalità; il rap, inteso come composizione musicale di strada che traduce il disagio, affiancato da ulteriori esperienze quali il body percussion e la composizione vocale ritmica; il teatro inclusivo e gestuale.
Il secondo appuntamento de “I Codici della strada” porterà i ragazzi che frequentano il centro di aggregazione giovanile della cooperativa Prospettiva a stretto contatto con la musica, specialmente il rap, in un laboratorio-concerto degli artisti Kento, Zù Luciano e Dinastia. I partecipanti potranno affacciarsi alla scrittura creativa, alle tecniche su come si trasformano in parole scritte l’indignazione o la denuncia sociale, allontanandosi da un tipo di rap pieno di lusso e ostentazione della criminalità. Inoltre, il workshop comprenderà anche un approfondimento alla produzione musicale e ai software maggiormente usati.

I tre rapper vantano una importante esperienza comune. «Con Maurizio Musumeci, rapper di Paternò col nome d’arte Dinastia, e Francesco Carlo, rapper reggino d’origine e romano d’adozione col nome d’arte Kento – spiega il catanese Luciano Maugeri, in arte Zù Luciano, dagli anni 90 tra i principali esponenti della scena reggae e Posse siciliana – già da anni, attraverso una cooperativa sociale di Roma facciamo un laboratorio che si svolge in alcune carceri minorili italiane, Carlo a Roma, io e Maurizio ad Acireale. Io e Maurizio, poi, lavoriamo anche con la cooperativa sociale Prospettiva di San Giovanni Galermo, dove, da tre anni, facciamo laboratori di scrittura legati al rap. E da un anno, dentro Prospettiva, si è creata una band di ragazzi che frequentano il centro di aggregazione giovanile. Con loro  portiamo avanti un laboratorio di scrittura legato alla musica non solo rap, i ragazzi sono liberi di fare qualsiasi tipo di musica. L’importante per noi è creare un luogo di aggregazione, un luogo sicuro in un quartiere che sicuro non è. E i ragazzi invece di stare in mezzo alla strada, vengono lì e fanno arte. Noi utilizziamo la musica, l’arte, un po’ come valvola di sfogo, ma anche un modello educativo per i ragazzi dei quartieri».

Venerdì 12 il workshop di scrittura creativa si arricchirà della presenza a Catania di un ospite speciale, il rapper Kento. I ragazzi coinvolti in questo progetto musicale della Cooperativa Prospettiva vanno dai 14 ai 18 anni, o poco più ma qual è la parola chiave che gli artisti usano per far capire a questi ragazzi l’utilità del mezzo  musicale, per una prospettiva migliore? Zù Luciano: «La parola chiave è stare insieme e divertirsi in maniera semplice e pulita. E funziona, devo dire. Io da dieci anni lavoro in questi ambiti, sia in carcere che nel sociale, e devo dire che poi la musica alla fine è quel linguaggio veloce che ti fa entrare in contatto con questi ragazzi, perché il rap adesso è l’unica musica che ascoltano, anche se noi cerchiamo pure di far ascoltare anche altro».

E il rap può rappresentare un’alternativa anche al neomelodico peggiore, quello contaminato di rap e trap ma legato a certi ambienti criminali. «Lavorando in una cooperativa sociale – ribatte Maugeri – cerchiamo di fare passare un messaggio positivo della musica senza essere però bacchettoni. Invitiamo i ragazzi ad ascoltare tutto e poi su un testo riflettiamo, pensiamo, discutiamo e ci confrontiamo. Il confronto è importante perché se i ragazzi non li ascolti loro continueranno a dire quello che vogliono; se li ascolti e ti confronti con loro  magari arrivi pure a far fare loro quel passetto in avanti. Non mi devono vedere, perché più grande, come il depositario della verità che si mette in cattedra. La cosa che mi avvantaggia è che mi vedono come artista quindi anche se alla mia età potrei essere loro nonno poi io mi metto a cantare con loro, durante i laboratori vado a registrare pezzi insieme a loro. Sia io che Maurizio siamo su questa onda qui e le cose le facciamo insieme ai ragazzi».

Zù Luciano appartiene alla vecchia guardia della scena reggae siciliana, ma quando cominciò a fare musica negli Anni 90, erano gli anni delle Posse dove rap e reggae si fondevano fra loro. «Io ho sempre ascoltato  sia il rap che il regge e ai ragazzi piace il mio stile. Poi, ad un ragazzo di quartiere piace molto questa cosa del  dialetto che negli ultimi anni è diventata una scuola catanese grazie anche al successo del rapper L’Elfo».