CARESTIA A GAZA-ActionAid: Fame crimine di guerra. Intere famiglie muoiono senza cibo, compreso il nostro personale

Faten, operatrice umanitaria ActionAid: “Negli ultimi due mesi ho perso 20 chili. I miei figli hanno perso peso e sono malnutriti. Non mangiamo pasti adeguati da tre giorni. Sono esausta, terrorizzata che i miei figli possano ammalarsi ancora di più. Piango ogni giorno. Questa è la prima volta nella mia vita che vorrei non avere figli, perché vederli deperire è insopportabile”…    

Oggi, l’IPC – la classificazione internazionale dell’insicurezza alimentare che mette assieme dati raccolti da Governi, Onu, Ong – ha confermato la carestia a Gaza, dopo mesi di fame causata deliberatamente dal blocco degli aiuti e del cibo salvavita imposto dal governo israeliano. Una sistematica violazione del diritto internazionale umanitario.

La carestia (fase 5 dell’IPC) è stata confermata nel governatorato di Gaza, l’area attorno alla città di Gaza, e si prevede che si estenderà a Deir al-Balah e Khan Younis entro la fine di settembre. Oltre 500.000 persone stanno già sopportando condizioni catastrofiche caratterizzate da fame, miseria e morte, mentre più della metà della popolazione – 1.7 milioni di persone – è in emergenza (fase 4 dell’IPC) e altre 396.000 (20%) in crisi (fase 3 dell’IPC).

ActionAid ha lanciato l’allarme: se l’assedio continuerà, la carestia sarà inevitabile in tutta la Striscia. Ora le conseguenze sono innegabili e catastrofiche. Le madri sono costrette a nutrire i propri bambini con sostituti pericolosi del latte; i bambini muoiono per cause prevedibili e intere famiglie, compreso il personale di ActionAid e gli operatori umanitari, i partner, muoiono di fame.

Il Dottor Ra’ed Al-Baba, dell’ospedale Al Awda, afferma: “Ci sono madri che usano l’acqua dei legumi, erbe e altre alternative tossiche al latte per neonati. Sono rischi catastrofici per i bambini, che portano gastroenterite, intossicazione alimentare, ritardo della crescita, anemia grave e persino l’incapacità di muoversi. Abbiamo assistito a casi di disidratazione estrema dovuti all’acqua inquinata mescolata a questi sostituti. Questa non è sopravvivenza, questa è una morte lenta.”

Faten, la Responsabile dei progetti WEFAQ – ActionAid, spiega: “Negli ultimi due mesi ho perso 20 chili. I miei figli hanno perso peso e sono malnutriti. Non mangiamo pasti adeguati da tre giorni. Sono esausta, frastornata e terrorizzata che i miei figli possano ammalarsi ancora di più. Piango ogni giorno. Questa è la prima volta nella mia vita che vorrei non avere figli, perché vederli deperire è insopportabile.”

Jamil Sawalmeh, direttore nazionale di ActionAid Palestine, avverte: “Oggi il mondo si è svegliato e ha visto la carestia ufficialmente confermata, cosa che abbiamo denunciato per mesi. La carestia all’interno di Gaza è un crimine di guerra. È una catastrofe provocata dall’uomo, guidata da decisioni politiche deliberate. Sono certo che sentiremo parole di condanna in tutto il mondo, ma dov’è l’azione?  Tutto sembra fin troppo familiare. La situazione umanitaria è una trappola mortale e Gaza è diventata un inferno sulla terra. La comunità internazionale deve agire ora; non con le parole, ma con azioni significative e pressioni diplomatiche per porre fine alla guerra e sostenere il diritto internazionale.”

La ripetuta chiusura dei valichi di frontiera, l’ostruzione dei convogli umanitari e la distribuzione militarizzata di cibo e forniture mediche costituiscono una punizione collettiva. Secondo il diritto internazionale umanitario, ridurre alla fame i civili durante un conflitto costituisce un crimine di guerra.

ActionAid chiede un cessate il fuoco immediato e permanente, l’ingresso pieno e senza restrizioni degli aiuti umanitari e un’urgente pressione diplomatica internazionale. ActionAid chiede inoltre un’indagine indipendente sulle cause della carestia e l’assunzione di responsabilità per eventuali violazioni del diritto internazionale. ActionAid con i suoi team umanitari continua a collaborare con i partner di Gaza per fornire tutti gli aiuti possibili in base alle attuali restrizioni ed è pronta ad ampliare le operazioni se l’accesso ai convogli verrà concesso.