
Brindisi – Al termine dell’indagine svolta dagli investigatori della Squadra mobile di Brindisi e della Sezione investigativa del Servizio centrale operativo (Sisco) di Lecce, la Direzione distrettuale antimafia (Dda) leccese ha emesso un decreto di fermo a carico di quattro persone, che è stato eseguito questa mattina tra Tuturano, Brindisi e Napoli.
I fermati sono accusati di associazione di tipo mafioso, tentata estorsione aggravata dall’appartenenza alla Sacra corona unita (Scu), dalle più persone riunite, dall’agevolazione mafiosa e dal metodo mafioso; per due di loro anche l’aggravante di aver commesso i reati in regime di semilibertà.
La tentata estorsione sarebbe stata effettuata ai danni di un imprenditore agricolo al quale gli indagati avrebbero imposto il pagamento di 3mila euro e il versamento di 150 euro al mese come “compenso” per la guardiania e per avere la possibilità di svolgere la propria attività economica sul territorio controllato dal clan. Se l’imprenditore non avesse effettuato i pagamenti richiesti, gli indagati avrebbero danneggiato la vasta piantagione di noci realizzata in agro di Tuturano (Brindisi).
Le attività di intercettazione hanno permesso di accertare una serie di summit avvenuti tra i fermati, nell’ottica di rinvigorire il dominio del clan storico, anche nella prospettiva del pieno ritorno in libertà del boss e del suo fedelissimo, già ammessi al regime della semilibertà.
Nel corso di questi summit venivano discusse le attività illecite già intraprese, in particolare le estorsioni ai danni di diversi imprenditori, e pianificate azioni punitive da adottare come ritorsione nei confronti del referente della frangia dei giovani tuturanesi.
A questa persona si contestava di non aver mai contribuito al sostentamento in carcere dei vertici dell’organizzazione e di aver rivendicato indebitamente il ruolo di referente della Sacra corona unita per Tuturano, disconoscendo così la leadership degli storici vertici; sempre alla stessa persona veniva contestato di essere il mandante dell’incendio ai danni del Domus cafè di Tuturano, avvenuto nel gennaio di quest’anno.
Nei giorni immediatamente precedenti al fermo, gli investigatori hanno documentato l’incontro con un esponente del clan contrapposto, nel corso del quale si è discusso della possibilità di intraprendere una guerra su Tuturano per ristabilire l’egemonia del clan storico nei confronti delle giovani leve della Scu con velleità autonomiste, anche ricorrendo ad omicidi.
Considerando che una segnalazione ai competenti uffici di sorveglianza delle condotte poste in essere dai detenuti in semilibertà avrebbe portato a scoprire l’indagine, con il conseguente pericolo che gli indagati potessero darsi alla fuga, e considerando anche la loro pericolosità sociale, in particolare per due di loro già condannati per omicidio, la Dda di Lecce ha emesso il decreto di fermo eseguito questa mattina da oltre 50 poliziotti della Squadra mobile di Brindisi e della Sisco di Lecce.