Donne in Cattedra, il Campidoglio celebra talento e parità

Roma – Il Campidoglio ha ospitato “Donne in Cattedra”, appuntamento legato alla XXV edizione del Premio Internazionale Cartagine 2.0. Una giornata che ha intrecciato celebrazione e dibattito, premiando figure di spicco della cultura, della scienza e del sociale, e lanciando al contempo messaggi chiari alla politica.
L’iniziativa, dal respiro internazionale, ha acceso i riflettori sul talento femminile e sulla parità di genere, con un programma che ha unito riconoscimenti, interventi e momenti di confronto. L’evento è stato organizzato dall’Accademia Culturale Internazionale Cartagine 2.0, dall’Accademia Tiberina, dall’Università Guglielmo Marconi e dalla Cattedra delle Donne, con il patrocinio culturale di Wikipoesia e Studio 107 Milano.
A rompere gli schemi è stato Franco Antonio Pinardi, presidente dell’Accademia Tiberina, che dopo i ringraziamenti alle istituzioni capitoline – rappresentate da Fabrizio Santori – ha voluto ironizzare sulla memoria corta della politica:
«Durante il periodo elettorale ci si ricorda di tutti, si accolgono tutti e si promette. Poi, lungo il cammino legislativo, troppo spesso chi ha sostenuto viene dimenticato».
Una critica elegante ma incisiva, che ha subito dato tono alla giornata.
Accanto a lui hanno portato i saluti istituzionali Rinaldo Veri, Alessandro Della Posta, Marco Belli e Renato Ongania, sottolineando l’importanza del dialogo tra cultura e istituzioni.
Il prestigioso Premio Marie Curie è stato conferito a donne che incarnano eccellenza e impegno: la scrittrice Alessandra D’Egidio, Sofia Mezzasalma, la principessa Elettra Marconi – rappresentata dal principe Guglielmo Giovanelli Marconi, nipote del celebre inventore Guglielmo Marconi – Laura Mazza, Rossana Lanati, Orietta Muzzi e la giornalista Ilaria Solazzo.
L’evento è stato impreziosito dalla presenza di Henri Okemba, Ambasciatore della Repubblica del Congo in Italia. Non solo diplomatico, ma anche scrittore, autore di opere come «L’Afrika Social-démocratie» e «Consolidation de la conscience nationale», Okemba ha portato con sé il doppio volto dell’uomo di Stato e dell’intellettuale, capace di unire diplomazia e cultura in un’unica voce.
Con un gesto innovativo, il riconoscimento è andato anche a due uomini: il campione paralimpico Stefano Gori e l’ingegnere Igor Ukman, a dimostrazione che la parità è inclusione, non esclusione.
Il Premio alla Carriera Cartagine 2.0 è stato assegnato a Fabrizio Santori, mentre il Premio alla Carriera G. Belli – F. Lami ha onorato il presidente dell’Accademia Culturale Internazionale Cartagine 2.0.
Tra gli interventi si sono alternati Luigi Rossi, Franca De Santis, Laura Mazza, Tommaso Valentini, Francesco Scolaro e Sabrina Morelli, con la moderazione attenta di Antonietta Micali.
Uno dei temi più discussi è stato il confine tra femminismo autentico ed estremismo femminile radicale. La “Cattedra delle Donne” ha ribadito di voler promuovere un femminismo che non alzi muri, ma costruisca ponti. Nessuna contrapposizione, nessuna guerra di genere: la vera forza sta nell’inclusione.
Il progetto si inserisce pienamente negli obiettivi dell’Agenda ONU 2030, in particolare nell’Obiettivo 5: la parità di genere. Senza giustizia tra uomini e donne non c’è futuro sostenibile. Il messaggio lanciato dal Campidoglio è chiaro: la parità non è un favore concesso, ma un diritto da esercitare.
Il Premio Internazionale Cartagine nasce ispirandosi alla grandezza e alla complessità dell’antica Cartagine, città fenicia che fu rivale di Roma ma anche cuore pulsante di cultura, commerci e scambi nel Mediterraneo. Portare avanti questo nome significa raccogliere quell’eredità di dialogo e incontro tra popoli, proiettandola nel presente come simbolo di apertura culturale.
La giornata si è chiusa con applausi e riconoscimenti, ma il senso più profondo resta sospeso come domanda: la politica saprà ricordare le promesse fatte ieri anche domani?
Come ha precisato in chiusura Antonietta Micali:
«La Cattedra delle Donne non è un trono, è una responsabilità. Senza assoluta parità non c’è futuro. Tutti abbiamo una testa, due mani, due gambe e un cuore per cambiare la nostra vita senza dipendere da altri. Dietro la maschera della protezione spesso si nascondono catene, paure che diventano gabbie. Da lì nascono le situazioni estreme. La dignità non si regala e non si baratta, non ha genere: si vive, si difende, si pretende».