
Restano dubbi su un divieto considerato solo simbolico visto che 18 società su 20 hanno votato contro il divieto totale…
Dal 2026/27 i club di Premier League non potranno più esporre marchi di gioco sulla parte frontale delle maglie. La decisione, adottata nell’aprile 2023, era stata presentata come un passo avanti sul piano regolamentare e della comunicazione.
Secondo quanto riportato da Sporteconomy, diversi osservatori ritengono che si tratti di una misura dal valore prevalentemente simbolico, adottata come compromesso dopo che 18 società su 20 avevano votato contro un divieto totale. Il provvedimento era stato accolto positivamente dagli attivisti anti-betting, che lo hanno visto come un riconoscimento dei rischi legati al settore, mentre la Lega inglese lo aveva definito un segnale di impegno per il gioco responsabile.
Nella realtà, però, il legame economico tra calcio e scommesse resta molto forte: secondo dati GlobalData, gli accordi con operatori del settore hanno un valore complessivo di circa 120 milioni di euro nella stagione 2024/25 e coinvolgono undici squadre del massimo campionato.
Il provvedimento non riguarda altre forme di visibilità. Loghi e marchi continueranno infatti ad apparire su sleeve, backdrop, cartellonistica e canali digitali, mantenendo così un rapporto significativo tra calcio e industria del gioco. Una ricerca del 2023 ha stimato fino a 3.500 esposizioni di marchi di betting durante una singola partita trasmessa in televisione, a conferma della centralità di questo segmento commerciale. In Europa, esperienze simili hanno mostrato modalità di adattamento dei club.
Un’indagine di Investigate Europe ha evidenziato che 296 società su 442 nei principali campionati avevano almeno un partner collegato al comparto e in 145 casi il logo figurava sulla parte frontale della maglia.
Alcuni club, come il Club Brugge in Belgio, hanno optato per sponsor riconducibili agli stessi operatori ma presentati come brand alternativi, ad esempio siti di notizie o infotainment. Situazioni analoghe si sono registrate anche in Italia, con loghi di operatori importanti comparsi, in diverse forme, su maglie di formazione di Serie A.
Secondo quanto riportato da Mirror Football, permangono dubbi sull’efficacia del divieto limitato alla sola parte frontale delle divise, dato che le sponsorizzazioni nel calcio professionistico britannico restano una fonte rilevante di ricavi per le società e un settore con forte visibilità.
AGIMEG