
La vita per noi messinesi è beffarda, ma aperta a ogni possibilità, E se va male (come è più frequente), c’è sempre l’ironia per non affondare. Con questi amministratori stiamo acquistando coerenza: esistono gli ultimi, precocemente consapevoli, ma ancora capaci di desideri. Mancano i paladini, cancellati dalla gomma della loro presunzione esistenziale.
Cari gestori del Palazzo che citate Borges e ascoltate Gaber… è bello che diciate che l’infinito nella buona politica sia la sua gente. Bravi, vi fa onore. Ma allora pensate anche a non deluderla, la gente. E la gente, nelle piazze, ha una classifica inversamente proporzionale ai risultati. La gente che vive nelle periferie, nei quartieri, quella più preziosa, è quella che manda giù magoni ma resiste. Per amore, solo per amore. È gente delle piazze, santa ed eroica, molto molto di più della gente che vince e vince perché ha i soldi. Una volta, nel calcio, poteva pure capitare che chi avesse meno soldi vincesse, qualche volta. Oggi il calcio è industria, più che sport. Chi mette più soldi vuole che questo sia un fattore. E con i malati del pallone voi dialogate, salvo poi… buttarvi nel volley, oggi – guarda caso – in mano ai ricchi. Triste, ma è cosi. Allora, citiamo Borges, meglio. Citiamo “Finzioni”: che ne dite, poeti dell’adulazione dei ricchi?
Si provano tante di quelle cose lungo la strada o su una panchina: l’importante è avere la coscienza pulita e aver dato tutto per far crescere coloro che alleni. Perché guai manipolare i giovani, guai usare le persone per i propri fini. Ci vuole il massimo rispetto per coloro che sudano e si sacrificano! Ecco la voglia di abbandonare una città opportunista e cinica: perché chi vive per strada non chiede elemosine ma rispetto e quando questo manca ci si abitua a diventare spettatori.